Il Segretario di Stato del Vaticano, Pietro Parolin – invece di agire diplomaticamente e in segreto per placare gli animi e per arrivare ad una soluzione politica che eviti una guerra totale o comunque un periodo molto lungo nel quale l’Occidente pagherà le conseguenze del suo agire contro la Russia, oggetto di sanzioni su sanzioni, che si ripercuoteranno inevitabilmente contro le popolazioni degli Stati che le hanno adottate, come sta già accadendo – afferma che non solo l’Ucraina ha diritto di difendersi, ma sarebbero comprensibili gli aiuti occidentali. Ha dichiarato al settimanale spagnolo Vida Nueva: «L’uso delle armi non è mai qualcosa di desiderabile, perché comporta sempre un rischio molto alto di togliere la vita alle persone o causare lesioni gravi e terribili danni materiali. Tuttavia – ha proseguito – il diritto a difendere la propria vita, il proprio popolo e il proprio Paese comporta talvolta anche il triste ricorso alle armi», aggiungendo: « (…) sebbene gli aiuti militari all’Ucraina possano essere comprensibili, la ricerca di una soluzione negoziata, che metta a tacere le armi e prevenga un’escalation nucleare, resta una priorità».
Si può immaginare che prima di ritenere comprensibili gli invii di armi all’Ucraina, il Vaticano abbia esaminato le motivazioni addotte da Putin quando ha intrapreso la sua azione speciale, come l’ha definita: la neutralità dell’Ucraina, utilizzata almeno negli ultimi otto anni dall’Occidente ed in particolare dagli Stati Uniti e dalla NATO, per minacciare direttamente la sicurezza della Russia: tra le altre prove, i siti biologici militari installati dagli Stati Uniti in Ucraina, sui quali i russi hanno chiesto una pronuncia del Consiglio di Sicurezza dell’ONU; la sua denazificazione, dimostrata dal fatto che a sostegno della difesa dell’Ucraina operano gruppi militari che si richiamano direttamente al nazismo e che hanno sostenuto il colpo di stato del 2014; la protezione della popolazione filo-russa, perseguitata dallo Stato ucraino, comè stato ampiamente documentato da tutte le organizzazioni dei diritti umani, che ora si guardano bene di ricordare i 13.000 morti di questi otto anni nella regione del Donbass. Si può anche immaginare che Parolin, a nome del Vaticano, preferisca tacere sulla manifesta volontà del presidente ucraino – abilissimo ad utilizzare le tecniche di propaganda, che deformano la realtà, del resto la sua origine è quella di uomo di spettacolo – di operare per raggiungere il suo scopo: sacrificare e utilizzare fisicamente la sua popolazione sia per fermare l’azione della Russia sia come arma di pressione nei confronti dell’Europa, con milioni di persone che si spostano in altri Paesi (in attuazione, del Piano Kalergy, già avviato da alcuni decenni, tanto caro all’elite occidentale, che prevede a tempi brevi la sostituzione della popolazione europea); allargare il conflitto, coinvolgendo altri Paesi, trasformarlo in una guerra nucleare – come ha detto – muovendosi in assoluta sinergia con le democrazie occidentali, Italia in testa, che spediscono armi all’Ucraina, senza conoscere quali armi e a chi vengono consegnate; chiedere un incontro con Putin e nello stesso tempo paragonarlo a Hitler, come Zelensky ha fatto al Parlamento di Gerusalemme. Sappiamo già cosa dirà oggi, 22 marzo, il presidente ucraino in collegamento video con il Parlamento italiano, unico Parlamento in Europa a votare – contro la Costituzione del nostro Stato – l’invio di armi all’Ucraina, come non è stato mai fatto nei confronti degli innumerevoli atti di aggressione nei confronti di altri Stati (ipocritamente definiti operazioni di peace keeping) compiuti negli ultini settant’anni dalla NATO e dagli Stati Uniti d’America.
Zelensky – al quale daranno pure il Nobel per la pace – è in buona compagnia. Lo scorso 16 marzo, su un sito cattolico italiano, è stato pubblicato un articolo intitolato La guerra russa e il messaggio di Fatima, che contiene, tra le altre, queste affermazioni: «Hitler aveva un progetto altrettanto espansionistico che quello di Putin»; «Vladimir Putin è, come George Soros, un agente del disordine mondiale»; «Putin è convinto che il caos sia la fondamentale energia di potere»; «Putin è il demiurgo gnostico, figlio del Caos e capo degli spiriti inferi»; «Putin è un nazional-bolscevico che non ha rinnegato gli errori del comunismo». «Nessuna luce di speranza viene da Mosca. Può una luce di speranza venire da Kiev?». La Costituzione russa non prevede la professione legale della venerazione del diavolo. La Costituzione ucraina lo prevede. Il sito grandeinganno.it ha dato notizia, lo scorso 15 marzo, del fatto che «nella provincia ucraina di Cerkassy è stata ufficialmente registrata, come comunità religiosa, l’associazione dei credenti nel diavolo. La comunità si chiama “Bozhici” (Satanisti). Il leader degli idolatri del diavolo si chiama Serghei Neboga (Non-Dio). (…) Sul sito ufficiale è stato comunicato che la notte di Valpurga, tra il 30 aprile e il primo maggio scorso, è stata posta la prima pietra come fondamenta del Tempio di forze oscure a ridosso del Bosco Nero, luogo malfamato secondo la superstizione locale».
Segreteria di Stato del Vaticano, Zelensky ed elite occidentale fanno credere di combattere tutti contro il Male Assoluto. Putin e la Russia sono per costoro il Male Assoluto. Alcuni cattolici giungono ad affermare che Dio – di cui mostrano di conoscere i piani – sta utilizzando la Russia per inviare un flagello terribile sull’umanità. Argine per evitare questo flagello sarebbe la consacrazione della Russia (e dell’Ucraina), prevista il 25 marzo, al Cuore Immacolato di Maria, annunciata da colui che lungo nove anni non ha fatto altro che offendere la Santa Vergine Maria ogni volta che ne ha parlato e che nella sede di Pietro ha intronizzato con un atto eretico e blasfemo, la dea pagana Pachamama. Per me, questa consacrazione – lo affermo da servo inutile, prendendomi tutte le responsabilità – ha lo stesso valore delle canonizzazioni dei pontefici post-conciliari proclamate negli ultimi anni.
Poiché so che in questo mondo si vive attribuendo etichette, diffido chiunque a definirmi putiniano. Non ho simpatie filo-russe, anche se confesso di amare Dostoevskij, Tolstoj, Chechov, Pushkin e l’intera cultura russa. Mi rendo conto che sia considerata una grave colpa in questo periodo, in base al Minculpop che si sta affermando, ma non sono disposto a bruciare i miei libri.
Di una cosa sono certo: non è stata la Divina Provvidenza a determinare l’accecante linea di continuità tra l’emergenza-pseudo-pandemica e l’emergenza-guerra. I demoni che hanno gestito – con il permesso di Dio – la pseudo-pandemia, avevano bisogno di due cose: una via d’uscita dalle loro responsabilità rispetto agli eventi avversi che stanno dilagando in tutto il mondo a seguito della campagna di inoculazione del veleno; continuare a terrorizzare, impoverire e annichilire la popolazione, per perfezionare il loro piano. La minaccia di una guerra, che di per sé determina gli aumenti generalizzati delle materie prime e dei generi alimentari, la preannunciata mancanza di cibo e delle scorte energetiche e i razionamenti, è uno strumento formidabile da questo punto di vista. Per questo, nessuno di coloro che fa parte della leadership occidentale opera politicamente per fermare la guerra. Al contrario, la vuole. Le serve come il pane. Consente che le cose s’indirizzino verso la soluzione finale, che è stata programmata. Altrimenti, non vi sarebbe alcuna ragione di utilizzare la quasi totalità dell’informazione – come d’altra parte è stato fatto in maniera ossessiva per il virus – al servizio della menzogna, addirittura mandando in onda immagini di guerre del passato spacciandole come aggressioni di questi giorni dell’esercito russo nei confronti dei civili. L’elite ha trovato il suo nemico e lo combatte in modo compatto, inesorabile. Per difendere se stessa e le sue nefandezze.
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Un caro saluto. Sia Lodato Gesù Cristo,
Danilo Quinto