Intervista di Affari a Salvatore Carollo, ex Eni ed esperto del tema energia, sul quale ha pubblicato due saggi
di Antonio Amorosi
La ricetta per vincere la crisi energetica. Cosa dovrebbe fare il governo che verrà eletto, visto che quello che c’è è inerte. La trasparenza sui prezzi d’acquisto e come uscire dal fittizio mercato di Amsterdam
C’è un’alternativa a questo disastro annunciato sull’energia. Ne abbiamo parlato con l’esperto Salvatore Carollo, autore del saggio “C’era una volta il prezzo del petrolio” (Scheiwiller, 2008) e di “Understanding Oil Prices: A Guide to What Drives the Price of Oil in Today’s Markets” (Wiley 2012). Carollo ha sviluppato la sua carriera in Eni nel settore del trading di Oil & Gas ed è stato lecturer in Eni Corporate University. Scrive correntemente in riviste specializzate in materia energetica e tiene conferenze internazionali sul tema. A fine 2015 è rientrato da Londra, dove ha passato gran parte della sua carriera.
Salvatore Carollo
C’è qualche alternativa al disastro?
“Sì. Le vie alternative però vanno costruite. Quello che noi paghiamo è la mancanza di una strategia energetica nazionale”
Sì…
“Abbiamo contato sul fatto che la buona sorte continuasse a funzionare. All’inizio degli anni 2000 avevamo quasi 21 miliardi di metri cubi di produzione all’anno di gas nazionale. Ma questa cosa l’abbiamo fermata e abbiamo fatto in modo che i cosiddetti ambientalisti avessero il sopravvento. In realtà si sono incrociati ideologie con interessi specifici e molto concreti”
A quanto siamo scesi?
“A circa 3,5 miliardi ed è un fatto grave”
Alcuni dicono che bisognerebbe tentare di uscire dalla Borsa di Amsterdam. Il prezzo del gas negli Stati Uniti o in Giappone o nei Paesi extra Ue è triplicato, da noi è invece 11 volte di quanto era nel 2020…
“Qui c’è un equivoco di fondo. Chiamiamo Borsa di Amsterdam qualcosa che è poco più di una fiera paesana. Mi spiego. Il Brent, il prezzo del petrolio Brent si genera in Borsa, alla borsa di Londra. Per dare un’idea bisogna ricordare che lì vengono scambiati al giorno tra i 2000 e i 3000 miliardi di dollari di contratti petroliferi, cioè più del Pil italiano. Un mercato di queste dimensioni dà la garanzia di un indicatore degli equilibri di mercato. Quando invece andiamo ad Amsterdam… veda se riesce ad avere una dimensione dei volumi scambiati nel TTF (Title Transfer Facility, mercato di riferimento olandese per lo scambio del gas naturale e che determina i prezzi attuali). Ci sono tutti i grafici che ci dicono come va il prezzo ma non sulla quantità di volumi scambiati, cioè su quale scambio di volume è basato questo prezzo. Da quello che ho potuto esaminare si tratta di scambi insignificanti, tra un gruppetto di traider ,che generano questi numeri. E accade che in una Borsa piccolissima, dove si scambiano pochi volumi, basti un nulla per generare aumenti del 100% o del 200%”
Ipotizziamo che Carollo diventi presidente del Consiglio, che fa per salvare gli italiani dalla speculazione energetica?
“Bisognerebbe che l’Italia dicesse subito: il prezzo del gas non lo basiamo sul TTF olandese. Poi una seconda cosa”.
Quale?
“Abbiamo i due più grandi importatori di gas che sono società quotate in Borsa ma di proprietà del ministero del Tesoro. L’azionista di maggioranza, il ministero, ha il diritto di sapere qual è il prezzo a cui il gas viene importato. Questa informazione il ministro del Tesoro e dell’Economia deve fornirla al presidente del Consiglio che a sua volta può informare il ministero della Transizione Energetica, cioè in questo momento Cingolani. Cingolani ha provato a sapere il prezzo a cui viene importato il gas in Italia ma non gli è stato riferito dalle società pubbliche perché sostengono che essendo quotate in Borsa non possono dirlo. Ma non è reale tutto questo. Le società devono comunicarlo. Negli Stati Uniti, che è la patria del libero mercato, le società petrolifere, siccome operano su concessione dello Stato, come in Italia, sono obbligate ad essere trasparenti con lo Stato e quindi a comunicare il prezzo d’acquisto, che infatti è noto. Quindi il mercato americano funziona in modo corretto. Noi dovremmo disporre di questa informazione trasparente da parte dei grandi importatori di gas e questa cosa non c’è. Alla fine ci attacchiamo a questa finzione del TTF per coprire il fatto che non abbiamo un mercato trasparente in Italia. Però il monopolio e questa segretezza si traducono in un danno per i consumatori. Facendo queste due semplici operazioni il costo del gas si allinea agli effettivi costi d’importazione che sono 10-20 volte più bassi del TTF”
Come si generano i famosi extra profitti?
“Si generano nella differenza tra costo d’importazione e il TTF”
Chiunque vinca le elezioni, i trend dicono che sarà il centro destra, dovrebbe intanto fare questi interventi urgenti e poi un piano…
“Sì, dovrebbe farlo subito. Lo dico da tecnico. Lasciamo Amsterdam. Vogliamo prendere come riferimento il mercato più caro di tutti? Il gas liquido americano? Bene, quel mercato che si chiama Henry Hub è molto grande ma è trasparente, il prezzo è pubblicato ora per ora. Se uso anche quel mercato come riferimento intanto mi accorgo che dà un valore dieci volte minore del TTF, molto più basso e non subisce queste speculazioni di quattro amici perché è un mercato globale”
Intanto che il governo attua un nuovo piano energetico…
“Per quanto riguarda il piano grazie dei veti degli ecologisti e anche di una parte del Pd ogni tentativo è andato in fumo, e non è stata ripresa la produzione in Adriatico”
Chiaro. Dalla sua analisi emergono però due problemi: da un lato manca una politica che sia tale, dall’altro delle authority che facciano rispettare questi processi di trasparenza…
“Esattamente. Se anche prendessimo quel mercato come riferimento ci garantiremmo due cose: primo, un prezzo sufficientemente alto da consentire le importazioni di qualunque tipo di gas in Italia; secondo, dimezziamo il prezzo al consumo perché non mi riferisco più all’ Hub di Amsterdam. Questa cosa si può fare domani mattina”
Quindi?
“Riprendiamo la produzione nazionale, ma intanto cambiamo questi riferimenti di prezzo. Basta che intervenga Arera perché queste cose non sono strategie o cose complesse… Ricordate quando Draghi disse al Consiglio d’Europa che la Borsa di Amsterdam era al centro di grandi speculazioni? E il primo Ministro olandese si risentì? Stanno facendo la stessa speculazione che avvenne con la…”
…la Bolla dei tulipani…
“Sì, con il bulbi dei tulipani nel 1600… Draghi ha detto una cosa vera solo che avendo individuato il problema non ne ha tratto le conseguenze facendo qualcosa”
E perché non si interviene anche subito? Manca la competenza sulla materia?
“L’ho scoperto dalla reazione ad alcuni mie articoli. Le faccio un esempio: è come se dovessi girare un film sul ‘700. Il film è pieno di dame, siamo in una corte, abbiamo bisogno di acconciature, abbiamo necessità di parrucchieri bravi. Immagini se il regista invece di assumere dei parrucchieri esperti di acconciature vada a prendere studiosi di tricologia che sanno tutto sul capello ma nulla sull’acconciatura! Chiaro!? Questa è la situazione in cui siamo, in cui ci troviamo nei ministeri e nelle authority per l’energia. Abbiamo lì dentro personaggi di altissimo livello ma sono come dei ‘tricologi’ che non sanno nulla o quasi nulla del mercato quando si trovano a trattare sul campo internazionale”
Ma perché non si sono fatti interventi di estrazione del gas che potessero convivere con l’ecologia?
“La produzione di gas nel mare dell’Adriatico e in Sicilia, dove ci sono giacimenti importantissimi come al sud di Gela, sono stati fermati per dare spazio all’ideologia. Pensate che gli impianti in Adriatico sono tra i più rispettosi dell’ambiente che ci sono al mondo. Molte delle piattaforme sono diventate praticamente parchi marini, quindi sotto si è ricreata una fauna e una flora marina che è strepitosa”
Quindi ci sono strade per evitare un inverno disastroso?
“Sì ma quando in primavera è scattato l’allarme non si è lavorato pancia a terra, si è chiaccherato. Se guarda i dibattiti televisivi questo è un argomento che non viene citato”
Sì, ho notato, anche durante le elezioni si glissa sul cosa fare e la gente paga
“…quando è un fattore prioritario”
Ma la Commissione Europea non può fare un intervento diverso, adottando strategie differenti rispetto a quelle in atto finora che mi sembrano abbastanza fragili?
“Si è molto discusso, si è inserita l’energia nucleare tra i fattori non inquinanti ma c’è anche la delibera del parlamento europeo che dice che dal 2035 non dobbiamo più avere auto a combustibili fossili. Una pura follia. Uno perché non è realizzabile, secondo perché l’Europa è all’avanguardia nel campo delle tecnologie automobilistiche e noi dovremmo abbandonare questa supremazia mondiale per attaccarci ad una tecnologia che è importata ed è cinese!?”
Sta già accadendo anche in Emilia Romagna, nella terra dei motori. Sarebbe devastante continuare su questa strada…
“Si parla di guerre a livello globale e noi diventiamo dipendenti dalle tecnologie cinesi? Ma dove è la ratio? Poi c’è un altro errore gravissimo”
Quale?
“Stiamo pensando che nella cosiddetta transizione ecologica noi arriveremo alla fine del processo con tutta la catena di approvvigionamento di cui disponiamo oggi, cioè che continueremo ad avere benzina, gasolio, il jet fuel per gli aerei. Non è scritto da nessuna parte che accada perché noi abbiamo un sistema di raffinazione vecchissimo. La nostra industria di raffinazione è vecchissima, la più giovane che abbiamo costruito è del 1976, la Isab di Siracusa che è della Lucoil che vuole anche metterla in vendita. Senza un sistema di raffinazione adeguato chi è che ci darà la benzina pulita, il jet fuel, il gasolio?”
Quindi ci vuole un piano energetico nazionale che non faccia perno su ideologie ma che si basi sui numeri e sulle necessità…
“Sì e anche su valutazioni realistiche che si dovranno fare perché questa benedetta transizione non è dietro l’angolo”