Qualcuno mi manda per mail una copertina di Uomo Vogue Italia: ritrae James Franco,un attore di qualche notorietà, insieme a Marina Abramovic. Questa, il lettore ricorderà, è la ‘artista’ e strega che invitò John Podesta, il capo della campagna di Hillary, a un “cooking spirituale” con sangue e sperma.
Mi mandano anche un’altra foto: Riccardo Tisci, uno stilista italiano di successo (ha realizzato costumi per Madonna) che si fa’allattare al seno della Abramovic.
- Mi tocca parlarvi dunque dello scandalo pedofilo-satanico che viene in questi giorni represso e sepolto dai media americani, perché coinvolge l’entourage intimo di Hillary Clinton. La Abramovic è solo una del vastp giro: ha ricevuto dalla Fondazione Clinton 10 mila dollari, probabilmente come compenso di una “performance privata”. Sui media alternativi e social (i soli che hanno compiuto l’indagine, collettivamente e con risultati probanti) lo scandalo è battezzato PIZZAGATE. Perché tutto gira attorno alla Pizzeria Comet Ping Pong, 5037 Connecticut Ave NW, Washington, proprietà di James Alefantis.
Qui sotto una immagine diffusa dallo stesso Alefantis su Instagram, che fa’ capire che lì non si mangia pizza.
I blogger sono convinti che il gruppo usi un linguaggio cifrato. Dove “pizza” sta per bambina, “hot dog” per bambino, e così via. Ora, il gruppo Podesta – ricco e sofisticato – sembra insaziabilmente affamato di questi cibi semplici e popolari. Li cercano in tutto il mondo. John Podesta, in una mail del 3 settembre 2015, scrive all’interlocutore: “Sogno il tuo banchetto hotdog in Hawaii”
- From:SternTD@state.gov To: podesta@gmail.com Date: 2015-09-03 18:17 Subject: man, I miss you
- I’m dreaming about your hotdog stand in Hawaii…
- Nel 2009, il presidente Obama si fa’ arrivare in volo da Chicago, per “un evento privato alla Casa Bianca”, “pizze ed hotdog” per 65 mila dollari.
https://wikileaks.org/gifiles/docs/12/1223066_re-get-ready-for-chicago-hot-dog-friday-.html
Mancano forse pizze e panini al wurstel a Washington? Anche le pizze cui si allude fra adepti. Qui “Joshua”, che è il cuoco del Comet Ping Pog, fa capire quali siano le specialità della casa.
Introduciamo dunque il padrone della Comet Ping Pong, James Alefantis. La rivista del lusso e della moda “GQ” lo dice “una delle 50 persone più potenti di Washington”, il che – ammettiamolo – è strano per un pizzaiolo. E’ uno dei massimi raccoglitori di fondi per Hillary. Bisessuale, il suo compagno è David Brock, noto giornalista liberal, che il Time Magazine ha descritto come “uno dei membri più influenti del partito democratico”. La coppia ha raccolto fondi e fatto intensa campagna per la Clinton.
Perché una pizzeria si chiama “Ping Pong”. Perché si gioca a ping pong, risponde la pubblicità della Comet. Secondo i bloggers, nel gergo pornografico, “ping-pong” è una pratica sessuale aberrante dove due uomini penetrano una donna. O il contrario… Si vedano le racchette da ping pong che appaiono sui menù del Comet:
Sono due simboli per “femmina”, uniti dal lato del sesso.
Sul suo conto Istagram, Alefantis – che qui si firma jimmycomet – posta foto come questa (o le postava, oggi ha chiuso):
O come questa:
Ma c’è anche questa foto: un lugubre sotterraneo senza finestre, forse una stanza frigorifera.
I commenti dei suoi “amici” sembrano sapere che lì succederà qualcosa di orribile: “killroom”, commenta uno. Un altro: “E’ dove i lupi mannari si chiudono nelle notti di luna piena?”. Lui, Alefantis, scrive: “murder”, assassinio.
Nella pizzeria di Alefantis, si esibiscono gruppi pop. Uno si chiama “Sex Stain” (macchia di sesso). Si guardi la foto del gruppo che si esibisce, in una performance alla Comet il 15 settembre scorso. Il simbolo sulla sinistra della cantante, a forma di piramide o triangolo blu sul grosso dado:
E’ il simbolo che l’FBI ha identificato, fra molti altri, attraverso i quali i pedofili si riconoscono.
Quando nel corso di un’inchiesta ci si imbatta in questo simbolo, gli agenti federali sono istruiti a sospettare delitti di pedofilia.
A questo punto bisogna introdurre Tony Podesta, il fratello di John Podesta. Descritto dai media come “Un superlobbista”, professionalmente “capace di tutto”, con una cerchia di amicizie potenti. “Tony ha trasformato la sua magione di Kalorama in un santuario dell’arte contemporanea”, hanno scritto i giornalisti del Washington Post fra l’adulatorio e il terrificato. Perché nel suo studio, Tony Podesta tiene un quadro della pittrice Biljana Djiurdjevic. Qui sotto un altro quadro della Djurdjevic:
Cercate di metterla come volete, è un bambino che sta per essere torturato.
Qui un altro:
Gli occhi dilatati dal terrore e le faccine impaurite di queste vittime, sembrano attrarre l’attenzione (erotica) della pittrice.
Secondo un blogger psichiatra, da questi quadri si può ritenere che la stessa Djurdjevic deve aver subito qualche violenza carnale nell’infanzia.
Qui posto anche la pubblicità dell’agenzia di PR di John Podesta.
Molto istruttivo (e abietto) il comportamento dei mainstream media di fronte a queste scoperte. Invece di sguinzagliare torme di giornalisti ad indagare, hanno taciuto per settimane, sperando che il vecchio trucco “la CNN non ne parla” bastasse ad insabbiare la storia. Poi, siccome il vecchio trucco non funziona più e la storia diventa sempre più spaventosa via via che si moltiplicano le ricerche dei blogger, il New York Times si è deciso a pubblicare un articolo. Titolo: “i creatori di notizie false si scatenano contro una pizzeria che accusano di essere il nido di un traffico di bambini”.
Particolare interessante: il titolo dell’articolo è stato cambiato tre volte nella versione online. Prima è apparso come “Controlliamo i fatti – Questa pizzeria non è un sito di traffico pedofilo” « Fact Check – This Pizzeria Is Not A Child Trafficking Site ». Poi, la frasetta: “Fact Check” è scomparsa. Probabilmente hanno “controllato i fatti”, e trovato la pistola fumante. Allora il titolo è quello che abbiamo detto: : « Fake News Onslaught Targets Pizzeria as Nest of Child-Trafficking ».
I media hanno così inserito la storia nella campagna che stanno sferrando contro i blogger, e che chiamano “Fake News”, Notizie False. Una campagna che consiste in questo argomento: i blogger alternativi hanno provocato la disfatta di Hillary diffondendo “fake news” sul suo conto. Le sole notizie vere sono quelle che diamo noi sui nostri media. Noi siamo i professionisti, noi prima di dare le notizie “controlliamo i fatti” (fact check). I gestori dei social sono invitati a censurare, anzi chiudere i siti che danno “fake news”. Esiste anche una lista,che comprende persino Zero Hedge, Drudgereport, ed altri rispettatissimi siti.
In realtà, l’articolo del New York Times non porta alcun argomento o fatto che smentisca quel che i blogger hanno scoperto. Si limita a simpatizzare con Alefantis, poveretto, aggredito da cospirazionisti deliranti mentre lui gestisce solo una semplice pizzeria per famiglia.
Portateci i vostri bambini…
Ho pubblicato solo una minima parte delle scoperte dei blogger. Da ultimo è emersa questa notizia: un possibile collegamento fra la morte di Andrew Breitbart, celebre giornalista fondatore del notiziario più pro-Trump ed anti-Clinton, Breditbart Com.
“Mi sfugge come mai il guru-progressista John Podesta non è noto piuttosto come insabbiatore di una operazione di schiavi sessuali bambini di livelo mondiale”, scrisse Breitbart in un tweet il 4 febbraio 2011. Il primo marzo 2012, Breitbart è morto per “collasso cardiaco”. A 43 anni di età. Il suo posto l’ha preso Steve Bannon, che oggi è al fianco di Trump come suo consigliere speciale, nonostante le frenetiche accuse scatenategli contro di essere un “razzista, anti-donne, anti-negri” ed “antisemita” (ha litigato con metà dei neocon, tutti ebrei).
http://m.washingtontimes.com/news/2016/nov/28/andrew-breitbart-tweet-before-death-adds-fuel-to-o/
Penso non occorra ricordare che questo tipo di pratiche, oltre che per lussuria, sono esercitate per acquistare potenza magica. Sono “Peccati del Nono Cerchio”, il più profondo dell’inferno, dove Dante pone i “traditori contro chi si fida”. I bambini, innocenti, per eccellenza si fidano.