Adesso la polizia tedesca non è sicura che il pakistano che ha arrestato sia il guidatore del camion assassino. Anzi, è ormai sicura che non è lui: “Abbiamo l’uomo sbagliato e dunque il vero assassino è ancora armato e libero”, ha detto un funzionario a Die Welt.
E’ successo più o meno così, almeno così la raccontano. “Un coraggioso giovane” di cui non si fa il nome avrebbe visto uscire l’assassino dal posto di guida del camion e l’avrebbe seguito a una certa distanza, “tenendosi in contatto con gli agenti” con lo smartphone. Mentre il sospetto attraversava il parco pubblico Tiergarten, i poliziotti gli sono saltati addosso. Per scoprire poi che non c’era sangue sui suoi abiti, mentre ce n’era in abbondanza nella cabina, e al guanto di paraffina non risultava aver sparato (l’autista polacco trovato morto a bordo risulta ucciso da un’arma di piccolo calibro).
Insomma diciamo: la polizia di Berlino s’è fatta giocare. Sarebbe bello sapere il nome del baldo giovanotto che l’ha depistata così facilmente. Non dico che potrebbe scoprirsi essere Richard Gutjahr, il giornalista con moglie del Mossad che era presente alla strage di Nizza il 14 luglio, e a quella di Monaco del McDonald; ma nella mia ingenuità, lo sospetterei di essere il complice del guidatore. Un freddo e metodico professionista, costui, che agisce e poi si dilegua.
Il sito Panamza rivela che in piazza, pochi istanti prima della strage, per pura combinazione era presente “Lo specialista militare prossimo ai servizi segreti e consigliere presso l’ONU, un israeliano decorato da Shimon Peres”
Il nome del personaggio è disponibile solo agli abbonati a pagamento.
Da Berlino, un’ amica mi dice che fin dalle 7 del mattino tutte le info televisive hanno ripetuto l’invito pressante della polizia: chiunque abbia foto o video dei momenti dell’evento “non li metta in Rete!”.
Soprattutto non in Rete! Che è piena di fake news. Mandatele invece al Www.bka-hinweisportal.de. Poi i notiziari dicono “si tenta di recuperare al più presto il camion omicida”. Per cancellare ogni traccia?, si chiede l’amica.
Perché essere così diffidenti della polizia tedesca, così diligente che tace gli stupri degli immigrati su donne germaniche, onde non suscitare odio – e voti per il partito “xenofobo, razzista, anti Ue, di estrema destra” che può insidiare il quarto cancellierato per Mutti.
Povera Mutti, che è andata in tv a dire quanto fosse “inorridita, scossa e triste”, ma s’intende, “anche se in queste ore risulta difficile troveremo la forza per vivere come desideriamo in Germania, liberi, insieme e aperti”. Magari Christoph Heusgen poteva scriverli due righe un po’ migliori, ma anche lui ha i suoi grattacapi, ora che alla Casa Bianca cambia inquilino. Perché Heusgen è il neocon di controllo, che per tutti questi anni ha guidato la politica della Kanzlerin come la volevano Bush jr. e poi Obama: assolutamente atlantica e anti-Mosca.
Heusgen è stato chiamato nell’ufficio del Cacellierato (Kanzleramt) dalla Merkel nel 2005 come addetto alla poltiica di sicurezza esterna, con il preciso scopo di smantellare i legami amichevoli con Mosca creati dal precedente cancelliere, il socialista Gerhard Schroeder, a fare da contrappeso al titolare nominale degli esteri, il socialista Steinmeier. Prima, aveva coperto incarichi cruciali nella UE sotto (o sopra?) il commissario Xavier Solana in compiti cruciali, come la commissione di controllo per l’export di tecnologie all’ex Patto di Varsavia. Ed è stato uno dei due artefici della “Strategia di Sicurezza Europa” (ESS), approvata dal Consiglio d’Europa il 13 dicembre 2003. Si tratta del documento di 12 pagine volto a saldare “una comune politica estera e di sicurezza” fra i paesi europei: quella cui si attiene ancor oggi la Mogherini, e il governo italiota. Nello stesso sito dell’ESS si vanta che l’ESS è la risposta al NO di Schroeder all’intervento tedesco nella guerra dell’Irak contro Saddam. Il documento fu calorosamente approvato da certi “think tank americani” dove Heusgen è ospite benvenuto, e che, forse, l’avevano proprio scritto.
Nel 2005, quando fu piazzato alle costole di Mutti, Heusgen stesso annunciò a Die Zeit: “Cambierei sicuramente un paio di cose. Per esempio, l’approccio verso la Russia. A Bruxelles si sente con amarezza di come l’Est Europa si senta insicura per questa amicizia fra Putin e Schroeder”. Die Zeit spiegava ch mentre prima la politica estera si faceva nell’ufficio della Cancelleria, con Heusgen si è cominciata a fare “al telefono, da qualche parte tra Berlino, Bruxelles, Londra, Varsavia e Washington”.
Quando, nel 2013, saltò fuori che il cellulare della Merkel era intercettato dagli americani e stava per scoppiare un incidente diplomatico di prima grandezza, è stato Heusgen che s’è precipitato a Washington e poi è tornato a Berlino insabbiando tutto. Obama, ovviamente, ha negato.
E’ andata avanti così fino a ieri. Fino all’elezione di Trump. Quando i neocon perdono (forse) potere, e alla Cia sono così terrorizzati che hanno fatto l’estremo tentativo di impedire l’insediamento di Donald accusando d’intesa con Mosca; azione che quasi certamente provocherà un gran rotolare di teste all’Agenzia – specie se se il nuovo presidente ne darà l’incarico a Flynn.
Heusgen stesso ha cominciato l’operazione-salvataggio (di se stesso): nominato ambasciatore della Germania all’Onu da settembre, in questi giorni è a Washington per i primi contatti con la squadra di Trump, appunto per farsi vedere da Flynn.
Così non ha assistito al possibile colpo di coda dell’attentato islamico al mercatino di Berlino. Un atto incomprensibile, dopo tutte le commoventi dichiarazioni di fedeltà che la Merkel ( e tutti gli europei) aveva decretato all’uscente Obama, che l’aveva incoronata continuatrice della sua politica estera. E’ così che si ringrazia?
Direte: che c’entra Obama con l’attentato islamico a Berlino. Se mai, con l’assassinio dell’ambasciatore russo a Ankara. Non più tardi del 16 dicembres corso, Obama aveva minacciato la Russia per la storia (falsa) degli hacker che avevano manipolato le elezioni. “Non c’è dubbio che quando un governo straniero cerca di impattare l’integrità delle nostre elezioni, c’è bisogno che intraprendiamo qualche azione. E lo faremo, a tempo e luogo di nostra scelta. Qualcuna sarà esplicita e pubblicizzata; qualcun’altra potrà non esserlo”. Una frase che il vecchio agente Lyndon Larouche aveva subito interpretato come “una minaccia di assassinio. Quelle parole nella sua bocca sono una minaccia di assassinio contro personalità importanti”, ricordando come in questi anni Obama abbia assassinato coi droni, scegliendo personalmente le vittime dalle liste dei servizi.