“Dobbiamo sapere chi ha dato gli ordini”: così Vladimir Putin ha commentato l’assassinio dell’ambasciatore Karlov a Ankara. Da vecchio agente dei servizi, non crede nemmeno per un attimo allo “spontaneo assassino solitario”.
Meno legato da obblighi diplomatici, Vladimir Zhirinovsky, capo del Partito Liberal Democratico (nazionalista): è stata “un’operazione false flag dell’Occidente”. Aleksei Pushkov, già capo della commissione esteri alla Duma: “E’ stata un’azione pianificata…ed è altamente probabile che ci siano dietro elementi dei servizi della NATO. E’ una vera provocazione e una sfida per la Russia”.
Nessun organo italiano ha riportato queste accuse, ci han continuato a far credere al pazzo solitario. Eppure non vengono da siti complottasti, bensì dal britannico Independent: http://www.independent.co.uk/news/world/europe/russia-ambassador-shooting-turkey-nato-security-services-andrey-karlov-a7485296.html
Un americano “professionista” anche lui, Scott Bennett, ex ufficiale dell’Ufficio guerra psicologica dell’US Army, ha detto a caldo: “Questa è la tipica azione di elementi ‘terzi’ (third party elements) come il Mossad israeliano e Netanyahu, o genuini simpatizzanti IS per alienare Russia e Turchia”.
http://www.presstv.ir/Detail/2016/12/21/500815/US-Russia-Turkey-ambassador-Scott-Bennett
Ammazzare un ambasciatore non è solo un crimine. Se ordinato da uno Stato occidentale, è una barbarie che degrada l’Occidente, i suoi millenni di cultura politica, e svelle alla base ogni minima di fiducia fra nazioni: dopo un simile delitto, le riunioni internazionali devono seguire i rituali dei gangster (americani), con perquisizioni, “lasciate le pistole nel guardaroba”, e fuori i guardaspalle di ogni cosca con il mitra e colpo in canna.
Ricordo che progetti di assassinio “alla gangster” di russi sono stati enunciati senza pudore da Michael Morell, un ex capo della Cia:
http://https://youtu.be/v-buEyZnUBE
Quindi è quasi ovvio che nelle ultime ore si siano indicati fra i sospsetti mandanti: Erdogan – che non è occidentale – Israele (“Netanyahu”) che schifa la civiltà per principio talmudico, e Barak H. Obama, il presidente uscente, già noto per queste punture di scorpione, campione di doppiezza e estraneo alla cultura politica occidentale, compreso l’ordine di Norimberga instaurato dagli Usa. E’ il presidente che da anni ha decretato assassini mirati coi droni, scegliendo le sue vittime da liste della Cia – che ha trasformato, come dice Shamir, nella Centrale di Assassini.
Il movente, un affronto a Washington
Il motivo indicato: i negoziati per la pace in Siria fra Russia, Turchia ed Iran, che Putin è riuscito a organizzare e si è tenuto a Mosca. Gli Stati Uniti non sono stati invitati. “Per Washington, un affronto”, che per di più ne sanciva l’irrilevanza nell’area. Anche “Netanyahu” forse è offeso di non essere stato invitato.
Gli ambienti neocon “americani” non sono riusciti a nascondere la loro gioia ed esultanza per l’omicidio di Karlov. “Non piangiamo per il lacché di Putin”, esordisce un articolo quasi incredibile per l’odio e la violenza che esprime sul New York Daily News:
“Come uomo di Putin in Turchia, Karlov era la faccia pubblica dei crimini di guerra commessi nel mondo da quel dittatore assassino e della sua opressione in patria. Andrei Karlov è l’incarnazione in forma umana di direttive che hanno usato bombe ‘bunker buster’ per uccidere bambini, ha mandato i caccia a fare terra bruciata con le bombe di un’intera città” [sembra quasi che parli di Obama o Netanyahu, ma no:] ha aiutato il pazzo siriano Assad nella compagna che ha ammazzato centinaia di migliaia, ed ha persino ordinato aggressioni contro i soccorritori dell’ONU [sic]. Giustizia è stata fatta”.
Un delirio, un rantolo di rabbia e di menzogna, senza freni inibitori. Come qualche lettore che abbia “orecchio” ai toni del Talmud può aver già indovinato, l’autore è un Gershon Kuntzman, della nota ‘cultura’. Infatti, l’assassinio dell’ambasciatore Karlov gli ha fatto venire a mente “il caso di Ernst vom Rath, il diplomatico nazista in Francia, che fu sparato dentro il suo consolato da uno studente ebreo nel 1938”.
“Come Karlov, Rath era la faccia pubblica dell’atrocità, nel suo caso del genocidio, antisemitismo e prossima aggressione mondiale di Adolf Hitler. Era forse Rath una vittima innocente? Certo no. Non solo appoggiò l’oppressione degli ebrei come ‘necessaria’ perché la Germania prosperasse, ma ha affiancato Hitler senza far nulla mentre divorava lì Europa….”.
Similmente, ringhia Kuntzam, “il lavoro di Karlov in Turchia era di alleviare le tensioni sulle atrocità della Russia in Siria e le sue incursioni dentro la Turchia stessa [sic: notate la menzogna aperta e svergognata, tipica della ‘cultura’] ossia il suo lavoro era di abilitare e normalizzare Vladimir Putin”.
“Dato questo suo ruolo, egli non era un diplomatico ma un soldato, e la sua morte è la stessa, che sia accaduta in battaglia fuori Aleppo o in una galleria d’arte ad Ankara. Anche il suo killer era un soldato – attenti, non un terrorista ma un soldato. I terroristi ammazzano gente innocente con i camion nei mercatini di Natale o con aerei contro i grattacieli. I soldati ammazzano altri soldati”.
Praticamente, è la firma di “Ysroel” sull’assassinio. Con le tipiche auto-assoluzioni talmudiche quando Ysroel infrange qualche pilastro del diritto pubblici europeo, ossia della civiltà – “non era un diplomatico ma un soldato” – e perfino il tocco di spudorata chutzpah: “terroristi” sono quelli che ammazzano innocenti, che hanno fatto l’’11 Settembre (e Kuntzman lo sa bene, chi l’ha fatto), quelli che “lanciano camion contro i mercatini di Natale” (anche di questi sa chi sono i mandanti).
Il padrone del giornale su cui scrive è Mortimer Zuckerman: non solo miliardario ebreo, non solo finanziatore della Clinton; è l’uomo che ha riunito almeno una discretissima riunione di giuristi e milionari per esaminare come “la morte di un candidato può annullare le elezioni”, insomma quale fosse il momento più opportuno della morte di Donald Trump in modo da mantenere al potere Obama.