La Via della Perfezione Cristiana (con don Curzio Nitoglia-Lezione N°3)
Piccolo Trattato di Demonogia
Pubblicato il 28 marzo 2023
Introduzione
La teoria della congiura contro la Chiesa di Cristo non è un’invenzione del cosiddetto “complottismo” moderno, ma è divinamente rivelata nel Vangelo di Giovanni (IX, 22): “I giudei cospiravano di espellere dalla Sinagoga chiunque riconoscesse che Gesù era il Cristo”.
Anche in molti altri luoghi della S. Scrittura ritroviamo la teoria della congiura del Giudaismo postbiblico contro il Cristianesimo.
Negli Atti degli Apostoli (XXIII, 12-15), si legge: “Si riunirono alcuni dei giudei, e fecero voto – con giuramento – di non toccare né cibo né bevanda, fino a che non avessero ucciso Paolo, ed erano più di quaranta, coloro, che avevano fatto questa congiura”.
Nei quattro Vangeli quasi ovunque si legge del complotto ordito dal Giudaismo farisaico e rabbinico contro Gesù: “I farisei… tennero consiglio contro Gesù sul modo di ucciderlo” (Mt., XII, 14); “Si riunirono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo nel palazzo di… Caifa, e tennero consiglio, per poter catturare con inganno Gesù, ed ucciderlo” (XXVI, 3-5); “I farisei… tennero consiglio…contro Gesù intorno al modo di ucciderlo” (Mc., III, 6); “I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di prendere Gesù con inganno e di ucciderlo” (XIV, 1); “I prìncipi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di uccidere Gesù” (Lc., XXII, 2); “I giudei perseguitavano Gesù…sempre più cercavano di ucciderlo” (Gv.,V, 16-18); “Da quel giorno decisero di ucciderlo” (Gv., XV, 53).
Anche negli Atti degli Apostoli si legge spesso del complotto ordito per uccidere san Paolo: “I giudei si riunirono in consiglio e decisero di ucciderlo” (IX, 23); “I giudei sobillarono i principali uomini della città e suscitarono una persecuzione contro Paolo” (XIII, 50); “I giudei gli tesero insidie durante la navigazione” (XX, 3); “Gli tendevano insidie per ucciderlo durante il viaggio” (XXV, 1).
La “Quinta Colonna”
L’anti/Chiesa non vuole collocare tutti i suoi seguaci nelle file apertamente eterodosse, anzi, essa ha sempre cercato il modo di disporre i suoi elementi in gran numero all’interno della Chiesa cattolica, con lo scopo di rovinarla dal didentro.
Questa specie di “quinta colonna” infiltratasi all’interno della Chiesa, mirava a fare dall’interno il gioco dei suoi avversari che si erano apertamente separati da essa e l’avversavano dal difuori.
Essa aveva, cioè, il compito d’introdursi nei posti/chiave, soprattutto nei Sogli episcopali. In tal modo l’eresia cercava di infiltrarsi il più profondamente possibile nelle viscere stesse della Chiesa, per poter un giorno insegnare pastoralmente con la connivenza degli uomini di Chiesa gli errori condannati da questa dogmaticamente.
Tale infiltrazione di una “quinta colonna” mascherata, nelle file cattoliche, ha conosciuto il suo massimo sviluppo partendo dal Giansenismo (XVII secolo) sino alla crisi modernista (prima metà del Novecento) e neo/modernista (seconda metà del Novecento). S. Pio X nell’Enciclica Pascendi (8 settembre 1907), ripresa da Pio XII nel 1950 con l’Enciclica Humani generis (12 agosto), spiegava come il modernista, a differenza di tutti gli altri eretici, non voleva uscire dalla Chiesa, ma restarvi per cambiarla dal didentro.
Nel romanzo Il Santo di Antonio Fogazzaro (messo all’indice con l’accusa di Modernismo) si ritrova dettagliatamente descritto l’intento dei modernisti di costituire una società segreta in seno alla Chiesa per impadronirsi dei principali posti della gerarchia e trasformare la Chiesa in una sorta di società filantropica. Infatti, san Pio X ha condannato il Modernismo, come “setta segreta / foedus clandestinum” (Motu proprio Sacrorum Antistitum, 1° settembre 1910).
Il sogno o meglio la macchinazione di Fogazzaro, nonostante le condanne di Pio X e XII, si è – purtroppo – realizzata grazie alla congiura modernista e neo/modernista nel Concilio Vaticano II, vera “quinta colonna” all’interno della Chiesa romana, e con la falsa restaurazione postconciliare di Giovanni Paolo II e soprattutto di papa Ratzinger, per coprire e far accettare il Concilio alla luce della Tradizione.
Il “Complotto contro la Chiesa”
Con il Concilio Vaticano II si è compiuta la più perversa cospirazione contro la santa Chiesa. Infatti, alcune forze anticristiane hanno avuto, dentro la gerarchia della Chiesa, una vera “quinta colonna” di agenti controllati dalla Massoneria dal Bené Berìth, dal Comunismo e dal potere occulto che li governa. Tali agenti sarebbero tra quei Cardinali, Arcivescovi e Vescovi che formano una specie di ala progressista entro il Concilio.
La legittima difesa della Chiesa contro la “congiura anticristiana”
Una delle armi predilette dalla cospirazione del nemico numero uno del Cristianesimo, il Giudaismo postbiblico, fu senz’altro quella dell’infiltrazione dei falsi convertiti, i cosiddetti “marrani”, all’interno della Chiesa per poterla in qualche modo asservire – se mai fosse possibile – alla Sinagoga.
La Cristianità intera era minacciata di morte qualora non avesse reagito energicamente a tale infiltrazione segreta ed esiziale.
La “quinta colonna” infiltratasi nel Clero cattolico
Uno dei motivi della momentanea vittoria della congiura della sovversione e della contro-chiesa sulle forze del bene è che queste combattono solo contro i tentacoli della piovra e non contro il suo capo. Per tentacoli intendo il Comunismo e la Massoneria, per capo il Giudaismo anticristiano e l’Occultismo esoterista di matrice cabalistica.
È sorprendente come la “quinta colonna” sia riuscita a infiltrarsi nella Chiesa sotto Giovanni XXIII (si pensi a de Lubac, Congar, Küng condannati da Pio XII negli anni Cinquanta e chiamati da Roncalli sin dal 1959/1960 come “periti” al Concilio).
Essa è arrivata a prendere saldamente in mano le redini del Concilio per dirigerlo a proprio piacimento, facendogli proclamare pastoralmente e non dogmaticamente il panteismo, il culto dell’uomo, l’unità trascendente di tutte le religioni e il diritto, per l’errore, alla libertà.
Ora, da chi è formata questa cosiddetta “quinta colonna”? Risponde il Pinay: “Essa è formata anche dai discendenti degli ebrei convertitisi nei secoli al Cristianesimo, che però hanno praticato la Religione di Cristo in forma solo apparente”; cioè nell’intimo del loro cuore questi falsi convertiti hanno mantenuto la loro fede talmudica ed hanno celebrato i loro riti organizzandosi in sinagoghe e logge segretissime, che hanno funzionato clandestinamente durante i secoli.
Sono interessanti, a questo proposito, le direttive che il Consiglio supremo della diaspora, sito in Gerusalemme, dava agli ebrei di Arles nel 1489: “Carissimi fratelli in Mosè, ci dite che il re di Francia vuole che diventiate cristiani; fatelo ma mantenete sempre la legge mosaica nel vostro cuore (per mosaica s’intenda talmudica, ndr), fate in modo che i vostri figli divengano chierici e canonici, poiché così rovineranno la Chiesa”.
È evidente, quindi, che uno degli sforzi maggiori della contro-chiesa è stato quello di introdurre dei “falsi convertiti” nei seminari, onde, divenuti sacerdoti, potessero scalare tutti i gradini della gerarchia ecclesiastica, fino a salire possibilmente sul Soglio pontificio – come si augurava il famoso personaggio della Carboneria detto Nubius – e far operare così la Rivoluzione agli stessi cattolici attoniti, disorientati, angosciati, impotenti, come – di fatto – è successo con il Vaticano II.
Il supremo attentato: un Papa secondo i bisogni della giudeo/massoneria
Nel 1824 il Nubius – che era il capo “Vendita Suprema” – scriveva: «“Noi dobbiamo giungere con piccoli mezzi graduati al trionfo dell’idea rivoluzionaria per mezzo di un Papa”. Quello che la setta desiderava non era un Papa frammassone. Che cosa voleva essa? Lo dicono le Istruzioni: “Un Papa secondo i nostri bisogni”».
Che cosa significa esattamente l’espressione “un Papa secondo i nostri bisogni”? È semplice: un Papa che non sia iscritto alla Massoneria, ma che appartenga alla setta per le idee che ha accolto iniziaticamente nel suo intelletto, cioè il panteismo, il naturalismo, il razionalismo, il liberalismo, il pluralismo, la tolleranza per principio, il non esclusivismo, il culto dell’uomo: in breve, il complesso d’idee emanate dalla filosofia pubblica o essoterica della Massoneria.
Tale Papa non apparterrebbe per iscrizione al corpo della Massoneria, ma per iniziazione farebbe parte della sua anima. Infatti, come nella Chiesa di Cristo si distingue il corpo dall’anima, e si sa che uno può far parte del corpo senza appartenere all’anima e viceversa, così è per la Massoneria: il corpo sono le logge, e vi appartengono coloro che vi sono iscritti; mentre, l’anima sussiste nell’iniziazione dottrinale, le idee, il liberalismo e la tolleranza. Tutti coloro, che le professano appartengono all’anima della setta.
Un Papa siffatto farà sì che il clero cammini sotto la bandiera massonica, credendo di camminare sotto quella del Vicario di Cristo e la setta vedrà così realizzato il suo sogno di fare la Rivoluzione “in cappa e tiara”.
Le Origini della “quinta colonna” e la sua azione
Il Giudaismo, che dopo il deicidio (33 d. C.), la distruzione di Gerusalemme (70 d. C.) e la dispersione (135 d. C.), ha dovuto trasformarsi in una sorta di “setta segreta” è quindi antico quasi quanto il Cristianesimo.
“L’ebreo, quando è riuscito a infiltrarsi nella cittadella del suo nemico, lavora senza posa, ubbidendo agli ordini delle organizzazioni ebraiche che mirano a ottenere dal didentro il dominio sul popolo, di cui vogliono la conquista”.
Il Giudaismo talmudico tenterà, quindi, con ogni mezzo di esercitare il controllo sulle organizzazioni religiose nemiche per poi disintegrarle; una volta ottenute le cariche ecclesiastiche, le utilizza per sviluppare i propri piani di dominio universale, come sta accadendo oggi, sotto i nostri occhi, con il nome di Nuovo Ordine Mondiale.
San Paolo stesso ritenne necessario avvisare i vescovi che tra loro sarebbero sorti lupi feroci, che non avrebbero risparmiato il gregge di Cristo, e che tra gli stessi vescovi si sarebbero levati uomini che avrebbero detto cose perverse per fare dei proseliti.
Nostro Signor Gesù Cristo nel Vangelo ci mette in guardia contro i “lupi rapaci vestiti da agnello”, contro i “mercenari” o i “cattivi pastori” ammonendoci di essere vigilanti e sempre in guardia contro il “pericolo interno” e avvertendoci: “È necessario che avvengano degli scandali”.
Purtroppo con il Concilio Vaticano II è stato permesso ai lupi vestiti da agnello d’introdursi nell’alto clero e di utilizzare la sua autorità giuridica per schiacciare i difensori della Chiesa, sia chierici sia laici. Non ci si deve meravigliare di questa infiltrazione che Cristo ha permesso e, ancor oggi, tollera nella Chiesa.
Il Vangelo, in fondo, ce ne dà un esempio classico, quello di Giuda, uno dei dodici Apostoli, che tradì Cristo per trenta denari. Forse si sbagliò Gesù nello scegliere Giuda? No! Gesù volle darci un esempio e un ammonimento. Volle farci costatare che il maggior pericolo che corre la Chiesa è quello d’essere venduta al nemico per trenta denari dagli alti prelati della Chiesa stessa: infatti, altri “Giuda” sono sorti nel corso bimillenario della storia della Chiesa e altri ancora ne sorgeranno.
La Chiesa, nel passato, è sempre riuscita a vincere il più grave pericolo, quello della “quinta colonna”, grazie ad un clero virtuoso e combattivo e a un laicato fedelmente sottomesso ad esso. Purtroppo, con il Concilio Vaticano II gli agenti della contro/chiesa, che san Giovanni chiama la “Sinagoga di satana” (Apoc., II, 9; III, 9) hanno occupato i posti di comando ed hanno attuato quella rivoluzione, che ha gettato lo scompiglio tra il clero ed il laicato cattolico.
È nostro dovere, perciò, combattere – con l’aiuto di Dio – l’azione dissolutrice della “quinta colonna” che ormai ha invaso la Chiesa di Cristo, per un misterioso disegno del Redentore il quale, come ha voluto che durante la Passione la sua Umanità soffrisse terribilmente e la sua Divinità fosse completamente nascosta ed eclissata, così ha permesso – dopo duemila anni – che il suo Corpo mistico soffrisse un’analoga e terribile Passione, nella quale il suo elemento divino si eclissasse e apparisse solo quello umano, totalmente martoriato, quasi irriconoscibile e nel suo aspetto meno bello.
In che modo i falsi cristiani cercano d’infiltrarsi Sin dentro la Chiesa
Nella Chiesa di Cristo – come insegna San Paolo – “non vi è più giudeo né greco, schiavo né libero, ma tutti sono uno in Cristo Gesù” (Gal., III, 28), ma, al tempo stesso, essa vigila che al suo interno non s’infiltrino falsi convertiti.
Ogni interdizione dagli uffici è sempre stata stabilita dalla Chiesa in base, a motivazioni squisitamente religiose, mai razziali o genetiche, come ammette anche lo storico ebreo Paul Johnson: “Nella Spagna del XV secolo un ebreo non poteva essere perseguitato perché era nato ebreo o perché erano nati ebrei i suoi genitori; bisognava dimostrare che, pur essendo stato battezzato, praticava ancora il Giudaismo in qualche forma segreta”.
Le “Amicizie giudeo/cristiane”
Oggi, tra i mezzi più validi adottati dal Giudaismo per impedire l’autodifesa cristiana eccelle particolarmente la creazione di confraternite dette “Amicizie giudeo/cristiane” che hanno conosciuto un grande impulso e un particolare sviluppo durante e dopo il Concilio, nei lavori preparatori di “Nostra Aetate” (28 ottobre 1965) fino a giungere all’abbraccio, nella sinagoga di Roma, tra Giovanni Paolo II e il rabbino capo Elio Toaff il 13 aprile del 1986, in cui papa Wojtyla pronunciò il discorso degli “ebrei fratelli maggiori dei cristiani”, specificando poi il 31 dicembre 1986 nel Te Deum cantato alla chiesa del Gesù: “Nella fede di Abramo”, e al riconoscimento dello Stato di Israele da parte del Vaticano nel 1993: riconoscimento che, come ammette L’Osservatore Romano (1° gennaio 1994, p. 1), “è impregnato dello spirito del Vaticano II”.
Inoltre Giovanni XXIII ricevette il Rotary club italiano il 20 aprile 1959, appena sei mesi dopo la sua elezione e una seconda volta il 20 marzo 1963. Paolo VI, poi, l’ospitò il 28 settembre 1963, tre mesi dopo la sua elezione, il 20 marzo 1965 e il 14 novembre 1970. Giovanni Paolo II, fece la medesima cosa il 14 giugno 1979 e il 14 febbraio 1984. Fatto ancora più grave Paolo VI ricevette la loggia massonica ebraica Bené Berith il 3 giugno 1971 (v. Osservatore Romano, 3. VI. 1971) e Giovanni Paolo II nel 1984 (v. Documentation Catholique, n. 1874, p. 509); non si conta quante volte il Bené Berith sia stato ricevuto da Benedetto XVI e Francesco.
Il Sant’Uffizio, il 25 maggio del 1928, promulgò un documento di condanna dell’Associazione “Amici d’Israele” riportato e pubblicato da La Civiltà Cattolica: «Iniziata sotto ottimi auspici e con sinceri intenti di apostolato la società “Amici d’Israele” venne purtroppo trascorrendo, quasi insensibilmente dal primitivo intento, in parecchie esagerazioni o deviazioni. L’idea di un’istituzione speciale per la difficile conversione degli ebrei, col titolo parziale di “Amici d’Israele”, dava luogo a qualche apprensione o incertezza, perciò anche a un giusto riserbo da parte nostra; d’altro canto, tuttavia, l’adesione esplicita e pubblica anche di non pochi vescovi e cardinali doveva essere bastevole a sgomberarci d’ogni timore».
La Civiltà Cattolica commenta poi che «il pericolo giudaico, minaccia il mondo intero per le sue perniciose infiltrazioni o ingerenze nefaste, particolarmente nei popoli cristiani, e più specialmente nei cattolici e nei latini, dove la cecità del vecchio liberalismo ha maggiormente favorito gli ebrei, mentre perseguitava i religiosi e i cattolici soprattutto. Sono essi (i massoni) che hanno preparato con la generazione dei figli di Giuda contro i cattolici e il clero la persecuzione religiosa e quella lotta anticristiana che furono il tristo fondo di tutto il moto liberalesco e massonico».
Conclusione
Scriveva il Pinay, poco prima che iniziassero i lavori del Concilio Vaticano II: “Non può essere escluso che agenti ebrei introdottisi nella gerarchia della Chiesa, sottopongano all’esame del Concilio Vaticano II un progetto di convenzione col quale sperano di riuscire a crearsi un alone di simpatia e di comprensione”.
Purtroppo è ciò che è avvenuto con la Dichiarazione pastorale e non/infallibile Nostra aetate (28 ottobre 1965), ripresa quale cavallo di battaglia da Giovanni Paolo II durante tutto il suo lungo pontificato dal 1979 al 2005.
Ora noi sappiamo che, proprio perché divina, la Chiesa non può contraddire dogmaticamente se stessa, mentre le sue membra, anche le principali (i vescovi), perché umane, possono contraddire pastoralmente l’insegnamento di Cristo (come fece Giuda), e abbiamo assistito sgomenti alla realizzazione del piano ordito dai modernisti durante il Vaticano II e il pontificato di Giovanni Paolo II. Tuttavia, è con Giovanni XXIII e con Paolo VI che ha avuto inizio, in modo talora subdolo e occulto, la rivoluzione all’interno della Chiesa.
«Ci si domanda come Paolo VI sia riuscito, là dove tutti i nemici della Chiesa hanno fallito. La spiegazione è facile: questi ultimi hanno attaccato la Chiesa dal difuori, mentre con Montini è stata corrosa, poco a poco, dal didentro. Ma come mai davanti ad un tale risultato (“l’autodemolizione della Chiesa” come Paolo VI stesso l’ha definita) gli occhi non ci si sono aperti? Anche qui la spiegazione è facile: il geniale doppio gioco di Paolo VI ha accecato tutti .
Per esempio, Paolo VI andò all’ONU per confessare la sua fede nella Carta dei Diritti dell’uomo e poi confessò la sua fede in Dio secondo il Credo cattolico. Alcuni pretendono che Paolo VI non ha governato la Chiesa (ma sia stato diretto da una mafia di cattivi consiglieri che lo circondava). È falso. Egli ha governato con una mano ferma quando si è trattato di rompere con la Tradizione, pur difendendola a parole. Nessun Papa ha avuto l’audacia di sopprimere il sant’Uffizio. Nessun Papa ha imposto, con una tal forza, una riforma del Conclave, escludendo tutti i cardinali con più di ottant’anni! Nessun Papa ha avuto l’audacia straordinaria di imporre una “messa” rivoluzionaria.
Perché – ci domandiamo – lo stesso Papa dei “Motuproprio” energici quando si tratta di distruggere la Tradizione perde la sua autorità quando si tratta di condannare le eresie? Mai una misura per difendere la Chiesa contro coloro che l’attaccano. Il piano progressista o modernista era stato preparato con cura molto tempo prima.
“In breve, noi ci troviamo in presenza d’un piano, letteralmente demoniaco, di sovversione mondiale nel senso profondo del termine. Questo piano, Paolo VI l’ha applicato alla lettera, nei minimi dettagli, conformandosi strettamente al piano dei modernisti esposto da S. Pio X nella “Pascendi” e l’ha applicato a velocità accelerata per porci irreversibilmente davanti al fatto compiuto, prima che una resistenza abbia potuto organizzarsi. Il Concilio Vaticano II segna il punto di passaggio dalla Tradizione al Modernismo. Col Vaticano II siamo passati da una religione cristiana tradizionale a una pseudo/religione umanitaria ripiena di concetti massonici”.
d. Curzio Nitoglia