In un’intervista a InfoVaticana, il cardinale Gerhard Müller, prefetto emerito della Congregazione per la dottrina della fede, si dice impegnato per la “chiarezza teologica” affinché il sinodo sulla sinodalità non diventi “una danza politica attorno al vitello d’oro del spirito agnostico del tempo”.
Il cardinale avverte che la Chiesa non può essere “il terreno di gioco degli ideologi dell”umanesimo senza Dio” e ricorda che la salvezza è in Cristo e non nel Grande Reset: “La volontà universale di salvezza di Dio, che si trova in Cristo, unico mediatore tra Dio e l’uomo, storicamente ed escatologicamente realizzata, è il programma futuro della sua Chiesa e non il Grande Reset dell”élite’ ateo-globalista di banchieri miliardari che nascondono il loro spietato arricchimento personale dietro la maschera della filantropia.”Riguardo alla partecipazione dei laici al prossimo sinodo, il cardinale è chiaro: “Se i laici partecipano con diritto di voto, allora non è più un sinodo dei vescovi”. E riguardo ai timori di molti fedeli su ciò che potrebbe accadere al sinodo, dice:“Falsi profeti che si presentano come progressisti hanno annunciato che trasformeranno la Chiesa cattolica in un’organizzazione umanitaria per l’Agenda 2030. Secondo loro, solo una Chiesa senza Cristo ha il suo posto in un mondo senza Dio. Molti giovani tornarono da Lisbona delusi dal fatto che l’accento non fosse più sulla salvezza in Cristo, ma su una dottrina mondana di salvezza.”
“Apparentemente ci sono anche vescovi che non credono più in Dio come origine e fine dell’uomo e salvatore del mondo, ma che, in modo pan-naturalista o panteista, considerano la cosiddetta madre terra come inizio dell’esistenza e la neutralità climatica come obiettivo del pianeta Terra.”
Quanto alla possibilità di cambiare le dottrine cattoliche, il cardinale ha detto: “Nessuno sulla terra può cambiare, aggiungere o togliere nulla alla Parola di Dio. In quanto successori degli apostoli, il Papa e i vescovi devono insegnare ai fedeli ciò che Cristo ha comandato loro di fare. Ed è solo in questo senso che vale la promessa che Lui rimane sempre con i suoi discepoli (Mt 28,19s)”.
E poi aggiunge: “L’autorità formale del Papa non può essere separata dal legame sostanziale con la Sacra Scrittura, con la Tradizione apostolica e con le decisioni dogmatiche del Magistero che lo ha preceduto”. Altrimenti, spiega, “ci metteremo al posto di Dio, che è l’unico autore della sua verità rivelata”.
Il cardinale tedesco riflette sul ruolo del papato: “Nel corso della storia della Chiesa, ogni volta che i papi si sono sentiti o si sono comportati come politici, le cose sono andate storte. In politica si tratta del potere del popolo sul popolo; nella Chiesa di Cristo si tratta del servizio della salvezza eterna degli uomini, al quale il Signore ha chiamato gli apostoli”.
“Il Papa siede sulla Cattedra di Pietro. Il modo in cui Simon Pietro viene presentato nel Nuovo Testamento, con tutti i suoi alti e bassi, dovrebbe essere un incoraggiamento e un monito per ogni papa. Nel Cenacolo, prima della Passione, Gesù disse a Pietro: ‘Quando ti sarai convertito, conferma i vostri fratelli’ (Lc 22,32), cioè nella fede in Cristo, il Figlio del Dio vivente (Mt 16,16). Solo così Egli diventa la roccia su cui Gesù edifica la sua Chiesa, senza che le porte dell’inferno possano essere varcate.”
È risollevante sentire il cardinale Müller esprimersi così. Ma va notato che mons. Marcel Lefebvre non l’aveva aspettato perché ricordasse l’obbedienza che il Papa deve alla Scrittura e alla Tradizione, e denunciasse la deviazione data alla Chiesa di Dio dal Concilio Vaticano II. L’aveva vista con molti meno indizi di oggi. Ma rallegriamoci che nella Chiesa e tra gli alti prelati stia crescendo una certa consapevolezza dell’origine della crisi.