Continuano a rimbalzarmi la notizia che in Canada Trudeau e Zelenski e il parlamento hanno tributato un grande applauso a un ex combattente ucraino nelle Waffen SS, riparato in Canada ed ora di 98 anni. Dovrei scandalizzarmi.
No: allora, nella seconda guerra mondiale, quel combattente e tutti gli altri migliaia di ucraini che si arruolarono nel Terzo Reich avevano ragione.
AVEVANO RAGIONE.
Perché gli ucraini avevano subito dal regime di Stalin e dal suo braccio destro Kaganovic l’’Holodmor, la morte per fame di 5-6 milioni di coltivatori diretti (bollati come Kulak) che avevano resistito alla collettivizzazione forzata. Deportazioni di massa, uccisioni fattoria per fattori , sequestro dei grani e derrate alimentari allo scopo di ridurre alla fame anche donne e bambini…. Una carestia nel 1932-33 scientemente provocata Il tutto con una malvagità e una crudeltà inenarrabile, alimentata dal fanatico odio e disprezzo dell’ebreo Kaganovic per il mugik, il contadino russo cristiano.
Lo stesso Stalin si vantò dei milioni di ucraini che aveva ucciso con Churchill: erano stati messi fuorilegge 10 milioni di kulaki e che “la gran massa era stata annientata”, e inoltre circa un terzo (2-3 milioni?) era stato mandato nei campi di concentramento.
E’ ovvio che appena videro avanzare le armate di Hitler vittoriose, gli ucraini vedessero in quelle un esercito di liberazione (e lo erano) ed un regime infinitamente più umano e civile, e corressero ad arruolarsi nelle SS combattenti per partecipare armi in pugno alla liberazione propria. Se quegli armati commisero uccisioni di ebrei, la loro ritorsione fu incomparabilmente minore di quella che i giudeo-bolscevichi hanno fatto a loro.
Sui neo-nazisti oggi sostenuti e strumentalizzati dall’Occidente non ho che da ricordare le dolenti parole di Solgenitsin quasi mezzo secolo fa:
“Con l’Ucraina, le cose andranno in maniera molto dolorosa
Io stesso sono quasi per metà ucraino ed è stato circondato dai suoni della lingua ucraina che ho iniziato a crescere. Quanto alla dolorosa Russia Bianca, ho trascorso gran parte dei miei anni lì al fronte e ho concepito un amore struggente per la malinconica povertà della sua terra e la gentilezza della sua gente.
(…) Mi duole scrivere questo poiché sia l’Ucraina, che la Russia sono fuse nel mio sangue, nel mio cuore e nei miei pensieri. Ma i frequenti contatti amichevoli con gli ucraini nei campi di lavoro mi hanno mostrato quanto doloroso rancore essi nutrono. La nostra generazione non potrà evitare di pagare per gli errori commessi dai nostri padri. Marcare il territorio con il piede e gridare: “Questo è mio” è l’opzione più semplice. È molto più difficile dire: “Chi vuole viverci, ci viva!”. Sorprendentemente, la previsione del marxismo secondo cui il nazionalismo sta svanendo non si è avverata. Al contrario, in un periodo di ricerca nucleare e di cybernetica, è per qualche motivo fiorito.
E il tempo, che ci piaccia o no, di rimborsare tutte le cambiali dell’autodeterminazione e dell’indipendenza sta arrivando, fatelo voi stessi piuttosto che aspettare di essere bruciati sul rogo, annegati in un fiume o decapitati. Dobbiamo dimostrare che siamo una grande nazione non per la vastità del nostro territorio o per il numero dei popoli di cui ci prendiamo cura, ma per la grandezza delle nostre azioni. E con la profondità dei solchi tracciati dall’aratro che avremo lasciato dopo che quelle terre che non vogliono stare con noi si staccheranno “
Con l’Ucraina, le cose andranno in modo estremamente doloroso. Ma bisogna capire il grado di tensione che essi provano. Se per secoli è stato impossibile risolvere questo problema, ora sta a noi mostrare buon senso. Dobbiamo lasciare loro la responsabilità della decisione: federalisti o separatisti, a seconda di chi vincerà.
Non cedere sarebbe folle e crudele. Più accomodanti, pazienti, coerenti ci mostreremo adesso, più speranza ci sarà in futuro di ripristinare l’unità. Lasciate che vivano questa nuova situazione, lasciate che provino. Presto capiranno che non tutti i problemi possono essere risolti attraverso la secessione. (Dato che in diverse regioni dell’Ucraina c’è una percentuale diversa di coloro che si considerano ucraini, coloro che si considerano russi e coloro che non si sentono né l’uno né l’altro, ci saranno molte difficoltà lì. Forse sarà necessario disporre un referendum in ogni regione e quindi garantire un trattamento preferenziale e poco invasivo per quelli che vogliono la secessione.
Non tutta l’Ucraina nei suoi attuali confini sovietici è davvero Ucraina. Alcune regioni sulla riva sinistra [del fiume Dnepr] chiaramente propendono di più verso la Russia. Quanto alla Crimea, la decisione di Kruscev di consegnarla all’Ucraina è stata totalmente arbitraria. E che dire della Rutenia (Rossa) Carpatica? Anche questa servirà da test: mentre chiederanno giustizia per se stessi, come potranno gli ucraini essere carpazi russi?
Aprile 1981. Da una lettera in occasione della conferenza di Toronto sulle relazioni russo-ucraine, Harvard Ukrainian Research Institute
Pubblicato sulla rivista Russkaya Mysl, 18 giugno 1981. Pubblicato per la prima volta in Russia sulla rivista Zvezda, N. 12, 1993
“Sono assolutamente d’accordo sul fatto che il problema russo-ucraino è uno dei principali temi dell’attualità e, certamente, di cruciale importanza per i nostri popoli. Eppure, mi sembra che la passione fanatica e il conseguente clima incandescente che ne deriva siano dannosi per la causa. (…) Ho più volte affermato e sto ribadendo qui e ora che nessuno può essere trattenuto con la forza, nessuna delle due parti deve ricorrere alla coercizione verso l’altra o verso la propria stessa parte, che rappresenti l’intero popolo o una qualsiasi piccola minoranza, laddove ogni minoranza contiene, a sua volta, una propria minoranza (…) In ogni caso l’opinione della popolazione locale deve essere riconosciuta e messa in pratica. Così, tutte le questioni possono essere veramente risolte solo dalla popolazione locale piuttosto che tramite le lontane argomentazioni avanzate nei circoli di emigrati, le cui percezioni sono distorte. (…) Trovo che questa feroce intolleranza nella discussione del problema russo-ucraino (fatale per entrambe le nazioni e vantaggiosa solo per i loro nemici), particolarmente dolorosa perché io stesso sono di origine mista russo-ucraina, sono cresciuto sotto l’influenza congiunta di entrambe queste culture e non ho mai visto né vedo tutt’ora alcun antagonismo tra di loro. Ho più volte scritto e parlato in pubblico dell’Ucraina e della sua gente e della tragedia della carestia ucraina; Ho molti vecchi amici in Ucraina; Ho sempre saputo che la sofferenza dei russi e degli ucraini era in entrambi i casi causata dal comunismo. Nel mio cuore, non c’è posto per un conflitto russo-ucraino, e se, Dio non voglia, le cose arriveranno alle estreme conseguenze, posso dire che mai, in nessun caso, né io né i miei figli ci uniremo a uno scontro russo-ucraino, non importa in che modo alcune teste calde possano spingerci gli uni contro gli altri.
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Scritto e pubblicato nel 1990 (“Ricostruire la Russia”)
Indirizzato a ucraini e bielorussi
Separare l’Ucraina oggi significa spaccare milioni di famiglie e di persone: basti pensare quanto è mista la popolazione; ci sono intere regioni [in Ucraina] con una popolazione prevalentemente russa; quante persone ci sono che hanno difficoltà a scegliere a quale delle due nazionalità appartenere; quante persone ci sono di origine mista; quanti matrimoni misti ci sono (a proposito, nessuno ha finora pensato a loro come misti). Nella popolazione in generale non c’è alcun accenno di intolleranza tra ucraini e russi. Naturalmente, qualora il popolo ucraino dovesse davvero decidere per la secessione, nessuno avrebbe il coraggio di trattenerlo con la forza. Ma questo territorio è molto vario ed è solo la popolazione locale che può decidere il destino del proprio paese, della propria regione, mentre qualsiasi minoranza etnica che si è formata di recente su questo territorio deve essere trattata con la stessa non-violenza.
L’Occidente ha riaperto senza scrupoli questa piaga .