Finalmente si ricordano dei essere fascisti. Hanno il permesso da Sion. Nazisti per contro terzi.
L’ebreo che perseguitano, esigendo il suo licenziamento per delitto di opinione è
Moni Ovadia: «Attacco di Hamas è colpa di Israele». Fratelli d’Italia chiede le dimissioni dal Teatro comunale di Ferrara
di Andreina Baccaro
Polemica per le parole dell’intellettuale alla guida del Teatro della città. Il senatore di FdI, Alberto Balboni: «Le sue parole un insulto alle vittime». Sgarbi: «Richiamo Ovadia al suo ruolo istituzionale, rispetti le vittime»
È durissimo con lo Stato di Israele, l’intellettuale e musicista Moni Ovadia, ebreo, direttore del Teatro comunale di Ferrara, da sempre molto critico con le politiche dello Stato ebraico: «Israele lascia marcire le cose, fingendo che il problema palestinese non esiste, per cancellare la stessa idea che i palestinesi esistano; e la comunità internazionale è complice: questi sono i risultati». Ovadia, dopo aver premesso che «la morte anche di una sola persona, sia essa israeliana o palestinese, è sempre una tragedia e va condannata con tutte le forze», punta il dito contro la politica del governo israeliano e del premier Netanyahu, a seguito dell’attacco missilistico di Hamas e la risposta annunciata da Tel Aviv. Un’altra presa di posizione netta di un intellettuale che, dopo quella dello studente egiziano Patrick Zaki, suscita polemiche.
L’attacco di Fratelli d’Italia: «Si dimetta dal Teatro comunale»
Tanto che il senatore di Fratelli d’Italia Alberto Balboni ne chiede le dimissioni: «Come ferrarese mi vergogno di aver accolto Moni Ovadia al vertice dell’istituzione culturale più prestigiosa della città come il nostro Teatro. Le sue parole sono un insulto alle vittime provocate dai terroristi di Hamas contro inermi cittadini israeliani e anche di altre nazionalità che vivevano pacificamente nelle loro case. È Hamas ad essere il principale nemico del popolo palestinese, non Israele». Ma la posizione di Ovadia, peraltro non nuova, è chiara: la guerra tra Israele e Palestina «è la conseguenza di una politica di totale cecità, di occupazione e colonizzazione. La Striscia di Gaza non è un territorio libero, è una gabbia, una scatola di sardine: è vero che dentro non ci sono gli israeliani, ma loro controllano comunque i confini marittimi e aerei, l’accesso delle merci, l’energia, l’acqua. La comunità internazionale è schifosamente complice».
Niente bandiera arcobaleno accanto alla israeliana
Incredibili le parole di Mario Venezia, presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma:
Secondo questo qui, esporre la bandiera della pace sarebbe inopportuno. In un momento dove la guerra dilaga, per lui non serve parlare di pace. La cosa bella è che dopo essersi reso conto di quanto detto, ha buttato la palla in tribuna tirando in ballo gli “ostaggi”.
E non è finita qui: queste parole arrivano dopo che al Campidoglio è stata esposta sia la bandiera della pace sia quella di Israele. Per quella della pace si è espresso così, per quella Israeliana invece si è detto assolutamente d’accordo.