Le povere inermi vittime del fascismo

 

 

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CRONACA

“Pestati da una banda al ghetto ebraico di Roma”. Pacifici: “Qui non ci sono ronde”

Ghetto Roma
La denuncia di quattro ragazzi un anno dopo l’aggressione contro gli attivisti del Teatro Valle: “Erano in quindici tutti armati di spranghe. Ci hanno minacciati di morte e poi picchiati”. Il presidente della Comunità: “Se vado a togliere una bandiera sotto Casapound cosa succede?”
Una denuncia che suona come un refrain. Ancora un’aggressione, ancora una squadraccia e ancora al quartiere ebraico di Roma. Era il 18 novembre 2012 quando il FattoTv raccolse e pubblicò la testimonianza di alcuni attivisti del Teatro Valle vittime, qualche giorno prima, di un pestaggio ad opera di ignoti nei vicoli dell’antico ghetto della Capitale. “Sabato scorso la storia si è ripetuta”, raccontano quattro ragazzi finiti malconci al pronto soccorso. Simile, se non uguale, la reazione del presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici: “Le ronde da noi non esistono. Abbiamo un servizio d’ordine composto da genitori e nonni che operano congiuntamente alle forze dell’ordine”.Ma la ricostruzione dei quattro ragazzi racconta un’altra storia e assomiglia in maniera inquietante all’episodio dell’autunno 2012. “Erano circa le quattro del mattino e, dopo una serata trascorsa in un locale in centro, siamo andati a mangiare una pizzetta in un forno aperto di notte dalle parti di via del Portico d’Ottavia”, racconta Vladimiro, una delle vittime. Dopo lo spuntino i giovani si incamminano verso casa e si imbattono in un cartello con scritto “Sharon uno di noi” dedicato all’ex premier israeliano scomparso proprio quel giorno. A quel punto il ragazzo, inconsapevole delle conseguenze del suo gesto, ha una pessima idea: strappa dal muro l’epitaffio in memoria dell’anziano leader. “Dopo neanche un minuto – spiega Andrea, un’altra vittima – ci siamo visti piombare addosso una quindicina di giovani armati di mazze da baseball, spranghe di ferro e un martello”.

 

 

Sono finalmente al sicuro e sanno che poteva andare molto peggio, rimane lo spavento e una serie di interrogativi. Primo su tutti l’identità degli aggressori: “Non avevano simboli politici, ma barbe folte e alcuni di loro indossavano la kippah (tradizionale copricapo ebraico, ndr)”, ricostruisce Vladimiro che continua: “La cosa che più ci ha colpito, a parte la violenza, è il fatto che sembrava un’azione coordinata e premeditata, come se ci stessero aspettando. Il capobanda a un certo punto ha intimato ai suoi sgherri di andare a prendere altre spranghe nascoste in un’auto posteggiata lì vicino”.

A differenza del pestaggio di novembre 2012, le vittime non sono riuscite a filmare l’aggressione e, in assenza di immagini, le uniche prove sono i loro ricordi. Infatti per il numero uno della comunità ebraica sono “episodi tutti da verificare, sarà stata una rissa da sabato sera”. Poi Pacifici si lancia in un paragone quanto mai azzardato: “Se qualcuno va a togliere una bandiera sotto Casa Pound, secondo lei cosa succede? La provocazione viene fatta passare indenne?”. Come se la sede dei fascisti del terzo millennio e le vie di un rione di Roma fossero la stessa cosa, luoghi in cui all’occorrenza si può anche fare valere la legge del taglione.

“Non avrei dovuto strappare quel manifesto e mi assumo la responsabilità del mio gesto”, ammette Vladimiro che però non riesce a capacitarsi “come nel 2014 certa gente possa considerare parte della città ‘roba loro’ tanto da auto-organizzare gang di delinquenti”. In attesa delle indagini dei Carabinieri, ai quali le vittime hanno sporto denuncia, la risposta la fornisce sempre Pacifici: “Questa è una comunità che in qualche maniera si deve tutelare. Conosciamo bene i gruppi neonazisti di Roma. Se vengono qui trovano qualcuno che li aspetta, fa parte del gioco”. Ma non chiamatele

Recuperati 392 cadaveri di palestinesi di Gaza sepolti in una fossa comune presso l’ospedale Nasser. Dal primo esame di un buon numero di salme emergono dettagli agghiaccianti che fanno propendere per fondati sospetti che siano stati sepolti vivi. Tra le salme rinvenute anche molte di bambini (pericolosi terroristi!). Ed anche molti uccisi con un colpo in testa, una esecuzione sommaria. ANCORA UNA PROVA CHE ISRAELE STA PROCEDENDO NEL GENOCIDIO DEL POPOLO PALESTINESE

In Occidente nasce un nuovo crimine: la critica sionista.
La presidente del dipartimento di filosofia della Emory University di Atlanta, Noelle McAfee, è stata ammanettata e arrestata per il suo sostegno agli studenti che mostravano solidarietà per la Palestina e contro il genocidio.

Un nouveau délit est né en Occident: La critique sioniste.
La directrice du département de philosophie de l’Université Emory d’Atlanta, Noelle McAfee, a été menottée et arrêtée pour son soutien aux étudiants, manifestant leur solidarité pour la Palestine et contre le génocide.