La visita di Macron a Berlino è stata un fallimento. Un fallimento pudicamente nascosto dai media “più Europa”… Una vera spaccatura si è prodotta fra lui e Scholz (che notoriamente si detestano a vicenda) il che apre ottime possibilità di rottura della Eu stessa, che perde l’asse semi-dittatoriale che la guidava.
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Qui un ccommento francese:
L’incontro di domenica tra il presidente francese Emmanuel Macron e il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier si è svolto questa domenica a Berlino in occasione della celebrazione dei 75 anni della Legge fondamentale, congratulandosi a vicenda per l’esistenza della democrazia in Germania, ma anche nell’area dell’Unione Europea. Ma gli osservatori tedeschi notano profonde differenze tra Francia e Germania, anche se il presidente francese dice che tra i due paesi va tutto bene.
L’agenzia tedesca ARD rileva che esiste un “accordo sulle linee principali” secondo cui “l’Europa deve diventare più indipendente e più fiduciosa” perché “questo obiettivo è condiviso sia dal cancelliere Olaf Scholz che dal presidente francese Emmanuel Macron. Ma ci sono disaccordi profondi e strategici sull’economia. “I governi di Parigi e Berlino hanno appena lanciato un’iniziativa congiunta per una maggiore crescita. Vogliono, ad esempio, portare avanti il progetto di un’unione europea dei mercati dei capitali in modo che le imprese locali possano ottenere prestiti più facilmente. Ma quando si parla di concorrenza internazionale, la lettura di Emmanuel Macron è completamente diversa da quella di Olaf Scholz”, annunciano i media tedeschi.
Macron si sta rompendo i denti. Il presidente francese ha insistito sul fatto che “se si prendono i giornali degli ultimi 75 anni, si vedrà che [emerge che] le relazioni franco-tedesche sono a un punto morto [in un dato momento]”. “C’è la crisi, la cronaca è permanente”, ma “stanno andando avanti”. “Oggi parliamo, quindi ci sono delle cose. Siamo d’accordo, non siamo d’accordo, ma costruiamo sempre un percorso insieme”, ha insistito nel suo discorso a Berlino mentre l’ARD constata – al contrario – una profonda spaccatura tra i due paesi.
Emmanuel Macron vuole il “protezionismo” che rappresenta “un rifiuto totale della Germania che è orientata alle esportazioni, perché collabora fortemente con la Cina e non può ricorrere a una corsa ai dazi doganali protettivi”. La festa in smoking con papillon e lampadari con candele era lì per la produzione teatrale che non riguarda i veri problemi di Berlino. “Durante una visita di Stato, di solito c’è un ricevimento con gli onori militari e un banchetto di stato. L’ultima volta che un presidente francese è stato accolto in Germania è stato 24 anni fa nell’ambito di una visita di Stato”, ricordano i colleghi tedeschi dell’ARD. Anche qui Berlino dà importanza al capo di Stato francese che ama mettersi in mostra.
Berlino non vuole inviare soldati in Ucraina. Dopo l’economia, ecco l’altro punto tra Berlino e Parigi: la Germania non condivide l’idea del presidente francese di inviare soldati in Ucraina. La difesa è il secondo punto di attrito tra Germania e Francia. L’idea di Emmanuel Macron di inviare soldati in Ucraina ha suscitato scalpore a Berlino alla fine di febbraio, suscitando poi una forte protesta. “Ciò ha allontanato i due partner più vicini”, precisa l’ARD citando un esperto dell’IFRI, il politologo Martin.
Parigi fornisce da tempo a Kiev i suoi missili SCALP a medio raggio, il governo tedesco rifiuta di inviare missili da crociera Taurus. Per Berlino, la Francia sta facendo troppo poco per l’Ucraina rispetto alla Germania. Le incessanti agitazioni di Emmanuel Macron nella sua messa in scena e le sue dichiarazioni infastidiscono oltre Reno. Le autorità tedesche annegano quindi in splendore le agitazioni macroniane durante i ricevimenti per far capire al presidente francese le sue vere intenzioni.
La personalità di Macron è inquietante in Germania. Secondo l’ARD, “la Germania e la Francia hanno finalmente fatto progressi nel progetto congiunto del carro armato MGCS, ma questo oscura un po’ i diversi approcci e le diverse personalità di Olaf Scholz ed Emmanuel Macron, dice Martin. Questo è un punto cruciale nelle relazioni franco-tedesche”. “I temperamenti non potrebbero essere più diversi. Emmanuel Macron salta come una palla di gomma da un incontro all’altro, da una visione all’altra, pronunciando per ore discorsi educati e colti mentre Olaf Schoz preferisce ruminare a lungo e intensamente e considera le visioni dannose ed è estremamente riluttante a comunicare con il mondo esterno ”, conclude l’ARD, riflettendo il disagio che esiste in Germania con Emmanuel Macron.
Perché è una speranza per noi, è spiegato qui da Byoblu
Nel video intervista ad Alberto Bagnai, docente di economia, di formazione di sinistra ora in quota Lega perché la sinistra ha abbandonato la sua antica piattaforma sovranista a tutela del lavoro.
Contenuti dell’intervista:
- Mario Draghi e Giavazzi i pentiti che ora ci vengono a dire che distruggere la domanda interna tagliando spesa pubblica e salari, ossia attuando politiche deflattive, è stata sbagliato. Ma sono stati loro, insieme a Mario Monti, a perorare e attuare quelle politiche. Perché ora ci dicono che era sbagliato, senza che alcun media li metta alla berlina? Perché serve un keynesismo militare.
- L‘assurdo di economie pensate in termini di totale esportazione e liberoscambio che richiedono la contrazione salariale in favore dell’indebitamento privato con le grandi banche di investimento onde sostenere i consumi non più sostenibili con gli stipendi falcidiati. La necessità invece di ripensare l’economia in chiave autocentrica in un equilibrio tra domanda interna, che deve prevalere, e domanda estera. A quest’ultima corrisponde sempre una dipendenza esterna che va tenuta costantemente sotto controllo affinché non assuma un ruolo egemone e distruttivo per la coesione nazionale e sociale.
- I tradimenti della sinistra dai tempi nei quali il Pci si opponeva allo Sme, e poi alla moneta unica, avendo compreso (ci sono a dimostrarlo i discorsi parlamentari di Napolitano, che poi passò all’altra sponda, e i verbali del comitato centrale delle Botteghe Oscure) che il vincolo monetario esterno era un attacco ai lavoratori salariati in favore dei profitti di un capitalismo in fregola di internazionalizzazione. Ora la sinistra è costretta a cercare il conflitto sul risibile piano dei diritti dei trangender e dei gay.
- Il fallimento del progetto europeo a causa della sua impostazione prociclica e liberista che ha favorito, nel recente passato, l’egemonia della Germania, ovvero del capitale tedesco proteso in una aggressiva politica di mercantilismo concorrenziale innanzitutto verso i suoi partner europei. Ma senza contestuale capacità politica di Berlino di operare per tutto il continente onde renderlo autonomo dagli Stati Uniti. La Germania, con la guerra americana contro la Russia in Ucraina, ha perso il suo duello con Washington che da economico non è riuscito a trasformarsi in politico. Questo perché la Germania non ha agito in chiave europea imponendo un primato interno a scapito degli altri popoli europei, anziché aggregarli in un comune progetto come fa il magnete con la lima di ferro.
- Se la Germania ha fatto fallire l’Europa è perché è stato dimenticato il “principio di coordinamento”, pur contenuto nei Trattati europei, che avrebbe impedito gli errori tedeschi e consentito una coordinazione continentale autonoma dagli interessi americani.
- Infine, Bagnai offre un salutare disincanto della narrativa liberista ed europoide, cui tanti hanno abboccato, fatta dagli slogan ripetuti dai media – “abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità “, “il debito scaricato sulle future generazioni”, “aumentare la produttività del lavoro” etc. – per abituare il parco buoi di noi cittadini, privi di competenze specifiche in economia e privati dalla possibilità di ascoltare voci competenti estranei alla narrativa ufficiale perché puntualmente censurate, all’accettazione acritica, in nome del tatcheriano “there is not alternative”, di politiche pensate per il capitalismo transnazionale e finanziario anziché per i popoli.
“AVEVAMO RAGIONE SU TUTTO”: TORNA ALBERTO BAGNAI SU BYOBLU, 12 ANNI DOPO – #MezzoraconMessora
Dodici anni dopo, avevamo ragione noi. Dall’austerity sbagliata al debito pubblico buono. Ora che lo dice anche Draghi, chi chiederà scusa agli italiani? Alberto Bagnai è un fiume in piena, in questo nuovo faccia a faccia con Claudio Messora. Guarda l’intervista completa.