“Questo abbattere statue è uguale ai roghi di libri”

Condivido coi lettori questa osservazione del  saggista ed amico Nicolas Bonnal. Dovunque nelle città americane, di punto in bianco, si abbattono o violano monumenti  di personalità confederate; dopo un secolo  e mezzo  che sono lì, improvvisamente gli “Antifa” non  le tollerano: sono “schiavisti”.  Sindaci e governatori eseguono, anzi precedono le folle nelle opere di abbattimento.  In odio a Trump, naturalmente. Ovviamente  s’intravvede  un  freddo,   deliberato ed organizzato tentativo di innescare la guerra civile razziale, neri contro bianchi.

A Charlottesville, poco prima dello scontro fra “antifa” e “suprematisti”,  una agenzia con sede a Los Angeles, dal nome significativo “Crowds on Demand”  (Folle su Richiesta…) cercava “attori”, “militanti” “fotografi”  per “eventi e proteste” nella zona, offrendo 25 dollari l’ora  – ottima paga per un lavoro temporaneo. Specie coi tempi che corono.

L’annuncio della “Crowd on Demand”. 25$ l’ora per protestare.

L’organizzatore della marcia “Uniamo la Destra” che ha avuto luogo a Charlottesville, tale Jason Kessler, è risultato essere uno nient’affatto “di destra”, bensì un sostenitore di Obama che un anno fa s’era infiltrato nel movimento Occupy Wall Street da cui era stato cacciato  come provocatore volontario.  Nel 2005 è stato pure condannato per taccheggio:

Si è finto di destra. Un Obamiano.

Sono tuttavia volontari  di massa i distruttori, quelli che scagliano contro simboli del passato, che si fanno psico-poliziotti:  il fatto che si diano le etichette auto-santificanti di  “antifa” e antirazzisti   non ci deve far ignorare che essi annunciano e preparano un potere di intolleranza totalitaria  e fanatica  e violenta. Soppressiva della libertà di pensiero ed espressione.

Anche la Boldrini vuol abbattere monumenti…

Di questa intolleranza  che comincia col “politicamente corretto” e finisce per sopprimere  la libertà, non  dimentichiamolo, abbiamo avuto un esempio recente: la presidente della Camera Laura Boldrini ha invocato l’abbattimento dei  “monumenti fascisti” (“offendono i partigiani”) e subito  è  passata ad esigere che “Lo Stato non ignori le manifestazioni d’ispirazione fascista”,  insomma le proibisca.

La rimozione del generale Lee.

La Boldrini è stata subissata di critiche ed  urli, quindi ha negato di aver detto quello che ha detto.  Se  avesse   tutto il potere  cui aspira,  anzi,farebbe arrestare chi gli ha attribuito quelle  frasi (che ha detto davvero) come “fake news” diffamatorie.  Riconosciamo in lei la rivelatrice  precoce di come il  “politicamente corretto” sia pronto a diventare psico-dittatura; e la prima infetta da quel  contagio ideologico che, dall’America, travolgerà  presto le sinistre italiane – sempre pronte ad adottare le mode americane   e ben contente di far  dimenticare tradimento dei lavoratori  e la complicità oggettiva con le oligarchie  miliardarie  con la ”lotta al fascismo”, vecchio cavallo di battaglia  di successo.

A  loro ricordiamo, finché  possiamo, che “i nazisti facevano lo stesso, e questa voglia di distruggere le statue non può che paragonarsi a quella di bruciare libri”.

Ricordiamo loro, agli “Antifa”,   che tutto questo  lo faranno col permesso delli superiori,perché  è fortemente voluto dal sistema oligarchico:    basta ricordare    le direttive europee contro “l’influenza russa” (“Non guardate Russia Today e Sputnik News!”) e  le  “fake news sul web”, e  le leggi varate dalla  Merkel a multare i “social” che  non sorvegliano  le espressioni “d’odio”, ossia politicamente scorrette. La sola differenza, coi   nazi, è che non hanno bisogno di fare falò. Siamo alla “fine del  free speech ordinata dagli ingegneri iloti di Silicon Valley, dai robot e dai loro software”  .

http://www.dedefensa.org/article/de-la-culture-comme-arme-de-destruction-massive