La scena: Su un palco, tre seggiole, affiancate, nessun tavolo davanti. Su quella centrale, priva di qualunque distinzione, nemmeno una piccolissima pedanina, siede il Papa pro-tempore. A destra, la signora Primo Ministro, piuttosto scarmigliata, con un vestitino pantalone bianco da scampagnata primaverile (una volta solo la regina di Spagna davanti al Papa di una volta portava un vestito bianco lungo e il velo in testa), e con le gambe perennemente accavallate alla contadina, in bella vista di tutti per la mancanza di un tavolo; in più, a volte spenzolata verso il Papa pro-tempore, con pacche confidenziali sul fianco e risatine sguaiate. A sinistra, un organizzatore, con giacchetta e pantaloni blu ma senza cravatta, e con sandali a strisce in bella vista sui piedi perennemente accavallati. Nel complesso, uno scenario cafonal-burino.
L’intervento: del tutto adeguato allo scenario. Il Papa pro-tempore parla per 16 minuti. Sul tema della natalità ? Boh. Parla dei cagnolini trattati come bambini. Parla dell’inverno demografico, della tristezza e della solitudine. Parla dei ricchi che soltanto loro si possono organizzare la vita. A un certo punto dice C’è la provvidenza, ma non dice Chi è la provvidenza e per che cosa. Parla di fare un processo insieme. Dice che è compito della politica. Una sola citazione della Bibbia: Dio apre strade nel deserto. Questa è l’unica menzione di Dio. E allora ? Anche un geometra apre strade nel deserto. Mai nominato Gesù, né la Madonna, né la Famiglia di Nazareth, né alcun altro riferimento cristiano di nessun tipo. Nessun minimo accenno al fine per cui si dovrebbero avere figli: catechismo di S. Pio X, terza domanda.
Al di fuori di questo fine, che gliene importa al Papa pro-tempore se l’Italia e l’Europa finiranno presto ? Non sono più terra cristiana, sono ormai soltanto cantieri di Babele, possono finire senza nessun rimpianto. Ma negli ultimi 3 minuti il Papa pro-tempore parla della speranza; e quale speranza ? Credete voi che la speranza sia secondo la vecchia e scaduta definizione una virtù teologale? Passatisti. Nessun minimo accenno alla Speranza che ci fa salvi, nessuna concessione a nominare in Chi spera il cristiano. No, per il Papa pro-tempore speranza è lavorare tutti insieme, banche fabbriche politici, ma assolutamente no la Chiesa, la Chiesa non si nomina, la Chiesa non ha niente da dire e niente da fare in tutto ciò, le banche (!) lavorano per il futuro: quale futuro? Non si sa. Forse il radioso futuro socialcapitalista del grande reset, in cui dovranno scomparire 4 miliardi di bocche umane inutili, altro che promuovere la natalità.
A che cosa? Boh.
Giulio Giampietro