Nel momento in cui ad assumere per un semestre la presidenza UE è la Slovenia (un paese di 2,3 milioni di abitanti, ricordiamo), esce fuori da Lubiana una mappa dei Balcani che è un progetto di revisione dei confini – materia come minimo rovente – attribuita allo stesso premier sloveno Janes Janza. Che respinge l’accusa stranmente, dicendo che non è quella la mappa pensata da lui.
Pubblicata dal quotidiano sloveno “Necenzurisano ”, la mappa disegna lo smembramento della Bosnia Erzegovina, l’adesione della Republika Srpska (parte del Kossovo) alla Serbia e il ricongiungimento del Kossovo all’Albania. “In Kosovo, il 95% della popolazione vuole unirsi alla nazione originaria albanese. La situazione è simile in Albania. Il confine tra Albania (membro della Nato) e Kosovo è praticamente inesistente”, si legge nel documento insistente (non -paper, nel gergo) che illustra la mappa.
“Secondo le nostre informazioni, il documento intitolato “Balcani occidentali – la via da seguire” è stato ricevuto nel gabinetto di Charles Michel, il presidente pro-tempore del Consiglio europeo, a febbraio. Che nega. Chi l’ha scritto non può essere conosciuto ufficialmente. Secondo il giornale sloveno, il non paper non è stato certamente creato presso il Ministero degli Affari Esteri sloveno. Parte del suo contenuto dovrebbe essere scritto su alcune informazioni a Budapest. Tuttavia, nei circoli diplomatici di Bruxelles viene indicato come un documento “sloveno”, poiché si dice che il gabinetto di Janša abbia partecipato all’invio a vari indirizzi. Trattandosi di un documento diplomatico ufficioso destinato a comunicare diverse posizioni e iniziative senza carattere ufficiale, non ha né testa né firma. È venuto a Michel oltre l’incarico diplomatico ufficiale, quindi la sua esistenza può essere negata pubblicamente.
L’accusa “il documento sembra fatto su misura per i circoli nazionalisti serbi e croati, che da tre decenni lavorano per smembrare la Bosnia ed Erzegovina”. Infatti cit nell’introduzione le “questioni nazionali irrisolte di serbi, albanesi e croati” emerse dopo la disgregazione della Jugoslavia. Gli autori del documento sottolineano che anche dopo l’instaurazione della pace dopo la fine delle guerre, le promesse prospettive europee e i progressi della Macedonia settentrionale e del Montenegro in questa direzione nella regione, “rimangono irrisolte questioni chiave”. Queste sono:
- che l’Accordo di Dayton del 1995, che pose fine alla guerra in Bosnia ed Erzegovina, che causò più di 100.000 vittime, riconobbe praticamente ciò che era stato realizzato nella guerra, ma non in linea di principio;
- che al momento è difficile immaginare le prospettive europee della Serbia e del Kosovo;
- che l’appartenenza della Bosnia-Erzegovina all’UE può essere completamente esclusa;
- che nel frattempo lo spazio vuoto è stato utilizzato dalla Turchia, che ha aumentato la sua influenza in Bosnia-Erzegovina e nella Macedonia settentrionale;
- che ad eccezione della Turchia, una manciata di politici locali e dei loro sostenitori che beneficiano personalmente del caos e delle istituzioni disfunzionali, nessuno è soddisfatto della situazione in Bosnia-Erzegovina.
Le soluzioni:
La parte serba del Kosovo otterrebbe un status speciale – sull’esempio dell’Alto Adige
La republika Srpska – la zona abitata da serbi in Kossovo – andrebbe unita alla Serbia. In questo caso, la Serbia è pronta ad accettare l’unificazione del Kosovo e dell’Albania”, si legge nel documento.
In Bosnia c’è anche una minoranza croata, soprattutto in Erzegovina. “La questione nazionale croata può essere risolta unendo i cantoni a maggioranza croata in Bosnia-Erzegovina con la Croazia o concedendo uno status speciale alla parte croata della Bosnia-Erzegovina (usando il modello dell’Alto Adige).”
Resta la semi-maggioranza musulmana. Essa avrebbe così “uno stato funzionante e indipendente e se ne assumerebbe la piena responsabilità. In un referendum, le persone deciderebbero se aderire all’UE o un futuro al di fuori dell’UE ( come per la Turchia. Per ora, la stragrande maggioranza dei bosniaci sostiene la prospettiva dell’UE, ma si registra e un forte aumento dell’influenza turca e dell’Islam radicale: la situazione potrebbe deteriorarsi drasticamente nel prossimo decennio”.
Secondo gli autori del documento, queste “soluzioni” accelereranno i negoziati sull’adesione dei paesi dei Balcani occidentali all’UE e alla NATO.
Il progetto ha ovviamente messi a rumore tutti i Balcani.
Capito? Jansa vuol far passare alla storia il suo semestre di presidenza preparando accelerando l’entrata dei Balcani”in UE e nella NATO” e la UE-oligarchia è pronta a mettere le mani nella tagliola balcanica, con le “soluzioni” lì previste o simili. Il gruppo musulmano sembra il più penalizzato dallo smembramento del suo staterello. Significativa la risposta del bosniaco Denis Zvidic , presidente della Camera dei rappresentanti dell’Assemblea parlamentare della Bosnia-Erzegovina :
“Abbiamo letto sui media che c’è un documento presumibilmente redatto nell’ufficio dell’attuale Primo Ministro della Slovenia, Janez Jansa, che propone la scissione della Bosnia ed Erzegovina in modo che l’unità della Republika Srpska vada alla Serbia” e parte del Cantone alla Croazia. Ciò sarà possibile se la regione slovena della Carinzia andrà all’Austria, Gorizia all’Italia e l’intera baia di Pirano alla Croazia “, ha twittato Zvizdić, alludendo alle parti che la Slovenia ha annesso ma sono (o erano) abitate da minoranze stranieri. Questo per dire che chi comincia a parlare di revisioni dei confini altrui, in Balkania, finisce per sentir mettere in discussione i propri.
(Ricordo che Irlmaier previde un recrudescenza di crisi nei Balcani e una iniziativa di pace mandata a monte per un attentato che uccide”quello grosso”, dopodiché comincia)