Anche l’ebete globalista Jovanotti ci fa la predica. Anche Ilaria Capua (dopo l’economia ci mancava anche la “salute circolare”!), che dopo aver sostenuto un governo ed un partito che hanno devastato la sanità italiana, lancia accorati allarmi da svariati pulpiti mediatici.
Ma ci sono altri virus, più pericolosi per l’anima: Giuliano Ferrara, ad esempio, scriveva solo pochi giorni fa che la pedofilia è legittima, se c’è il consenso di una quattordicenne e se chi la pratica con ostinazione e senza pudore è amico del pingue delatore (https://www.ilfoglio.it/cultura/2020/02/15/news/matzneff-e-il-peccato-estinto-301988/?underPaywall=true). Nel frattempo, l’italico parlamento “sovrano” si appresta a votare per il MES e contro l’urgentissima, esiziale deriva omotransfobica (chissà se all’inferno c’è una pena eterna per chi stupra la lingua italiana); seguono a ruota le monocordi nenie di uno zombie che si diletta nel nominare commendatore della repubblica uno zingaro, e che solo un mese fa credeva di rassicurare i suoi sudditi col visitare innocenti pargoli cinesi.
Mentre le scuole restano chiuse, la Chiesa (!?) ha abolito i funerali, introducendo una innovazione inedita in ogni tempo e cultura: non si può più morire, nell’epoca della misericordia universalmente profferta alle masse informi di Occidente. Ancora, in unione di preghiera con la pletora mondialista di artistoidi e starlettes di ogni risma, il papa più sordido, sciocco, ignorante, protervo ed irrituale della storia si ostina a (far) “tweettare” una profluvie ininterrotta di banalità, nel contesto di un pontificato che si è reso disponibile a decostruire quel poco che ancora rimaneva del cattolicesimo (il “rito amazzonico”!), con tenacia e servilismo ineguagliabili: nella marea di sciocchezze si rammenteranno, indelebili, le reiterate bestemmie e le eresie quasi erette a magistero ordinario.
Nel mentre, la gente dovrebbe rimanere a casa, con la ubiqua pornografia telematica, l’androgino catodico Maria de Filippi e la sciantosa “cattolica” Barbara d’Urso a farle compagnia; ovvero, nella migliore delle ipotesi, a compulsare l’ultimo instant book di Antonio Socci, sorta di Paolo Brosio ciellino, affine all’ex sottoposto di Emilio Fede per lo sguardo perennemente lacrimevole e per il fastidioso escapismo miracolistico. Inoltre, la Grecia è stata appena invasa da torme di debosciati (Erdogan è solo l’esecutore di tale miserabile ricatto), mentre tre stati invisi ai “powers that be” – guarda il caso! – sono flagellati dal “coronavirus”. Ancora. Su “Il Foglio” – quotidiano pagato dagli italiani unicamente per servire gli interessi di un altro stato — ci si trastulla con numeri da pallottoliere, per far quadrare i conti della serva; altri, apparentemente su versanti opposti, si dilettano, previa autorizzazione della “autorità”, con le messe tridentine; ma entrambi, già indissolubilmente uniti nel devoto ossequio porto a chi domina il mondo (ci si divide sulla pedofilia e sulla omosessualità, non sulle entità che signoreggiano e affamano i popoli: Silvana de Mari, che ha ben controbattuto a Ferrara [https://www.silvanademaricommunity.it/2020/02/27/matzneff-e-la-banalita-del-male/], docet: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=&sez=90&id=43158), invocano “la scienza” (https://twitter.com/spinozait/status/1231992791108136961): come se ne esistesse una sola.
Altri ancora, che si dicono cattolici, difendono la “libertà di espressione” delle deiezioni di “Charlie Hebdo” (https://www.lindau.it/Libri/Hanno-ucciso-Charlie-Hebdo): che bestemmiò, in copertina, la Trinità. Infatti, anche questi “cattolici” scrivono con costanza su “Il Foglio”.
Baldr osserva tutto questo postribolare spettacolo – una fine ingloriosa, senza neppure una sfumatura di quel tragico che è nobile tratto essenziale della fu “civiltà occidentale” — con disincanto. La sua è una ricognizione di principio, quasi dovuta, a salutare luoghi che gli furono (e gli sono) carissimi, nel profondo del cuore. Egli volteggia con l’occhio della mente su quella Europa che produsse la civiltà più solida e raffinata della storia, ora ridotta ad un ammasso di degenerati. “Il migliore dei mondi possibili” ha generato, per paradosso ed eterogenesi dei fini, il brodo di (in)cultura nel quale si può cogitare ciò che fino a qualche anno prima era semplicemente impensabile: ad esempio, che il sesso è una costruzione culturale, e che è legittimo abortire, anche al nono mese e forse oltre, mentre si può essere arrestati per una ipotesi storiografica (Salvini concorde), o sospesi dal lavoro se si esprime una valutazione di semplice antipatia per una qualsiasi senatrice a vita.
Ma, seppure a fatica, la compassione vince sul disprezzo: e allora Baldr, anche se sconsolato, torna alla sua avita dimora, la Thule di ghiaccio, a vergare queste brevi note, e a contemplare l’origine: dove tutto, tanto tempo fa, ebbe il proprio fulgente incipit, tra gli oscuri bagliori di un nord immacolato.
Baldr da Thule