ll vice-ammiraglio Charles Richard, insediatosi a capo della flotta di sottomarini USA, s’è insediato il 3 agosto. Ecco quel che ha detto:
“Pronti per la battaglia! Questo è stato l’ordine dell’ammiraglio e questo è il mio ordine. Solo grazie alla prontezza al combattimento possiamo impedire lo spargimento di sangue. Il nostro popolo è in attesa e richiede vittoria. Non lo deluderemo!”
Da qui il titolo di Sputnik News: “Gli Usa si preparano alla battaglia con la Russia nel Nord dell’Atlantico”. Gli atti di vera e provocatoria ostilità del Deep State Usa, della NATO e dei britannici, si moltiplicano. Si va dagli sforzi per staccare le forniture russe di gas all’Europa per sostituirle col gas liquefatto americano, alle manovre congiunte in Georgia, palesemente intese contro Mosca, con l’annuncio che la Georgia , pur non essendo un paese NATO, lo sarà presto; fino alla arrogante imposizione di nuove sanzioni a Mosca con il pretesto più assurdo e inverosimile, l’accusa di aver avvelenato l’ex agente Skripal: con l’umiliante richiesta alla Russia a confessarsi colpevole dell’evento, entro una certa data, se vuole evitare le più gravi sanzioni.
La criminale pericolosità di queste azioni è sottovalutata in Europa, anche perché i media le presentano come cose quasi normali, rese necessaria dalla “aggressività” di Putin. Ma sono ben valutate a Mosca per quello che sono. La notizia delle nuove sanzioni con una tale motivazione, assurda e perfino offensiva nella sua inverosimiglianza, dopo il ragionevolmente cordiale incontro di Trump con Putin a Helsinki, hanno provocato un autentico sbalordimento, a quanto sembra, in Putine in Lavrov – che hanno definito “inaccettabile” l’accusa.
Ma le parole più gravi le ha dette il primo ministro Dimitri Medvedev, il “filo-occidentale”,il “globalista” e morbido Medvedev, il 9 agosto. “Se introducono qualcosa come un divieto delle operazioni bancarie o l’uso di qualunque metodo monetario, noi considereremo questa misura come una dichiarazione di guerra economica. E risponderemo di conseguenza, economicamente, politicamente o di tutt’altra maniera se necessario. I nostri amici americani non devono ingannarsi su questo”.
Medvedev ha sottolineato: “Il nostro paese ha vissuto sotto la pressione costante di sanzioni da un secolo, niente è cambiato”.
Il 6 agosto, in occasione delle grandissime manovre militari dell’Alleanza Atlantica “Noble Partner” nella Georgia non-NATO, e dopo che il presidente georgiano Georgi Margvelashvili, uscito da un colloquio col segretario NATO Stoltenberg, ha detto che costui gli aveva assicurato che il suo paese sarebbe diventato membro dell’Alleanza Atlantica, Medvedev ha avvertito delle “conseguenze catastrofiche” di questa adesione: “Ciò può scatenare un terribile conflitto, è incomprensibile”.
Il significato è chiaro: Mosca teme che gli Usa esprimano la volontà di ridurre la Russia con le spalle al muro, fino al punto che non abbia altra alternativa che attaccare. Per scongiurare questa provocazione, in qualche modo tradizionale del bellicismo Usa , Putin mesi fa ha mostrato le armi ipersoniche che sappiamo. Naturalmente, provocando invece che resipiscenza, furore irrazionale mescolato a panico, e dunque altre provocazioni.
Il senatore John McCain (ancora vivo) e il suo compare Lyndsey Graham ed altri hanno promesso sanzioni “schiaccianti” per cui la Russia non avrebbe potuto più comprare nulla nemmeno “un lavandino di cucina” (sic). Il senatore Cory Gardner (j) ha chiesto che il Dipartimento di Stato inserisca la Rssia tra gli “stati sponsor del terrorismo”. Il senatore Ben Cardin (j) ha aggiunto che le sanzioni debbono essere schiaccianti, perché “Putin corrode le istituzioni democratiche nel mondo, e ciò è una minaccia diretta e crescente alla sicurezza nazionale USA”.
Sarebbe, ha notato l’analista strategico Vladimir Kornilov, “non solo aggravare le relazioni, ma equivarrebbe a una rottura dei rapporti diplomatico, qualcosa che va oltre ogni linea rossa concepibile”. La sola cosa che ha indotto la dirigenza russa, dopo le prime reazioni, a un atteggiamento di attesa, è la sensazione – o la conoscenza – che qui si tratta di operazioni del Deep State americano contro lo stesso Trump, per mandare a monte le sue aperture del dopo Helsinki.
Minuti dopo che Trump s’era detto pronto a incontrare l’iraniano Rouhani “senza condizioni preventive”, il ministro degli esteri Mike Pompeo ha elencato le condizioni preventive cui Teheran dovrà adempiere prima di sperare in una riapertura delle trattative con gli Usa sul nucleare. Mentre infuriavano le minacce e le provocazioni “americane”, atterrava a Mosca Rand PAul, il senatore figlio di Ron PAul, con una lettera personale di Trump per Vladimir Putin. Evidentemente Donald deve utilizzare canali di comunicazione indipendenti da quelli del “suo” governo.
Come ha commentato Michael Maloof a Russia Today, “Abbiamo attualmente la politica estera del presidente Trump, e la politica estera dell’Amministrazione Trump, fatta essenzialmente per imprigionarla”.
Tutt’altro che tranquillizzante. Spero non sfugga a nessuno la pericolosità della “doppia politica estera” americana, e gli equivoci letali che può produrre. Alla prossima provocazione bellica, un attacco della NATO in Ossetia o una volata di missili, magari Putin avrà pochi secondi per capire a quale “America” prestare vede. Le letter a mano di Rand Paul possono arrivare tardi.
Forse la valutazione più realistica la stanno dando i miliardari occidentali che si sono buttati a comprare case, terreni, fattorie in Nuova Zelanda in vista dell’Apocalisse: provocando un tale rincaro dell’immobiliare, da far appartie in senzatetto. Ora il governo sta per introdurre il divieto per gli stranieri a entrare nel mercato immobiliare.
https://sputniknews.com/world/201808121067142637-new-zealand-apocalypse-houses-ban-foreigners/