Qualche settimana fa abbiamo segnalato movimenti ad alto livello per “sdoganare” politicamente il terrorismo islamico in Siria: intervista di Al Jazeera ad Abu Muhammad Al-Julani, “l’emiro” di Jabhat Al-Nusrah (Al Qaeda) presentato come uno statista e il takfirista dal volto umano; l’alto commissario Onu ai diritti umani che casualmente un principe giordano della famiglia regale, Zeid Ra’ad al-Hussein, che di punto in bianco si mette a dichiarare: “Bisogna negoziare con DAESH”…
Adesso nell’operazione di candeggio entra l’inglese Richard Barrett, capo dello MI6 britannico dipartimento antiterrorismo. In un articolo pubblicato sull’Independent, scrive: è “esagerato dire che Daesh è una delle maggiori minacce al mondo”. Sì,”per il momento questo Stato (sic: già a Londra lo chiamano Stato) è aggressivo, intollerante, dispotico, e non lascia spazio ai compromessi. Ma la cruda verità” è che il Califfato “offre ai suoi abitanti una migliore gestione degli affari correnti che i regimi precedenti”.
“I suoi abitanti”? Sono quelli che gemono sotto l’occupazione dello Stato Islamico. Sono i parenti dei decapitati per futili motivi. O delle ragazze vendute sul mercato come schiave sessuali perché di altra religione. Sono quelli che vivono nel terrore di esecuzioni sommarie dei loro poliziotti della morale. Tutto ciò, per l’inglese, costituisce “Una miglior gestione degli affari correnti” rispetto al regime di Assad in Siria o di Al Maliki in Irak. Infatti, dice Barrett, c’è meno corruzione… e anche la giustizia è più rapida (ah, quello sì).
Adesso, dice il nostro capo-spia, quando alcuni di questi combattenti tornerano dalla Siria e dall’Irak, il governo ha paura che compiano attentati, “come se ogni persona che viaggi in Siria o Irak fosse un terrorista”. Ma non è il caso. E poi Daesh non ha ancora mandato nessuno dei suoi combattenti in Europa. E ciascuno di quelli che sono andati là, ha i suoi motivi. Conclusione: “Una politica intelligente li considererebbe più una risorsa potenziale che una minaccia”.
http://francais.rt.com/international/3497-daesh-uk-Barrett-transformation
Una risorsa per quale scopo, dei terroristi islamisti incalliti nella guerriglia?, trasecola l’ l’ingenuo. Ma Alexander Bortnikov, direttore dello FSB (ex Kgb), un idea ce l’ha: li lanceranno alla destabilizzazione delle ex-repubbliche sovietiche dell’Asia centrale, musulmane, riunite nella Comunità degli Stati Indipendenti (CIS) formata da Mosca. “Voglio attrarre l’attenzione sui processi d’attivazione ed espansione delle zone d’influenza del terrorsimo internazionale”, ha detto il direttore durante, appunto, una seduta anti-terrorismo del CIS: “Lo Stato Islamico ne è il centro”- Ha citato i dati forniti dai kurdi, secondo i quali “l ’80 per cento dei gruppi dello IS (Stato Islamico) in Siria sono stati residenti del Nord Caucaso e del Volga medio. Lo IS crea cellule e dice apertamente che ha l’intenzione di destabilizzare l’Asia centrale”.
Anche il capo ceceno Ramzan Kadirov, a febbraio, aveva detto la stessa cosa, alludendo ai gruppi jihadisti combattenti in Siria e Irak: “I leader di queste gang terroristiche sono degli agenti della Cia e di altre agenzie di spionaggio”, accusando i social media sfruttati dagli occidentali di tentare di reclutare dei russi per rimpolpare le file dei gueriglieri del Califfato.
Del resto non è da ieri che l’Intelligence Service usa come “una risorsa” i fanatici islamisti, che prosperano nel quartiere di Londonistan e attorno alla moschea di Finsbury Park: qui, lo spionaggio ha consentito ad Abu Qatada al-Filistin, che controlla molto da vicino (l’ha messo più volte in carecre e poi scarcerato) di raccogliere fondi per la guerriglia cecena; anche l’imam Abu Hamza Al-Masri, di Londra, è stato lasciato a raccogliere soldi per la guerriglia cecena e contemporaneamente per il campo Darunta in Pakistan di Bin Laden, ed è stato usato come informatore dallo MI5, prima di essere condannato, per terrorismo, all’ergastolo.
http://www.infowars.com/pentagon-trained-isis-unleashed-on-russia/
Ora è interessante capire come Londra userà questa “risorsa” nel quadro dei cambiamenti avvenuti segnalati dalla visita del principe Mohammed bin Salman, figlio del re Salman dell’Arabia Saudita, a Putin durante il Forum di San Pietroburgo, con la firma di contratti d’affari notevoli, fra cui la costruzone di centarli nucleari russe in Arabia. Come riporta Meyssan, “per eliminare ogni ambiguità su questo riavvicinamento, il presidente Putin ha tenuto ad affermare che la Russia non cambiava in nulla il suo sostegno alla Siria e che aiuterebbe qualsiasi soluzione politica conforme al volere del popolo siriano”, il che significa: mantenimento al potere del Presidente Al-Assad, che è stato eletto per sette anni. Sempre secondo Meyssan, sauditi ed Israele, durante una serie di incontri segreti (alcuni in Italia), hanno saldato la loro alleanza impresentabile in vista dei cambiamenti che – sembra – non possono più scongiurare. Uno, la firma di accordi fra Washington e Teheran il 30 giugno, che riporterà l’Iran sui mercati mondiali; due, che due terzi dell’Irak, Siria e parte del Libano resteranno sotto influenza iraniana-sciita.
In questa sistemazione, lo sdoganamento del Califfato e di Al Nusra mira a farne dei legittimi enti statali, che terrano e resteranno nelle zone di influenza sunnita. Ma – se vi sarà un raffreddamento della guerra civile siriana – una parte dei guerriglieri-decapitatori sarà resa disponibile per la nuova avventura paventata da Bortnikov?
Intanto non è detto che il progetto di Obama di firmare con l’Iran vada a buon fine. Il Dipartimento di Stato ha appena emanato l’annuale “terrorism report” dove accusa Teheran di “attività in connessione con il terrorismo”, considerando tali il sostegno che l’Iran dà alle milizie sciite che combattono i terroristi di Daesh… che gli Usa sostengono di combattere. Se non è uno dei fuequenti casi di confusione mentale dell’Amministrazione, è il tentativo delle forze (immaginate quali) nel Dipartimento che vogliono far fallire il negoziato con l’Iran e far durare le sanzioni che lo colpiscono.
E John Kerry, improvvisamente riapparso in video dalla sua casa di Boston, ha di nuovo accusato Assad e le sue forze armate di usare armi chimiche; ha detto che stavolta ha le prove. Come si ricorderà, con questo pretesto nel 2013 Usa e Francia si preparavano a rovesciare Assad con un’invasione…
Difficile capire la politica della Superpotenza.