da Il Giornale:
“Adesso la guerra deve finire con plebisciti nelle due regioni di Donestk e Luhansk”. È la soluzione prospettata dal politologo Edward Luttwak per porre fine al conflitto in Ucraina e riportare la pace nei territori invasi dalle truppe di Mosca.
Per il saggista romeno naturalizzato statunitense, intervenuto su Twitter, per muoversi in tal senso, però, è indispensabile che sia “gli spari che i movimenti di terra debbano finire”. Una sorta di pausa per favorire una soluzione diversa dalle operazioni belliche. Stesso discorso vale per le sanzioni adottate dall’Occidente contro la Russia. “Se sono sospese – spiega l’esperto di politica internazionale – i russi rispetteranno le regole”.
A suo parere, comunque, anche nel caso in cui si dovesse scegliere di percorrere tale soluzione non mancherebbero le divisioni. “Le due parti sono già d’accordo su Nato (no), Unione Europea (sì)”. Se dovesse passare tale quadro si rischierebbe con lo spaccare un fronte occidentale, che secondo la maggior parte degli studiosi, fino a questo momento sarebbe apparso abbastanza compatto.
il suo Twitter in italiano:
Adesso la guerra deve finire con plebisciti nelle 2 regioni di Donetsk e Luhansk. Per organizzarli sia i spari che i movimenti [di truppe] devono finire. Se tutte le sanzioni sono sospese, i Russi rispetterano le regole. I 2 lati sono già d’accordo su NATO (no) Unione Europea (si).
da Tempi:
La guerra potrà essere fermata solo in Occidente si ammetteranno le proprie gravi responsabilità e si smetterà con gli atteggiamenti da “crociata ideologica” prendendo atto con realismo delle ragioni altrui intavolando trattative. E questo non lo dice un simpatizzante della Russia ma – udite, udite! – Robert Kagan il maistre a penser vivente dei neoconservatori interventisti e marito della tristemente famigerata Victoria Nuland-.
La telefonata che potrebbe fermare la guerra non si farà
Ci vorrebbe una chiamata di Blinken a Lavrov per fermare la strage in Ucraina. Non succederà. Eppure anche l’antiputiano Robert Kagan scrive che […]
Cosa scrive Kagan
Scrive Kagan nel numero di maggio/giugno 2022 di Foreign Policy: «Benché sia osceno accusare gli Stati Uniti per il disumano attacco di Putin all’Ucraina, insistere che l’invasione è avvenuta senza alcuna provocazione è fuorviante. Così come Pearl Harbour fu la conseguenza degli sforzi statunitensi di ostacolare l’espansione giapponese sul continente asiatico, e così come gli attacchi dell’11 settembre furono in parte una reazione alla presenza dominante degli Stati Uniti nel Medio Oriente dopo la prima Guerra del Golfo, allo stesso modo le decisioni russe sono state una risposta all’espansione dell’egemonia degli Stati Uniti e dei suoi alleati in Europa dopo la Guerra fredda. Il solo Putin è colpevole delle sue azioni, ma l’invasione dell’Ucraina sta avvenendo in un contesto storico e geopolitico nel quale gli Stati Uniti hanno svolto e tuttora svolgono il ruolo principale, e gli americani devono fare i conti con questo fatto».
Conviene agli Usa non all’Europa
Siamo curiosi di vedere come commenteranno queste parole le penne interventiste del Corriere della Sera e di Repubblica: accusare di putinismo Robert Kagan sarebbe un po’ come dare del sionista all’ayatollah Khamenei. Prendere atto delle linee di tendenza della scena internazionale secondo la totalità dei suoi fattori, come fa Kagan e come farebbe qualunque analista semplicemente obiettivo, aiuterebbe anche a capire perché paesi come Cina, India, Turchia, Pakistan, Brasile, Messico, ecc. non partecipino alla coalizione per isolare economicamente e politicamente la Russia: le potenze emergenti sono solidali con la potenza revisionista Russia, che sta sfidando il predominio internazionale (in fase calante) dell’egemone Usa.