Il Giornale
La Shoah ha sfrattato il crocefisso
Perché un evento tragico di settant’anni fa, unico tra gli orrori, tiene banco in maniera così prolungata, unanime e pervasiva nei media e nelle rievocazioni? Perché col passare degli anni anziché sopirsi, si acuisce la memoria della Shoah, oggi più di trent’anni fa? Non intendo aprire polemiche, si tratta di domande vere.
Provo a rispondere senza fare alcuna valutazione.
La Shoah sta prendendo il posto della crocifissione di Gesù Cristo. Ovvero è l’Evento Cruciale che segna il Lutto Incancellabile per l’Umanità, lo Spartiacque Unico dei tempi e l’avvento del Male Assoluto, con la Redenzione seguente. Stavolta non è il Figlio di Dio a finire in Croce e sacrificarsi per noi, ma è un popolo a essere immolato, eletto o maledetto secondo le due versioni classiche, e a redimere l’uomo dal Male.
Benché Assoluto, il Male stavolta è storico e non satanico. E prelude non alla Resurrezione ma alla Liberazione.
Non l’ascesa dei risorti in cielo ma la liberazione degli insorti in terra. Non riesco a trovare altra spiegazione all’Enfasi Assoluta, Indiscutibile, Indelebile sulla Shoah.
Questo forse spiega il tacito, inesprimibile fastidio che sfiora quanti pure non c’entrano nulla coi negazionisti e coi razzisti né denunciano campagne di speculazione sull’olocausto: Cristo ieri messo in croce oggi messo tra parentesi. Con Lui si relativizza la fede, la civiltà cristiana. Al Suo posto c’è la Shoah, religione dell’ umanità, Auschwitz prende il posto del Golgota e il 27 gennaio sostituisce il Venerdì Santo.