Dal rapporto Oxfam.
L’1% della popolazione mondiale più ricca nel 2017 s’è presa l’82 % della ricchezza prodotta da tutti gli altri nel mondo.
Un nuovo miliardario è nato ogni 2 giorni. Il più rapido aumento di miliardari della storia. Attualmente ci sono 2043 miliardari nel modo.
42 persone detengono da sole quanto i 3,7 miliardi di esseri umani più poveri.
I tre americani più ricchi in Usa possiedono quanto la metà della popolazione statunitense più povera, 160 milioni di persone. E’ ormai un dati consolidato: non solo l’1% più ricco possiede più del 99 per cento restante, ma ha evitato di pagare 200 miliardi di dollari di imposte grazie alle elusioni che consente la globalizzazione e la transnazionalità.
Il regime in cui viviamo è dunque non una qualche “democrazia” o pluralismo, ma la Plutocrazia. La Plutocrazia compiuta, portata cioè al suo vertice massimo, senza compromessi né complessi e senza scrupoli. Come ha scritto Paolo Borgognone, “nella società aperta – aperta cioè a recepire i processi di sradicamento e pauperizzazione imposti dal capitalismo liberale a milioni di persone a fronte del continuo arricchimento di un pugno di oligarchi transnazionali e trans gender – i poveri, gli homeless, vivono completamente abbandonati a se stessi, senza alcun aiuto né considerazione da parte delle istituzioni pubbliche. [Esiste] una correlazione molto stretta tra liberalismo politico-culturale (open society) e povertà di massa”.
Teniamo a mente queste parole mentre osserviamo che, come ogni regime giunto alla massima fioritura, anche quello della Plutocrazia sviluppa la sua tipica architettura. Quest’architettura è più visibile nel mondo anglo-americano, dove la plutocrazia è al suo vertice – e il suo sottoprodotto, la pauperizzazione di massa, più visibile.
Un abitante di Seattle ha notato e fotografato queste rastrelliere da bici piazzate dal Comune sotto un cavalcavia della Higway 99. A domanda il Comune ha spiegato che il loro scopo non è di assicurarci biciclette, ma di impedire che i senzatetto (che erano stati appena cacciati via) tornassero ad accamparsi.
Nella città canadese di Calgary, a svolgere la stessa funzione di deterrenza ai senzatetto sono delle sfere di pietra grosse come bocce da bowling sotto il Louise Bridge, che impediscono di attendarsi.
Gli aeroporti internazionali sono integralmente concepiti con architettura ostile. Per esempio, sono deliberatamente scarsi di panchine o sedute. Il Terminal 5 di Heathrow, dove passano 35 milioni di passeggeri l’anno, ha solo 700 sedili: per giunta concepiti in modo che sia impossibile sdraiarsi (come in tutti gli altri aeroporti del mondo). La sola possibilità di sedersi per lo stanco viaggiatore è in uno dei 25 ristoranti. A pagamento della consumazione.
Spuntano dovunque, nelle capitali della open society panchine scoraggia-dormienti: brutali a New York, estetizzanti a Tokio o Londra, ma lo scopo è lo stesso. Impedire ai poveri di distendersi, o di farci i loro bisogni. O anche solo di stare lì a lungo.
Unpleasant Design (Progettazione Sgradevole) o “Hostile Architecture”, hanno chiamato due giovani designer, Gordan Savicic e Selena Savic, questo nuovo stile di arredo urbano.
“Le progettazioni sgradevoli non sono progetti non riusciti”, precisano, “anzi sono progettazioni ben riuscite, nel senso che vogliono e riescono a dissuadere da certe attività”.
Per esempio, “le panchine nelle stazioni dei treni e degli autobus, o negli aeroporti o in pubbliche vie. Sono concepite sì per offrire una seduta, ma solo per un tempo limitato. Quindi sono restrittive, a volte apertamente a volte in modi sottili.
Apprendiamo senza stupore che il primo creatore di Hostile Architecture plutocratica fu Robert Moses, l’urbanista-dittatore che costruì la New York degli anni ’20: sopra le strade che portavano a Long Island fece voltare dei ponti pedonali in pietra bassi, in modo che non ci passassero sotto gli autobus. Ciò, al dichiarato scopro di impedire ai negri poveri, che usavano i mezzi pubblici, di godere della spiaggia, riservata da Moses a soli possessori di auto.
Lo stile sgradevole ha persino i suoi capolavori: così la Panchina di Camden, raffinatamente concepita per impedire ogni attività salvo sedercisi, e per pochissimo. E’ inamovibile. Non ci si può dormire. Non ha fessure dove possa essere lasciata spazzatura o gli spacciatori, nascondere la droga; è impraticabile allo skateboarding, è anti-furto perché la rientranza al suolo consente a chi siede di tenere la borsa o cartella tra le proprie gambe. E’ anche anti-graffiti, perché coperta di una vernice repellente lo spray.
Già perché la Plutocrazia, come sempre, fa riemergere il suo opposto speculare, le “classi pericolose” (così le chiamava l’impero britannico nella prima rivoluzione industriale), i tossici, gli scioperati disoccupati permanenti, gli inoccupabili, i mendicanti aggressivi, le baby gangs di ragazzini che né studiano né lavorano. Una sub-umanità formicolante che nei suoi quartieri degradati impone il suo regime, l’Oclocrazia (il potere della plebaglia) sui poveri onesti, ma spesso pretende di sconfinare per esempio negli immensi shopping centers del lusso. Per tenere lontane queste torme arroganti, lo unpleasant design ha trovato soluzioni, bisogna ammetterlo, geniali.
A Mansfield (Regno Unito), l’angolo dello shopping arcade dove si agglomeravano i teppisti adolescenti a sbevacchiare e insultare, è stato fornito di illuminazione a luce rosa – che esalta i brufoli dell’acne; unita alla diffusione di musica classica strumentale, che i giovanissimi aborrono, ha il potere di respingerli infallibilmente. Nottingham ha illuminato a luce rosa due sottopassi che erano diventati il covo permanente di due bande giovanili, e quei parassiti sono scomparsi, rendendo i sottopassi di nuovo sicuri.
Geniale l’illuminazione a luce blu nelle toilettes pubbliche: rende impossibile ai tossicodipendenti usarle per iniettarsi la dose, dato che non riescono a vedersi le vene.
La città di Glasgow ha cambiato l’illuminazione delle strade adottando lampioni a luce blu, con l’intenzione iniziale apparire più chic: con e si è accorta che l’effetto è stata una riduzione impressionante” della piccola criminalità. La città giapponese di Nara ha adottato le stesse luci blu ottenendo lo stesso risultato; un sottopasso di una tangenziale di Tokio, illuminato a luce blu, ha visto ridursi gli incidenti d’auto. La stazione Gumyoji di Yokohama era sinistramente famosa per il numero di suicidi che si gettavano sotto il treno saltando dalla piattaforma, con deplorevole danno della regolarità del servizio; dall’adozione di luci blu, nessun suicidio è più avvenuto.
La città di Colonia è stata la prima a sperimentare, nella stazione ferroviaria, un deterrente assoluto contro coloro che pisciano negli angoli bui: una vernice nano-tecnologica super-idrorepellente, che fa sì che l’urina rimbalzi sulle scarpe e i pantaloni del criminale pisciatore. Immediatamente l’ha adottata San Francisco per le zone dove si accampano le sue migliaia di senzatetto. Sta per adottarla anche Manchester. Sommessamente mi sentirei di consigliarla a Milano e Roma non solo per i pisciatori illegali, ma soprattutto per frustrare i sub-umani che riempiono le mura pubbliche di graffiti.
Quasi tutte queste progettazioni sgradevoli hanno scopi approvabili, mirano a migliorare la sicurezza o l pulizia dei luoghi pubblici. Ovviamente secondo la logica della Plutocrazia – capitalismo estremo, nessun investimento sociale e pubblico, il cattivismo come modo di vita, la perversione come metodo che accetta la più scandalosa iniquità. Non è soltanto che risolvono i sintomi del problema (come dormire sui marciapiedi) e non la causa,il dilagare dei senzatetto nelle città più ricche della Società Aperta, su cui la Plutocrazia non si pone alcuna domanda; è che il suo design “allontana” i miserabili dalle zone privilegiate con spine e spuntoni, allo stesso modo impersonale con cui sul duomo di Milano sono state installate delle punte per allontanare i piccioni e impedir loro di defecare sul marmo rosa, ma senza ridurre il loro numero (perché i teneri animalisti protesterebbero). E’ questa specifica architettura insieme “pseudo-umanitaria” e scostante, anti-umana, fatta di non-luoghi gelidi e metallici in attesa dell’abitante futuro che sostituirà pisciatori selvaggi perché senza casa, disoccupati di lunga durata, e tutta l’umanità divenuta superflua: il robot o il cyborg transumano.
Ciascuno può valutare come fu l’architettura di altre epoche, non solo la Roma barocca sovrapposta stupendamente alla medievale e all’antica fra cui la gente vive volentieri, ma Viterbo e la piazza di Vigevano e quella di Ascoli, fatte per l’incontro cordiale fra uomini pur nella distinzione sociale fra umili e nobili, ricchi e prelati.
L’arredo urbano ostile rompe con quel passato. Ma è perfettamente coerente con la filosofia delle più pagate archistar che sgorbiano le città inserendovi vandalicamente (ma fra gli applausi dei committenti pubblici e privati) le loro asimmetrie e grattacieli pendenti che provocano nausea ai passanti. Lo ha spiegato una volta per tutte Daniel Libeskind , forse la maggiore delle archistar e j: lodando la Bauhaus perché fu “nel campo del sacro che la Bauhaus dichiarò guerra e portò devastazione…Gli dei furono rovesciati, gli ordini infranti, le mura abbattute, il centro rimosso”, disse rapito d’entusiasmo”. La Hostile Architecture è cominciata da lì.
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