La notte di Natale, quando due caccia israeliani hanno attaccato la Siria (dallo spazio aereo libanese e “coprendosi” dietro due aerei civili), miravano ad eliminare, insieme a dirigenti Hezbollah, il generale iraniano Qassem Suleimani il genio militare, bersaglio abbastanza prezioso da rischiare la contraerea siriana ora fornita di S-300.
L’ultima aggressione israeliana è stata peggio che un flop
Non solo hanno fallito il bersaglio; non solo le informazioni d’intelligence sulla base delle quali hanno rischiato il colpo, erano false; ma la loro censura non ha potuto tener segreto il fatto che un missile siriano era penetrato in profondità nel sacro territorio di Sion – per il fatto che i “coloni” sionisti occupanti una vasta area fra Adera, Cesarea, Akiva e Binyamina, al suono delle sirene d’allarme, sono stati costretti a sotterrarsi nei bunker dove sono rimasti per ore senza elettricità, mentre si spandeva l’odore dell’esplosivo. Doveva essere un missile piuttosto potente,dato che per molti nella zona ha fatto l’effetto di “un terremoto”. Sicché resta il dubbio (ai comandi sionisti) se si trattasse di un missile della difesa aerea siriana che mirava ai caccia israeliani ed ha proseguito la corsa, oppure di un missile terra-terra che portava un “messaggio forte” ad Israele, ossia l’attuazione delle nuove regole d’ingaggio che Putin e i comandi di Mosca avevano annunciato giorni prima, ricevendo gelidamente la delegazione dell’aviazione sionista. Come avevamo riferito, i russi avevano annunciato ad Amikam Nurkin,comandante generale dell’aviazione israeliana, trattandolo da mentitore:
“La Siria non esiterà a colpire un aeroporto israeliano nel caso in cui l’aeroporto di Damasco venisse colpito da Israele e ciò avverrà con il consenso delle forze armate russe che si trovano nel Levante”. “La Russia, inoltre, ha dato alla Siria il via libera a colpire Israele ogni volta che gli aerei di Tel Aviv lancino attacchi contro obbiettivi militari siriani o anche nel caso in cui lancino missili a lungo raggio senza volare sulla Siria”.
Secondo il giornalista Nasser Kandil, 24 ore dopo l’esplosione i russi hanno comunicato ai dirigenti israeliani che il missile esploso era un SA-5, ossia una variante dello S-200, che può essere usato anche come missile balistico terra, ha portata 300 chilometri ed “un forte potenziale di distruzione”.
Con ciò, il regime sionista ha avuto la certezza che le regole d’ingaggio sono cambiate. E inoltre, che le forze armate siriane non si preoccupano più delle reazioni israeliane. Secondo Kandil, “Israele ha perduto il fattore-sorpresa degli F-35 (uno dei due che hanno sparato dallo spazio libanese) e dei missili intelligenti GBU-39, mentre la Siria ha ancora il fattore sorpresa dei missili S-300” che non ha ancora usato.
Non so quanto ci sia di esagerato in questa asserzione. Ma certo colpisce la sicurezza e rapidità con cui le forze di Damasco sono entrate in Manbij, in risposta alla richiesta di soccorso dei curdi abbandonati (traditi) dagli americani, mentre i turchi e gli americani, per studiare come darsi il cambio a Manbij, si sono concertati per mesi, e il capo di Stato Maggiore Usa è andato due volte ad Ankara allo scopo.
A Damasco riaprono le ambasciate nemiche
Non meno significativo sono i rapporti diplomatici che vari paesi arabi – dopo otto anni di conflitto e di isolamento – si affrettano a riallacciare con Assad, che prima trattavano da appestato, sicuri com’erano della sua prossima eliminazione e della costituzione in Siria di un regime islamista. Il 17 dicembre gli ha fatto visita a Damasco il presidente del Sudan, Omar el-Beshir. Adesso annuncia la sua visita a Damasco il presidente della Mauritania, Mohamed Uld Abdel Aziz. Gli Emirati – che avevano rotto i rapporti diplomatici, essendo satelliti dell’Arabia Saudita – riaprono l’ambasciata a Damasco, e chiamano la repubblica siriana “paese fratello”. Riyad fa sapere che “non vede ostacoli al ritorno della Siria nella Lega Araba” – da cui l’aveva fatta espellere, mentre è Damasco a far sapere che non sarà lei a chiedere la riammissione al suddetto consesso.
Isis e Al Qaeda non solo appaiono debellati, ma sono apparsi quel che sono: un’appendice dell’imperialismo Usa e di Sion, stipendiato dai sauditi. Il voltafaccia di Trump (adesso pare ci stia ripensando, dopo un colloquio con Lindsey Graham, il gemello scemo di Mc Cain…) che ha abbandonato i curdi non aumenta certo il prestigio dell’Occidente, né quello di Parigi che ha lì qualche centinaio di commandos e non sa bene come filarsela inosservato. Ugualmente vergognosa la UE che continua a trattare Assad come nemico (“che gasa il suo popolo”) e a mantenerlo sotto sanzioni, mentre i vicini arabi più realistici riconoscono: 1 La legittimità di Assad, che il suo popolo ha sostenuto, sopportando rovine e distruzioni inenarrabili, in otto anni di ferocissima guerra condotta con mezzi immani e centinaia di migliaia di guerriglieri arruolati in mezzo mondo (anche in Europa…); 2) che il conflitto in Siria non è mai stato una guerra civile, dove un’opposizione lottava per “il pluralismo”, ma una guerra esterna condotta con mezzi sleali.
In questo nuovo clima il Qatar, il micro-stato (ma primo produttore mondiale di GPL) che il reuccio saudita Bin Salman l’Impulsivo contava di affamare con l’embargo che impose nel giugno 2017, emerge invece come centro finanziario del Golfo (la borsa di Doha è giudicata un successo dagli investitori, gestisce il triplo dei valori della borsa di Ryiad; e la “Davos del Deserto” lanciata dall’Impulsivo che aveva appena assassinato Kashoggi, è stata un fiasco disperato) riceve alimentari e amicizia dall’Iran oltre che protezione militare da Ankara.
Insomma – dopo aver fatto i dovuti scongiuri e in attesa dei colpi di coda del noto scorpione – di poter sottoscrivere provvisoriamente la valutazione di Kandil: “La Siria ha cambiato gli arabi”.
La Vergine ha assegnato un compito ai siriani
Il pensiero non può non andare a ciò che sacerdoti siriani, cattolici o maroniti, hanno raccontato: che nel 2011, appena scoppiata la guerra, Bashar Assad stava pregando in un santuario mariano quando sentì una voce femminile che gli diceva: non temere, non ti abbandonerò e la Siria vincerà.
Anche Myrna Nazzur del resto ha sempre detto che la Siria avrebbe vinto, ‘perché la Madonna lo ha promesso’. Myrna, oggi cinquantenne e madre di due figli maggiorenni, aveva 18 anni ed era appena sposata quando, nella sua modesta casa di Damasco, ha cominciato a ricevere i messaggi della Vergine e di Gesù, e insieme un’essudazione di olio profumato da un’immaginetta della Madonna di Kazan, e poi dalle mani e a volte dagli occhi.
Messaggi misteriosi e insieme chiarissimi: l’ imperativo comando ai cristiani di ritrovare l’unità, della unificazione delle feste di Pasqua che cadono in date diverse per cattolici ed ortodossi.
Eccone alcuni: : «Ho detto: la Chiesa è il Regno dei Cieli sulla terra. Chi l’ha divisa ha peccato, e chi si è rallegrato della divisione ha peccato. Pertanto mi risulta più facile che un non credente creda nel mio nome, che non coloro che pretendono di avere la fede e l’amore e giurano nel mio nome».
«Di’ ai miei figli che è a loro che domando l’unità e che non la voglio da coloro che recitano una commedia fingendo di lavorare per l’unità».
E nell’aprile del 2014, quando la Pasqua cattolica, quella ortodossa coincisero di nuovo: “«Fondate una chiesa. Non ho detto: costruite una chiesa. La Chiesa che Gesù ha adottato è Una, perché Gesù è Uno. La Chiesa è il Regno di Dio sulla terra. Chi l’ha divisa ha peccato, e chi si è rallegrato della sua divisione ha peccato. Gesù l’ha edificata, ed essa era piccola; quando è diventata grande, si è divisa. E chi l’ha divisa non ha l’amore dentro di sé. Riunificatevi. Come sono belli i miei figli inginocchiati, in preghiera! Non siate divisi, come lo sono i grandi. Voi insegnerete alle generazioni le parole Unità, Amore e Fede».
Dobbiamo supporre che alla Siria, terra insanguinata e scrigno di storia sacra, sia stato assegnato un compito, una rinascita della Vera Chiesa finalmente unita, dal martirio? Ex Oriente Lux:
Un messaggio di Cristo a Myrna lo sembra confermare: “Le ferite che hanno sanguinato su questa terra sono le stesse che sono presenti nel mio corpo. Perché l’autore e la causa sono gli stessi.”. “Quanto a voi, preservate la vostra autenticità orientale, non permettere che vi si alieni la vostra volontà, la vostra libertà e la vostra fede in questo Oriente”
Assad è alawita,. Di una setta sciita fortemente irregolare, esoterica, neoplatonica, con una dottrina segreta di cui solo pochi degli stessi alawiti sono al corrente.
Ma il presidente, ha detto ad una delegazione italiana il settembre 2017:
“I cristiani non sono ospiti o uccelli migratori. Sono qui dalle origini della nazione e senza di loro la Siria non esisterebbe”. Non sono parole di circostanza. Si sa che nel 2009, gli fu fatto vedere un film prodotto da protestanti neocon ed ebrei americani convertiti al protestantesimo: si intitolava “Damascus” e narrava la vita e le opere di San Paolo, l’ apostolo delle genti.
https://blogs.timesofisrael.com/why-did-assad-show-a-christian-gospel-film-in-damascus-back-in-2009/
Assad fu così commosso e colpito dal constatare la centralità di Damasco nella storia cristiana, di cui prima nulla sapeva, da far diffondere il film in tutta la Siria; volle fosse proiettato in una prima di gala all’Opera House nazionale, tornò a vederlo insieme a mille dignitari del suo governo e mullah; perché il popolo siriano capisse quali sono le sue origini e la sua identità . Ex Oriente Lux, speriamo.