Non ce l’ha fatta a trattenersi Jacques Attali, il banchiere-pensatore e creatore di Macron. Alla fine è sbottato: “Il sovranismo non è che il nuovo nome dell’antisemitismo. Gli ebrei e i musulmani, minacciati entrambi da esso, devono unirsi contro il fantasma del Grand Remplacement”.
Insomma l’ha detto. Ha posto l’equazione che s’indovina tanti suoi correligionari padroni del discorso pubblico, super-europeisti, trattengono a fatica nel gargarozzo.
Il sovranismo in Europa – ha istruito i suoi lettori Attali – non è un rifiuto della disciplina comunitaria. No, “in realtà per lo più quelli che ne fanno l’apologia intendono nei fatti a mezza bocca un rifiuto dei migranti, e più vastamente, rifiuto dei musulmani.
La Francia “non deve dimenticare che quel che si cela oggi dietro il ‘sovranismo’ è di fatto la stessa xenofobia, la stessa chiusura, la stessa mancanza di fiducia in sé delle ideologia anti-italiane, anti-polacche, anti-armene e antisemite dei secoli passati”.
“Questi discorsi ostili ai musulmani in Francia sono mortiferi”, prosegue Attali – il che è un esempio di chutzpah sinistra, nel giorno in cui la sede centrale della polizia a Parigi assiste all’omicidio di quattro poliziotti accoltellati da un collega di recente conversione salafita. Ma ancor più paradossale apprendere chi Attali ha di mira:
“in particolare quando questi discorsi vengono da ebrei, che non devono dimenticare che l’antisemitismo colpisce gli uni e gli altri. Bisogna denunciare ad ogni costo i discorsi deliranti di Eric Zemmour, di William Goldnadel, o anche in troppe delle sue dichiarazioni, di Alain Finkelkraut””.
Si capisce che ciò che gli ha fatto perdere le staffe è la partecipazione di Eric Zemmour (j), il 28 settembre, alla Convenzione della Destra voluta e organizzata la Marion Maréchal Le Pen, che ne è stata anche la stella.
Zemmour è un intellettuale di grido in tv, che cavalca un anti-islamismo da israeliano, come tanti ebrei di destra. E’ anche un provocatore – un po’ alla Gad Lerner per intenderci – che ama enunciare tesi oltraggiosamente tirate per i capelli: per esempio sostiene che la società oggi è schiacciata “tra l’universalismo mercantile e l’universalismo islamico, due totalitarismi” che, dice, rappresentano “un nuovo patto Ribbentrop-Molotov”. Bum.
Ma la sua semplice comparsa sul podio accanto alla bionda stella sovranista Le Pen, conta molto più delle quattro grossolanità che ha detto. E’ la rottura di un divieto implicito, anzi che fu esplicito tanti anni fa, quando Chirac (gollista) e Mitterrand (Socialista) furono convocati dal Grand Orient e giurare: mai un governo con Jean-Marie Le Pen. La conventio ad escludendum stata ancor più rigorosamente osservata dalla potente comunità ebraica. I Le Pen sono non-persone, negazionisti, criminali. Ora, Zemmour ha rotto un tabù, ha aperto ad una legittimazione, allo sdoganamento di Marion e della sua destra nuova.
Dunque è stato immediatamente punito: la procura di Parigi ha aperto un’inchiesta contro Zemmour per il suo discorso alla Convenzione, per “ingiurie pubbliche” e “provocazione pubblica alla discriminazione, all’odio e alla violenza”. Già in settembre, la procura l’aveva condannato a 3 mila € di ammenda per aver tenuto, tre anni prima in tv, propositi ritenuti di odio razziale.
Adesso rischia pure di perdere il lavoro a Le Figaro, e la tv pubblica RTL ha posto fine alla sua collaborazione. Insomma un ebreo viene colpito dal divieto di parola con le leggi concepite dalla lobby per chiudere la bocca ai “negazionisti”, e subisce le persecuzioni contro la libertà di pensiero per cui è stato condannato a 18 mesi di galera, poche giorni fa, Alain Soral, quello della “destra dei Valori, Sinistra del Lavoro”.
Queste manifestazioni di repressione, come l’equazione delirante di Attali, vengono però dalla sensazione, da parte dei signori, che l’ “ordine costituito” europeista si sta disfacendo. Anche se il “sovranismo” è sconfitto in Italia, dove hanno ora un governo che eseguirà le politiche di austerità e “riforme strutturali” che gli italiani hanno dovuto sopportare per un decennio, essi sanno che le conseguenze saranno disastrose comunque. Perché non possono dare nulla al nuovo governo, e quindi condannano l’Italia a “bassa crescita, disoccupazione persistentemente alta, crescita dei salari lenta, aumento dei tassi di povertà” con conseguente “crescente instabilità sociale”.
In Francia, l’instabilità sociale è già conclamata, come dimostrano le violenze poliziesche contro i Gilet Gialli – ossia contro cittadini che non hanno commesso alcun delitto. Due giorni prima dell’eccidio al coltello dei quattro poliziotti per mano del quinto collega, c’è stata a Parigi una manifestazione di migliaia di agenti, “marcia della collera”, per chiedere migliori condizioni di lavoro e un vero programma contro la piaga dei suicidi, che colpisce la categoria. Sul marciapiede, senza far nulla, c’era un esponente dei Gilet Gialli, insieme a due o tre persone. I poliziotti hanno circondato il gruppetto con gli scudi, come fossero dei jihadisti.
https://twitter.com/LPLdirect/status/1179422184739090434
Ma quelli sono, appunto, cittadini, non delinquenti. Bisogna pur chiedersi se i suicidi non derivino da un profondo senso di tradimento della funzione dell’agente di sicurezza, da agente al servizio della cittadinanza, ad agente persecutore non dei criminali ma della “gente”, dei propri simili sociali.
Gli insegnanti sperimentano sulla loro pelle, letteralmente, la frattura con la società cui appartengono i loro studenti. Anche fra il corpo docente si moltiplicano i suicidi.
https://twitter.com/LPLdirect/status/1180227086482587650
C’è del panico nell’isteria di Attali. E non è il solo: si può fare un lungo elenco di frasi deliranti pronunciate dai potenti del progetto europeo, che indicano la spavento e la sensazione di essersi cacciati da soli in una trappola, finanziaria e sociale. Uno di questi: