Un dovere conservare l’Unione Europea”, ha arringato Mario Monti, senatore a vita e distruttore finale dell’economia italiana per conto di Merkel. “Io sto con chi vuole difendere questo progetto europeo, migliorarlo, andare avanti . Sto con quelli che vogliono andare verso gli Stati Uniti d’Europa. Tornando a 28 staterelli non capisco quali problemi si risolverebbero”, ha dichiarato Emma Bonino, la donna di Soros in Europa, plauditrice di tutti gli “Interventi umanitari” di Bush jr. e Obama, antica praticatrice di aborti con pompa di bicicletta.
“Ha ragione Mario Draghi, senza l’integrazione europea saremmo tutti più poveri. Senza l’Europa si torna ai nazionalismi con tutti i rischi che comportano. Siamo qui per rilanciare l’Europa Unita perché oggi c’è chi la minaccia, come Trump”: ha esortato Giorgio Gori, ex uomo-Fininvest e direttore di Canale 5, marito di Cristina Parodi,imprenditore tv, passato ai “democratici” ed oggi sindaco di Bergamo per il PD.
“Il consenso anti-Europeo è effimero”, ha assicurato Francesco Rutelli, che esordì come fantolin da kul di Marco Pannella, elevato a ministro da Carlo Azeglio Ciampi nel suo governo (dettato dall’alto), famoso sindaco di Roma corresponsabile del buco nero di 13 miliardi, nonché “Miracolato” nell’inchiesta sui milioni di euro di fondi (rimborsi elettorali) della Margherita, inchiesta che invece ha fulminato il suo braccio destro Lusi, il quale – di quei fondi, ha sempre detto di aver fatto quel che gli ordinava Rutelli.
Così è stata fondata, l’11 Febbraio a Milano, la lega di tutti coloro che in Italia sulla UE ci hanno guadagnato, dalla UE hanno avuto il potere che gli elettori gli hanno negato, e che ora si sono coalizzati per difendere con le unghie (di tigre) e i denti (d’acciaio) contro tutti quelli che vogliono cambiare il sistema. Il tutto naturalmente trasmesso da Radio Radicale e per iniziativa del “sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova”.
Il nome della nuova formazione è tale che forse Berlusconi potrebbe vantarne una primogenitura, se non un marchio depositato: “Forza Europa!”. Benedetto Della Vedova: “Forza Europa è una chiamata alle armi liberali, non violente e democratiche per combattere contro l’ideologia della chiusura. Oggi abbiamo dimostrato che è possibile prendere gli applausi parlando bene dell’Europa. E a Renzi, con cui ho condiviso convintamente la battaglia referendaria e di cui ho apprezzato la leadership di governo, dico che assecondare l’euroscetticismo finirà per danneggiare in primis lui stesso e il Pd”.
Il tutto trasmesso da Radio Radicale (3 ore e 51), perché l’iniziativa l’ultima dei radicali, ha radunato radicali sciolti e a pacchetti, attuali ed ex sulla via del ritorno: perché radicali si è per sempre.
https://www.radioradicale.it/scheda/499815/forza-europa
Oltre Bonino e Della Vedova, Davide Giacalone (L’Opinione, il quotidiano inesistente dei radicali pagato da voi contribuenti), Marco Cappato (Eutanasia Libera!) , Riccardo Magi (segretario Radicali italiani), Simone Fissolo (presidente Gioventù Federalista Europea), altri libertari e liberali e transazionali in odore massonico. Importante la ricomparsa al convegno dei radicali europoidi come revenant (spettro) di una morta stagione, “il senatore Carlo Scognamiglio”, ex Partito Liberale, messo da Berlusconi a fare il presidente del Senato, poi passato all’UDR di Clemente Mastella e Cossiga; in questa vesta divenuto ministro (Difesa) nel governo di Massimo d’Alema – bella parabola per un liberale malagodiano poi forzitaliota, sboccare nell’ex partito comunista. Ma cosa volete, è un presidente dell’Aspen Club Italia, soprattutto “è sposato con Cecilia Pirelli” dopo essere stato sposato “con Delfina Rattazzi, figlia di Susanna Agnelli”. Ciò ha conferito alla sua nullità il rispetto che gli si deve.
Non si sottovaluti questa accolta. La rende ancor più pericolosa la partecipazione di Mario Monti e di suoi tirapiedi di Sciolta Civica. Ovviamente Monti è il solito solenne cretino, di cui va segnalata la limpida prosa che ha ingarbugliato anche nel convegno dei radicali: “Non credo sia catastrofismo impiegare la nostra immaginazione nella costruzione di scenari in cui l’Unione Europea sia stato un importante fenomeno transitorio”: il che vuol dire: “L’Unione Europea rischiamo davvero di perderla”.
La loro pericolosità non viene dalla loro intelligenza. Ma, a confronto con i malcerti, intellettualmente bassi e impreparati “sovranisti e nazionalisti” (la Meloni, Grillo, alvini) hanno molti vantaggi di partenza. Anzitutto per la quantità di fondi che possono mobilitare per la loro “guerra ai nazionalismi”. Hanno amici esteri che hanno le casse piene per la lotta, la Bonino può far conto su Georges Soros, oltre che su Bilderberg, BCE, Berlino. Sono da decenni nelle stanze del potere, ci si sanno muovere, sono esperti di lobbismo e interni ai poteri forti. Inoltre – e forse più grave- hanno una capacità di entrismo – ossia di infiltrazione nei partiti altrui per parassitarne al forza elettorale ai loro scopi – che è addirittura prodigiosa. Emma Bonino che passa da Prodi a Berlusconi, è un esempio. Scognamiglio da Forza Italia a D’Alema un altro. Marco Cappato che riesce a diventare deputato europeo benché votato da nessuno, ma solo perché subentra alla Bonino che rinuncia perché s’è fatta nominare ministra (del commercio Estero) dal secondo governo Prodi, è un terzo caso notevole.
Ma nessuno di questi supera la portentosa sequenza di salti della quaglia e acrobatici trasformismi del vero virtuoso dell’entrismo-parassita, lo stesso Della Vedova, il fondatore di Forza Europa.
Confesso che quando, distrattamente ascoltando Radio Radicale, ha sentito i suoi titoli, “senatore e sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova”, mi sono stupito: ma come, è anche nel governo Gentiloni? Io avevo perso parecchi giri, come “controllore” e suggeritore – e probabile autore del suo svuotamento politico con finale rovina – di Gianfranco Fini, ex Msi, presidente della Camera in forza Polo delle Libertà.
Sono dovuto andare a rivedere la sua carriera, restandone ammirato e stupefatto. Della Vedova, nel ’94, compare come Segretario nazionale e tesoriere del movimento dei Club Marco Pannella-Riformatori. Dal 1997 al 1999 è dirigente della Lista Pannella.
Nell’ottobre 1997 Umberto Bossi ha la pensata di indire “elezioni” della Lega per un fantomatico “Parlamento del Nord”. Ebbene, ci credereste? Della Vedova partecipa e viene pure eletto nella Lista Pannella antiproibizionista e referendaria.
Nel 1999 fino al 2004 è deputato europeo nella Lista Emma Bonino. Nel 2005, Berlusconi (terzo governo) lo nomina membro del CNEL, ente pubblico. Collabora al Corriere (Economia), al Foglio dell’ateo devoto Ferrara, al Sole 24 Ore, e a Radio Radicale.
Poi (2005) entra nella Casa della Libertà in un guppo di radicali appositamente formato (Marco Taradash , Giuseppe Calderisi e Carmelo Palma) perché scopre che “il posto più adatto alle istanze radicali e liberali fosse il centrodestra”; mentre con movimento specularmente contrario, Pannella intruppa il suo partitino nella “sinistra”, formando “La Rosa nel Pugno”, simbolo usato dal socialista Mitterrand.
Berlusconi candida Della Vedova nelle liste di Forza Italia, in cui viene (naturalmente) eletto (Taradash e gli altri, trombati); entra quindi in Commissione Finanze, dove fa avanzare “temi libertari”. Utilizza anche certi legami “americani”: nel 2007 tiene un discorso al Congresso, Commissione Ambiente di Washington. Quando Forza Italia diventa “Popolo della Libertà” (partito unico delle destre), Della Vedova ci si ficca col suo drappello di radicali: firma la proposta di modifica dell’articolo 215 del codice civile, allo scopo di “permettere il riconoscimento dei figli incestuosi”. Nel 2009 “si avvicina a Gianfranco Fini”, che in quel momento è presidente della Camera e, montatosi la piccola testa, si crede uno stratega politico, e lo “consiglia” soprattutto “in tema di laicità delle istituzioni”. Insomma lo intorta e fa di Fini, con il suo partito non-più-fascista, una formazione radicale libertaria, liberista e transnazionale. Quando il Pirla Fini si fa cacciare dal Cavaliere a cui contava di fare le scarpe, Della Vedova lo segue nel neo-gruppo che Fini ha formato (Futuro e Libertà, una sparuta, effimera e disorientata accolita di yes-men) e la impegna con successo in battaglie come: “dibattito sullo status giuridico delle unioni fra persine dello stesso sesso” e “nuove norme in materia di procreazione medicalmente assistita”. Insomma tipiche istanze da Alleanza Nazionale.
Fini il Pirla, strumentalizzato, usato, consumato e infine appallottolato come un pacchetto di sigarette vuoto, scompare nel cesso della storia (anzi della cronaca rosa-nera, avendo sposato il Cognato a cui ha regalato la nota magione a Montecarlo, sfilandola al partito). Dunque Fini non c’è più. Non c’è più AN, non più il MSI; scomparso nel cesso Bossi, travolto dallo scandalo Trota e fondi neri; nel 2011 non c’è più nemmeno Berlusconi al governo, cacciato da Draghi e Merkel con il trucco dello spread. Eppure, lo credereste? Nell’annullamento di tutto il centro destra e del suo patrimonio elettorale sprecato e dissipato, continua ad esistere Benedetto Della Vedova. Nel 2011 “viene designato capogruppo di Futuro e Libertà”. Praticamente il radicale è il capo delle destre, o di quel che ne rimane.
Giusto in tempo per farsi eleggere al Senato nel 2013 in una lista chiamata “Con Monti per l’Italia”. Viene eletto, ed allora si iscrive al partituzzo che Monti (l’altro storico Pirla) ha appena formato sperando di far concorrenza al PD di Bersani e svincolarsi dalla tutela dei comunisti: Sciolta Civica.
Come forse ricorderete, la formazione di Monti viene abbandonata e tradita da Monti stesso, si sgretola presto, anzi si scioglie come un gelato da 50 centesimi caduto sull’asfalto. Fine? Macché: Della Vedova è già saltato nel governo di Matteo Renzi, ed in buonissima posizione: sottosegretario agli Esteri, il suo primo incarico governativo. Con delega ad occuparsi della integrazione europea. In questa veste ufficiale, egli promuove l’integrazione della Serbia nella UE; impegna l’Italia in solidarietà con Israele ; apre la Farnesina ai “diritti delle persone LGBT”.
Cade anche Matteo Renzi, infine, cacciato dagli italiani che hanno detto No al suo referendum. Notate che Della Vedova ha “appoggiato convintamente” (parole sue) quel referendum e le “riforme” di Matteo Renzi. Potreste pensare che sia stato travolto nella stessa rovina. Ma no, “il 29 dicembre 2016 viene riconfermato nel medesimo incarico dal premier Paolo Gentiloni”, ci informa Wiki. Dunque è nella veste di sottosegretario agli Esteri che il prodigioso misirizzi, il fantastico acrobata del triplo salto della quaglia, il radicale ultraliberista, ha radunato tutte le forze attorno alla “difesa della UE contro i sovranismi e nazionalismi”. Contro la volontà popolare, puntando sul fatto che “Il consenso anti-europeo” è “effimero”, che si può far cambiare idea a questa volontà popolare ondeggiante. Con fondi illimitati che possono essere mobilitati, Soros, Obama, ONG liberiste e libertarie; tutti i media mainstream; la radio dei radicale che noi contribuenti paghiamo 20 milioni l’anno, consentendo con ciò la vita stessa del partito inesistente sul piano elettorale.
Se guardo allo schieramento opposto (Meloni, Salvini, Grillo e i grillini) non vedo nemmeno lontanamente altrettanta furbizia, capacità di occupare il potere sotto qualunque partito, collegamenti internazionali, fondi a disposizione – anzi nemmeno un paragonabile “focus” , concentrazione, sullo scopo principale.
Ci resta la basita ammirazione per Della Vedova e la sua abilità nell’usare i partiti come taxi. Che, peraltro, si lasciano usare così solo dai radicali. Al lettore, offriamo la riflessione di cosa sia diventata la “democrazia” italiana, questo sfasciume e mozziconi di residui partitici senza più alcun progetto, se non quello di durare acquattarsi ed evitare le elezioni – un cumulo di macerie fumanti (di m.) che, nell’insieme,forma il partito radicale di massa. Oggi, europeista. Naturalmente oligarchico.
“Aveva ragione Marco Pannella. Hanno riferito che prima di morire ha pronunciato queste parole: Tranquilli, compagni. Abbiamo vinto” (Danilo Quinto: a proposito: lo potete ascoltare a Barletta il 19 febbraio).