“Vietato dire che i lager sono polacchi”. Netanyahu si ribella alla nuova legge: “La storia non può essere cambiata”
Il parlamento polacco ha approvato un disegno di legge che prescrive fino a tre anni di carcere per chi diffama la nazione associando l’aggettivo «polacchi» ai campi di sterminio nazisti o attribuisca alla Polonia i crimini commessi dalla Germania nazista”.
Questo titolo apparso su La Stampa può sembrare strano. Perché il governo polacco dovrebbe punire chi sostiene che i lager tipo Auschwitz sono polacchi? Non lo sanno tutti che essi furono allestiti e amministrati dai tedeschi, durante l’occupazione nazista in Polonia?
Ebbene, no. Possiamo assistere qui, praticamente dal vivo, a un istruttivo “cambio di narrativa”, volto a rendere corresponsabile il popolo polacco della Shoah, onde strappare all’attuale governo di Varsavia ricchissime compensazioni. Pretendono “restituzioni” di beni mobili e immobili del valore di 60 miliardi di euro.
L’ottobre scorso il governo polacco del partito Diritto e Giustizia (in polacco: Prawo i Sprawiedliwość, PiS), evidentemente in risposta di decine di cause legali avanzate da pretendenti alle restituzioni che hanno inondato i tribunali esigendo praticamente migliaia di ettari e palazzi che sarebbero stai “ebraici”, ha proposto una norma: per chiedere tali restituzioni occorre essere oggi cittadini polacchi, discendenti diretti degli espropriati all’epoca, o residenti in Polonia al tempo delle nazionalizzazioni (confische) disposti dal regime comunista.
Incredibile, vastissimo è stato l’urlo di dolore che si è levato da Israele dagli Usa e tutto l’Occidente, dalle centinaia di miglia di eredi veri o presunti che recano la ferita ineliminabile della Shoah sofferta dai bisnonni, e un cognome “polacco”, ma hanno da quasi un secolo rinunciato alla cittadinanza.
Un grido simile non può lasciare insensibile, l’umanitaria Washington. A dicembre, il Senato USA ha varato una legge (ovviamente bipartisan) per cui il governo americano “sorveglierà” minacciosamente se certi stati esteri (leggi: Polonia) stanno adempiendo ai loro obblighi di “aiutare i sopravvissuti dell’Olocausto a identificare e reclamare le loro proprietà”. Fatto approvare il giorno di Hanukkah dal senatore Chuk Schumer (ovviamente J) e dalla senatrice Tammy Baldwin (J e lgbt), il decreto impegna il governo polacco addirittura, in caso di “proprietà senza eredi” – situazione in cui in altri paesi tali proprietà passano allo Stato – di dedicarle “ad assistere i sopravvissuti bisognosi dell’Olocausto, finanziare l’educazione all’Olocausto” eccetera.
https://www.congress.gov/bill/115th-congress/senate-bill/447/text
Leggere per credere, al punto 3: in the case of heirless property, the provision of property or compensation to assist needy Holocaust survivors, to support Holocaust education, and for other purposes.
Invano il governo polacco ha ricordato agli americani che gli ebrei stanno chiedendo un trattamento speciale in confronto ai milioni di goym che persero vita e proprietà in quella immane, indescrivibile tragedia che fu la doppia occupazione nazi-sovietica, con espulsioni di minoranze e cambi di confini della Polonia che implicarono il ritorno di 2 milioni di polacchi (3 furono caddero a causa dell’occupazione tedesca), e tedeschi cui furono prese le terre. “Su quali basi “, ha protestato Jaroslaw Kaczynski, il fondatore del PiS, “la Polonia dovrebbe decidere che coloro con antenati ebrei siano risarciti, mentre i bielorussi, polacchi, ucraini, i Karaiti di Crimea, i Tatari o i tedeschi, i quali tutti vissero qui prima della guerra, non dovrebbero? Forse che gli attuali discendenti dei polacchi poveri debbono pagare i discendenti di quelli che erano ricchi?”.
Come Varsavia anti-nazista è diventata Negazionista
Sdegno: questa frase “nega la specificità della storia ebraica in Polonia durante l’Olocausto”, ha vibrato d’indignazione la rivista giudaica Tablet: quello della Polonia è Negazionismo!
http://www.tabletmag.com/jewish-news-and-politics/253433/poland-holocaust-restitution-laws
“L’Olocausto non può essere negato! La storia non può essere riscritta!”, ha tuonato Netanyahu. E intanto Peter Singer, il capo del Congresso Ebraico Mondiale, ha cominciato a riscriverla: “La nuova legge polacca è specialmente odiosa perché sopprime ogni reale valutazione rispetto alla cosa più agghiacciante del tempo di guerra – la quantità di polacchi che furono complici nella distruzione dei loro vicini ebrei”.
Inutile obiettare che i polacchi combatterono i nazisti enormi sacrifici e sangue; che la storia non riesce a identificare un solo “boia polacco di Auschwitz” e se mai gli ausiliari dei Lager nazisti furono ucraini (vedi “Boia di Treblinka”).
Ormai la nuova versione della storia è che quando si parla di Auschwitz, sempre più si dirà “lager polacco della morte”. I polacchi si sono macchiati di Olocausto ed oggi, di Negazionismo. Le conseguenze sono ovvie.
L’Unione Europea è in armi da subito contro il governo “xenofobo e populista”. La grande manifestazione della Festa dell’Indipendenza celebrata dalla Polonia l’11 novembre, è stata accuratamente dipinta dai media come una festa del neo-nazismo europeo. Ma già in aprile, un reportage girato clandestinamente dalla della televisione internazionale TVN (j) mostrava dieci giovani polacchi dieci che “in una casa privata celebravano il compleanno di Hitler (20 aprile) con una torta sopra la quale era disegnata una svastica”. I dieci ragazzotti dieci, ha spiegato il reportage, appartengono ad un gruppo altrimenti sconosciuto chiamato Duma i Nowoczesność, Orgoglio e Modernità (!). Sicuramente allarmante, ma non pare capace di mobilitare quadrate legioni. Abbastanza però perché Leslaw Piszewski, presidente della Unione delle Comunità Ebraiche in Polonia abbia pubblicamente dato la colpa al governo: “Cos’altro deve accadere perché apriamo gli occhi? E le autorità dicono che fascismo e nazismo non sono tollerati in Polonia!”.
Insomma la “narrativa” evolvendosi, ed avendo ormai stabilito che la Polonia è la vera co-autrice dell’Olocausto ed è per giunta Negazionista, deve risarcire tutti gli israeliani, americani, inglesi di origine ebraica che vantano un qualche ascendente in Polonia nel 1939-45. Si è calcolato che se tutte queste pretese dovranno essere soddisfatte, Varsavia dovrà sborsare 62 miliardi di dollari.
Il 27 gennaio ad Auschwitz, durante la celebrazione della “Memoria”, i pochi polacchi presenti si sono sentiti chiedere imperiosamente di abbassare la bandiera polacca perché “ferisce i sentimenti degli ebrei”. Hanno vietato da anni la celebrazione della Messa e il canto dell’inno ploacco nel campo.
Il sacrario di Auschwitz come tempio olocaustico è a esclusiva gestione ebraica.
Al punto che è stato vietato entrarvi alla figlia di Vitold Pilecki (1901-1948): militare, purissimo eroe della resistenza antinazista, che si fece appositamente arrestare dalla Gestapo per farsi internare ad Auschwitz e organizzarvi la rivolta; partecipò poi nel ’44 alla sfortunata rivolta di Varsavia, soffocata nel sangue dai tedeschi sena che i sovietici – a pochi chilometri di distanza – intervenissero ad aiutare gli insorti, perché conveniva loro che fosse sterminata l’Armia Krajowa, l’esercito nazionale antifascista ma anticomunista. Pilecki fu poi giustiziato dagli occupanti rossi nel ’48.
Il governo comunista polacco (1944-1989), innocente.
Naturalmente la “narrativa olocaustica” né vecchia né nuova, racconta che i comunisti polacchi che tornarono sui carri armati sovietici e stabilirono a Varsavia il regime del terrore rosso. Del triumvirato del terrore capeggiato da Boleslaw Bierut, un agente del NKVD, due su tre erano ebrei.
Jacub Berman, spietato capo della Sicurezza e fondatore della ferocissima polizia politica UB (Urząd Bezpieczeństwa), perseguì e mandò all’esecuzione centinaia di membri dell’Armia Krajova ed altri patrioti.
https://en.wikipedia.org/wiki/Jakub_Berman
Hilary Minc, che Stalin in persona nominò ministro dell’industria e dei trasporti; la moglie ddi Minc, ha diretto l’agenzia di stampa ufficiale del regime comunista.
https://en.wikipedia.org/wiki/Hilary_Minc
Si illustrarono come torturatori :
Shlomo Morel (Garbów, 15 novembre 1919 – Tel Aviv, 14 febbraio 2007), comandante del campo di lavoro di Zgoda a Świętochłowice, in Polonia. “Ufficialmente, le persone prigioniere del campo erano prigionieri politici e tedeschi, ma la maggior parte di essi erano civili – tedeschi e polacchi, incluse donne e bambini. Morirono 1.695 persone durante un’ epidemia di tifo, su 6.000 reclusi. Morel è stato accusato di aver causato deliberatamente la morte di 1695 internati sui 6 mila reclusi, torturando e maltrattando i prigionieri ed evitando di applicare molte norme sanitarie. Nel 1992 scappò in Israele dopo che i media polacchi avevano iniziato a rendere pubblico il caso. Rifiutò di ritornare in Polonia, dov’è accusato di crimini di guerra e crimini contro l’umanita . Israele ha ignorato le ripetute richieste polacche di estradizione, l’ultima delle quali nel luglio 2005″. (Wikipedia)
Roman Romkowski. Il numero 2 di Berman, insieme ad Anatol Fegin (j), Józef Różański (nato Golberg) e Julia Brystiger ( nata Prajs) incanarono il terrore rosso negli interrogatori e nelle torture dei prigionieri. Se l’interrogato era un maschio, la Brystiger si compiaceva di colpirlo sui genitali, in qualche caso fino a farlo morire. “Era famosa per il suo sadismo”, ha testimoniato Anna Roszkiewicz–Litwiniwiczowa, una ex combattente dell’Armia Krajova cduta sotto le sue grinfie, “ossessionata dal trattare sadicamente I genitali, cosa in cui soddisfaceva la sua libido”. Un’altra vittima: “Era un mostro assassino, peggio delle donne guardiane dei lager nazisti”.
http://unknownmisandry.blogspot.it/2015/07/julia-brystiger-bloody-luna.html
Józef Światło, nato Fleischfarb, alto funzionario del ministero di Berman, noto dalle sue vittime come Il Macellaio, alla morte di Stalin nel 1953, andato in Germania Est in visita ufficiale, passò il Muro: e divenne funzionario della CIA e redattore di Radio Free Europe.
https://en.wikipedia.org/wiki/Józef_Światło
Helena Wolińska-Brus, procuratrice militare, ai bei tempi responsabile della condanna e morta di decine di polacchi anti-nazisti (che avevano il torto di non essere comunisti), quando il clima è cambiato se n’è andata a vivere col marito Włodzimierz Brus, altro esponente del regime, n Gran Bretagna, la quale ha sempre rifiutato l’estradizione.
E come dimenticare il celebre Zygmunt Bauman? Filosofo alla moda, sociologo di grido, cattedratico nel Regno Unito, cantore della “società liquida” iper-capitalista e instancabile denunciatore dell’ “antisemitismo” – ma dal 1945 al 1953 fu commissario politico nel Corpo della Sicurezza Interna (KBW), una formazione militare creata per dare la caccia e sterminare i nazionalisti ucraini e quel che restava, in Polonia, dell’Armia Krajova.
https://en.wikipedia.org/wiki/Zygmunt_Bauman.
Per non farla troppo lunga, concluderemo con Stefan Michnik, giudice militare bolscevico, responsabile dell’arresto, internamento, condanna, torture ed esecuzione di una decina di eroi dell’Armia Krajova – poi fuggito in Svezia dove mai è stato estradato, nonostante un mandato di arresto europeo emanato dal governo polacco nel 2010.
https://en.wikipedia.org/wiki/Stefan_Michnik
Se ricordiamo questi benemeriti figli della Polonia giudaica, è solo per ricordare che ha comandato per mezzo secolo un governo ebraico polacco comunista: è strano che né questo regime abbia intrapreso allora la restituzione dei beni che adesso gli israelo-americani reclamano dal governo polaco “di destra”, né la Diaspora olocaustica abbia allora inscenato campagne di stampa e propaganda per la restituzione, di cui ora sentono improvvisamente di aver diritto i nipoti delle vittime della Shoah; né il governo americano pretese allora che le proprietà senza eredi fossero destinate ad “assistere iI bisognosi dell’Olocausto” invece di andare allo Stato.
A dire il vero, con quel regime comunista, Repubblica Popolare di Polonia, il governo degli Stati Uniti stipulò un trattato di compensazione nel 1960, con estrasse dai polacchi un pagamento di 40 milioni di dollari di allora – e nell’articolo IV di quel trattato, si precisa che il governo USA rinuncia in futuro a pretendere altre riparazioni. Ma cosa vale la parola di Washington? Chiedetelo ai curdi.
Quanto alle vere vittime della Shoah, ne sopravvivono in Israele ancora 200 mila; un quarto di questi vecchietti vivono al disotto del livello di povertà. Non hanno mai visto un soldo delle riparazioni versate per loro dalla Germani. Un audit della Corte Spream ebrica, nel 2008, ha dichiarato che i due terzi dei fondi germanici sono scomparsi nel nulla.
Quello che resterà scolpito nelle memorie è la “narrativa” cambiata, praticamente sotto i nostri occhi, dai padroni del discorso: di Auschwitz, i polacchi sono colpevoli quanto i tedeschi. Se non di più.