L’attuale dibattito sulla legislazione riguardante il fine vita, come tutte le più emergenti vicende bioetiche e biogiuridiche, si colloca al crocevia tra diritto, etica e filosofia.
L’insufficienza – oramai nota da tempo – della prospettiva puramente positivista, come di quella meramente sociologica, del modo di intendere e concepire il diritto richiede, tuttavia, che non ci si possa limitare all’idea che qualunque legislazione o normativa formalmente valida sia anche intrinsecamente giuridica, cioè volta alla tutela del bene effettivo e della persona