Perché Benallah, l’amante (pardon, garde du corps) di Macron è andato in Chad? Perché USAVA due passaporti diplomatici, di cui uno per di più apparentemente falso, mesi dopo essere stato licenziato dall’Eliseo? Come mai disponeva del telefono portatile Teorem di Thales, fornito dallo Stato soltanto a personalità ai vertici della diplomazia? Che ha fatto in giro per il Chad, il Congo, Camerun, Israele in compagnia di non meglio precisati uomini d’affari turchi o mediorientali, e di un discutibile israeliano Philippe Hababou Solomon?
Sono alcune delle domande a cui il personaggio non ha voluto rispondere durante l’audizione al Senato francese, davanti al quale è apparso in stato di detenzione – strafottente e sicuro di sé. Nonostante che il presidente della Commissione lo abbia ammonito che il rifiuto di rispondere ad una commissione d’inchiesta esponga a 2 anni di reclusione. Qualche senatore ha ipotizzato “una protezione dell’Eliseo”, conclusione di rara sagacia di cui tutti ci rallegriamo.
Un altro sforzo di intelligenza potrebbe immaginare che la garde du corps preferita sia al centro di una loschissima operazione che riguarda insieme la protezione di Idriss Déby, il “presidente” del Chad dal 1990 (con l’aiuto del DGSE) e dittatore sanguinario – nonché la protezione dei 10,765 miliardi di dollari che lo stesso Idriss e il suo clan hanno nei paradisi fiscali (che poi magari si rivelano essere il Lussemburgo), e infine la protezione del suddetto ”presidente” dalle conseguenze dei massacri che ha ordinato nel Tibesti.
Una triplice protezione del dittatore assassino ed avidissimo, cui partecipa- occorre ammetterlo – non solo la Francia di Macron. Lungi di là: vi partecipa l’intera Europa, con Eufor, 3700 soldati di 14 paesi, che affiancano i 1200 soldati francesi sul posto.
Nel Tibesti, aspra e vastissima regione a Nord del Chad quasi disabitata (30 mila abitanti) , si tratta di oro. Oro che viene fuori facilmente dalle sabbie . Il dittatore Deby e il suo insaziabile clan (sudanesi zakagawa) vi sono interessati, specie dopo che è finita male la speranza di estrarre i dovuti miliardi dal petrolio. Una speculazione sbagliata, si può dire. Nel 2014, il “presidente” Deby rileva la quota dell’americana Chevron del consorzio che sfrutta il greggio chadiano, 170 mila barili al giorno. A questo scopo, si fa prestare 1,36 miliardi di dollari da Glencore: discutibile multinazionale con sede in Svizzera e gli uffici a Jersey, fondata dall’ebreo di Anversa e poi americano Marc Rich, scomparso nel 2013 , miliardario. La Glencore è insieme “società mineraria e di scambio merci: di fatto, un finanziaria che si fa pagare i prestiti in natura. Nel caso del “presidente”, in petrolio, prelevando la parte del petrolio esportato per ripagarsi. Il punto è che il prezzo del greggio crolla, e l’estrazione non riesce più a coprire i ratei del debito presidenziale. Le case dello Stato sono disperatamente vuote – quelle di Deby, abbiamo visto pienissime nei paradisi , ma non importa: il Chad è in bancarotta. All’inizio del 2019, il “Presidente” taglia di un terzo i salari dei dipendenti statali, ciò che scatena uno sciopero generale. Glencore continua a pretendere il dovuto, e crede di avere il gioco facile. Invece a questo punto, immaginate? è la banca Rotschild che interviene a appoggiare Deby nei negoziati con Glencore. Guarda caso, è la banca dove ha cominciato la carriera Macron. La trattativa va a buon fine il 23 febbraio 2018, il presidente ottiene rateazioni meno pesanti; ma ha il paese in rivolta sociale (il Chad è al 186mo posto su 189 nell’indice dello sviluppo umano dell’ONU), e il dittatore preferito da Parigi vuole accaparrarsi l’oro del Tibesti. Comincia quindi una vera e propria guerra: contro, dice lui, gli “orpailleurs”, i cercatori d’oro fai-da-te, che “a migliaia” raccolgono l’oro con mezzi rudimentali, ma “illegali”.
Apprezziamo il sottile umorismo di un dittatore ladro e assasino che impone la “legalità”: Ma dopotutto, l’esempio italiano ci ha abituato a questo: i poteri illegitimi hanno occupato la legalità, sicché ogni loro porcata è per definizione “legale”.
“Quando abbiamo visto che interveniva l’aviazione, abbimo capito che N’Djamena non voleva solo prendersela coi cercatori d’oro”, ha detto a La Croix un anonimo osservatore dei diritti umani, un altro della cui sagacia ci congratuliamo. Infatti elicotteri d’assalto e persino un Su-25 (con carburante fornito dai servizi francesi) sono stati fatti levare per mitragliare le forze della resistenza e guerriglia anti-Deby, il corpo che si chiama CCMSR, Conseil du Commandement Militaire pour le Salut de la République, le cui fila si accrescono di giorno in giorno: di ex cercatori d’oro, ovviamente. Intanto anche l’etnia Toubou, si è sollevata e costituita in comitati di autodifesa.
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Ma MAcron (e dunque la UE) continuano a puntare su Deby. Allo scopo evidente di convincere il creditore Glencore che il presidente debitore è solvente un rapporto di 825 pagine elenca tutte le ricchezze minerarie del Chad. Il rapporto è opera BRGM (Bureau de recherches géopolitiques et minières) , un organo del governo, e disponibile in PDF. E’ probabile che sventolano questo rapporto che il franco-israeliano Solomon ha convinto”imprenditori esteri” a venire a spendere per sfruttare il Chad. Una joint venture con sede in Turchia ma con capitale del Katar e del suo emiro ha rilevato la Sogem SA, una società fantasma che possiede un contratto di sfruttamento rilaciato dal Chad. La Sogem, inutile dirlo, controllata dai familiari di Deby. Lo sfruttamento dell’oro del Tibesti è lo scopo, i guadagni saranno spartiti così: 65 % alla joint venture, il 35% a Deby e famiglia. Una volta estratti, s’intende le percentuali di mediazione di Solomon e di Benalla: perché sì, lui è interessato direttamente all’affare e conta su grasse commissioni come facilitatore. Nell’audizione si è capito che il presidente del Chad, quando parla a Benalla, ritiene di parlare direttamente a Macron.
Piantiamola lì, perché la storia diventa noiosa tanto è ripetitiva. Solo notando che Di Maio, sollevando la questione del franco CFA, viene visto a Parigi come uno che rovina gli affari. E dopotutto, anche l’Italia ha mandato i suoi soldatini nella EUFOR – che non sono lì per frenare l’emigrazione sub sahariana (cosa impossibile nella vastità del Sud-Libia, dove non basterebbe mezzo milione di uomini) ma come guardia pretoriana per tenere al potere il “presidente” assediato da mille ribellioni, garantendo il creditore che ha i soldi per pagare il rateo che gli deve; lo garantiscono Rotschild e il rapporto minerario su PDF.
Hanno fatto bene i politici più navigati a rimproverarlo, Di Maio. Noi lettori ed elettori dovremmo capire almeno questo: che la UE è questa associazione a delinquere a due, in cui noi siamo sopportati nella veste di picciotti da scozzonare, di polli da spennare e di discarica di nigeriani cannibali. Del resto, cosa volete sperare: ancora il 20 per cento di noi rivuole al governo il PD che ci ha regalato una quarta mafia, d’importazione, ferocissima, non bastandoci le tre che abbiamo. Finché non lo capiremo, resta il piedi il progetto di fare di noi la prossima Grecia.