Nel mese di settembre del corrente anno, precisamente il giorno 17, come riportato da copiosi siti di informazione on-line tanto nazionali quanto locali (ex multis, qui http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Ragazzina-cade-da-finestra-a-12-anni-forse-suicidio-per-separazione-genitori-f7ad30eb-6894-44e3-b2fd-7084ffe958cd.html , qui http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2017/09/18/ASUCiaUJ-lanciandosi_uccide_questa.shtml e qui http://www.genova24.it/2017/09/campomorone-bambina-12-anni-cade-dalla-finestra-muore-186038/ ), una ragazzina di neanche 12 anni, residente a Campomorone (GE), ha deciso di porre termine alla sua vita gettandosi da una finestra della sua abitazione, morendo dopo un volo di venti metri; terribile la frase di commiato lasciata in un file audio nel suo cellulare dopo i saluti ai compagni di classe: “La vita mi fa schifo”. Gli inquirenti non hanno potuto far altro che confermarne il decesso della ragazzina, e pesa come un macigno il motivo che l’ha spinta a porre fine alla sua vita: la separazione (che sarebbe poi sfociata in divorzio, molto probabilmente) dei genitori, che purtroppo dovranno adesso convivere con questo ulteriore dramma.
Questo terribile fatto di cronaca, peraltro non isolato, non è che la conferma della drammaticità e negatività del divorzio sulle sue vittime più indifese, ovvero i figli minori, spesso non ascoltati (nonostante la codificazione del c.d. diritto all’ascolto del minore con le riforme del 2006, 2011 e 2012), usati come armi di ricatto tra i genitori e sballottati dalle sentenze di tribunale da una casa all’altra; gli effetti sulla psicologia e la crescita sono estremamente negativi (vedasi qui https://www.riza.it/figli-felici/vita-in-famiglia/2261/divorzio-riuscito-ma-i-figli-soffrono-perche.html e qui http://www.mentesana.it/la-salute-mentale-othermenu-12/151-separazione-e-divorzio-le-reazioni-dei-figli-e-dei-genitori.html ), anche quando si cerca di minimizzarli o ci si chiede, ingenuamente o ipocritamente, il perché.
Perché nessuno avrà mai il coraggio di mettere in discussione proprio la causa di questo malessere, il divorzio in sé e, prima di esso, la mentalità individualistica, egoistica e antisacrificale diffusa, nella modernità, anche nel diritto.
Il sociologo e giurista Giuliano Guzzo, che a più riprese si è occupato della tematica divorzile da un punto di vista sociologico (vedasi qui https://giulianoguzzo.com/2012/10/15/ma-quanti-danni-fa-il-divorzio/ , qui https://giulianoguzzo.com/2014/04/29/se-il-new-york-times-celebra-il-divorzio/, qui https://giulianoguzzo.com/2015/03/23/ecco-dove-ci-portera-il-divorzio-breve/ e qui https://giulianoguzzo.com/2015/05/12/divorzio-il-grande-tabu/ ) fornisce al riguardo dati impressionanti: divorzio e instabilità coniugale determinano per i figli maggiori tentazioni suicidarie [Cfr. «Psychiatry Research»;Vol.187 (2011):150–155]; non è un caso che il 63% dei suicidi in età giovanile si verifichi famiglie col padre assente («Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry», 34 (1995):209-215). Non solo: il divorzio accrescere pure il rischio, per i figli, di subire abusi infantili [Cfr. «Child: Care, Health and Development»; (2012) doi: 10.1111/cch.12024], oltre che di minor rendimento scolastico, maggior uso di psicofarmaci e rischio di divorziare, a propria volta, una volta adulti e sposati.
Sono dati terribili, che dovrebbero interrogare tutti, ma che non fermano certo né gli autori di film e telefilm, dove il divorzio è dato come panacea di tutti i mali, un assodato e perfino positivo dato di fatto (e una serie tv fa molta più presa di una discussione parlamentare o dottrinaria), né tantomeno i legislatori, che anzi rendono più spedite le procedure di divorzio (si pensi al caso italiano, dove tra 2014 e 2015, è stata licenziata la legge 55/2015 sul c.d. “divorzio breve”).
La famiglia, nonostante il forte testo dell’art. 29 della Costituzione, non è davvero più la cellula base, la pietra angolare della società, dato che essa può essere sciolta per legge, oggi in maniera ancora più spedita; con questa ulteriore privatizzazione e banalizzazione del vincolo matrimoniale (si pensi perfino alle assurde proposte di togliere dal Codice Civile l’obbligo di fedeltà!) si indebolisce ancora di più l’istituto familiare, e le vittime sono i coniugi deboli (e non sempre più la donna, anzi, vedasi i drammatici dati sui suicidi dei papà divorziati e separati https://www.laleggepertutti.it/169198_separazioni-il-suicidio-silenzioso-dei-papa-che-non-vedono-i-figli ) e soprattutto i minori, che crescono divisi e alienati e che in futuro difficilmente sapranno dare vita a famiglie unite, visto l’esempio genitoriale (permesso, però, dallo Stato, e lo Stato ha colpe maggiori di questi sventurati genitori); o che, come dal caso iniziale, purtroppo scelgono di farla finita. Parlano ancora di “felicità”, “opportunità”, “diritto” i fautori del divorzio, dai radicali in giù?
Chiaramente si può e si deve lavorare su più fronti per prevenire questo dramma, in primis il ricorso a procedure di mediazione e conciliazione pre e stragiudiziale (come suggerito dall’avvocato matrimonialista Massimiliano Fiorin nei suoi due famosi libri “Finchè legge non vi separi – Perché la fabbrica dei divorzi sta distruggendo la nostra civiltà” e “La cultura del matrimonio – Introduzione alla conciliazione familiare”), ma non nell’ottica deflattiva processuale – peraltro spesso fallimentare, tanto sul versante civile che penale – quanto nell’ottica della salvezza del matrimonio, che dovrebbe essere superiore rispetto a mere, per quanto importanti, ragioni di economia; i coniugi separandi, spesso, messi di fronte a periodi di riflessione e al dialogo – ed è curioso notare come questa civiltà che a parole si riempie la bocca di dialogo poi non lo voglia utilizzare per tenere in vita un matrimonio e una famiglia – riflettono sui loro reciproci errori e soprattutto ne evitano uno più grosso, e d’altronde era per questo che il legislatore del 1942 e perfino quello del 1970 aveva previsto periodi di prova nell’ambito delle separazioni e dei divorzi, per dare tempo e opportunità alle persone di ripensarci e rifletterci, in un’ottica di favor matrimonii.
Il divorzio è stato introdotto in Italia nel 1970, e da allora il tessuto sociale e familiare italiano è stato eroso, e a ciò si è unita pure l’erosione dovuta alla progressiva situazione economica negativa; possiamo però tornare indietro, possiamo provare a salvare la famiglia, cellula e istituzione di ogni comunità e di ogni Stato. Possiamo e dobbiamo farlo soprattutto per i nostri figli, per i figli di oggi, e anche quelli di ieri, che hanno sofferto ingiustamente, e per i figli di domani, affinchè non debbano più soffrire per la fine del matrimonio dei loro genitori certificata e perfino incoraggiata dallo Stato.
Roberto De Albentiis