Il tema dell’immigrazione è sempre di strettissima attualità. Quello dei rifugiati secondo Bergoglio “oggi è un problema di particolare rilevanza” ma riguarda la storia dell’uomo: “L’uomo è un migrante. L’Europa, oggi, è costituita da migranti che per secoli sono arrivati nel continente” ha detto in collegamento con l’università Sophia dei gesuiti a Tokyo.
“Gli europei hanno radici migranti”
“Gli europei non sono una razza nata qui in Europa e sono europei. Hanno radici migranti”.
Così ha detto “Francesco”:
http://tg24notiziie.altervista.org/bergoglio-gli-europei-non-razza-nata-radici-migranti/
Anzitutto:
Gli europei non hanno “una razza”, ma “una cultura”. Una cultura che uno stupido e malvagio non capisce e disprezza; una civiltà che i suoi amici Pannella e Bonino, coi loro numerosi complici e servi volontari, hanno ormai distrutto quasi del tutto. Ma gli europei quella cultura l’hanno difesa per millenni da ondate “migratorie” ostili.
Battaglia delle Termopili e vittoria di Salamina (480 a.C.). Seconda guerra punica contro Annibale (218-202 a.C.)
Battaglia di Poitiers (732 d.C.) .
Secolare resistenza dell’Impero Bizantino contro i Turchi, fino alla caduta di Costantinopoli (1453), quando l’imperatore Costantino XI Paleologo rivestì l’armatura antico-romana con le aquile imperiali d’oro per andare a morire, combattendo su una breccia delle mura con un manipolo di nobili.
Battaglia di Moàacs, 1526, dove il re Luigi d’Ungheria e di Boemia col suo esercito magiaro si oppose al Solimano, e morì in battaglia. Con lui scomparve nella mischia di voivoda di Transilvania Zapolya. Il conte croato Cristof Frankopan vi partecipò con 5 mila uomini.
Primo assedio di Vienna (1529), dove 17 mila difensori absburgici, con mercenari tedeschi, spagnoli e boemi ebbero la meglio sui 120 mila uomini comandati da Solimano il Magnifico.
Battaglia di Lepanto, 1571.
Secondo assedio e battaglia di Vienna (1683), quando ormai i turchi avevano invaso l’intera Austria. Il cappuccino Marco d’Aviano, confessore dell’imperatore d’Austria Leopoldo, riuscì a radunare la lega militare di resistenza, vincendo i puntigli dei capi cristiani fra loro rivali. Fu grazie a lui che ai 18000 austriaci (e toscani e mantovani e veneziani) comandati dal Prinz Eugen (Eugenio di Savoia), da Varsavia il re Jan Sobieski unì suoi 30 mila polacchi, fra cui erano 3-5 mila cosacchi ucraini; il tedesco Giorgio Federico di Waldek apportò i suoi 19 mila svevi, bavaresi, franconi; l’elettore Giovanni Giorgio di Sassonia i suoi 9 mila sassoni – sicché l’Europa intera, di tutte le “razze”, (con la vergognosa diserzione del Re Sole che non partecipò, per meschina ripicca anti-absburgica) si precipitò a battersi su quella breccia fatale che erano le mura di Vienna, per non rendere l’Europa turca.
Forse interesserà sapere che fu la Santa Sede a pagare gran parte delle spese di guerra al Sobieski, anzi raddoppiando la somma originaria. E che padre Marco d’Aviano si fece dare l’obbedienza papale per entrare nella città assediata, pronto a morire, e il potere di impartire la solenne benedizione pontificia a tutti i soldati, cui era annessa l’indulgenza plenaria.
Il 12 settembre padre Marco celebrò la Messa sul Kahlenberg. Re Sobieski – un tal tizio, che aveva preteso ed ottenuto di esser dichiarato comandante in capo al posto dell’imperatore Leopoldo (il quale fu convinto a cedere per umiltà dal cappuccino) – servì come un chierichetto. Da una lettera del marchese Spinola, uno dei capi presenti a Vienna, sappiamo che “il padre Marco d’Aviano è venuto al soccorso dell’armata con un crocifisso in mano”.
Effettivamente il cappuccino durante la battaglia, col crocifisso alzato, correva da una parte all’altra del fronte, dove lo scontro era più duro, per benedire e incoraggiare. E la cosa attestata anche dai combattenti ottomani: “I turchi raccontavano che durante la battaglia [il frate] aveva in mano un pezzo di legno che era il suo Cristo e durante il combattimento aveva sollevato il braccio facendo dei movimenti che avevano portato totale confusione e aveva messo loro molta paura. Padre Marco era apparso loro un uomo così grande da sembrare che si sollevasse quasi dalla terra verso il cielo, così che furono costretti a battere in ritirata. Pensavano si trattasse di un’arte magica”.
E adesso arriva lui a dire che gli europei non sono “una razza nata qui”. Evidentemente la “civiltà” cui fa riferimento, quella dell’accoglienza, è quella di George Soros; ed è la stesso Occidente che, come ormai è comprovato, ha armato, finanziato e sostenuto l’ISIS contro il legittimo governo siriano, creando centinaia di migliaia di “Profughi” che sarebbero stati volentieri a casa loro; quell’America, quella Francia e quella NATO che lungi da combattere il terrorismo islamista, l’hanno creato e sostenuto.
E’ la stessa “civiltà” che sostiene come “nostri valori” le nozze sodomitiche, l’aborto, la droga, l’eutanasia – e li sta opponendo come dittatura alla Polonia e Ungheria, mettendo due nazioni sotto accusa a Bruxelles – l’individualismo edonista e consumista. Quella libertà che, come ben dice Dugin, “ha privato l’uomo di ogni forma di identità collettiva. La religione, i valori tradizionali, la gerarchia, a coscienza nazionale: bisogna liberarsene. Tutto diventa opzionale: ognuno può scegliere la propria religione, la propria nazione, e oggi il proprio sesso. E’ ideologia pura: l’uomo inventa questi concetti e la realtà ci si adatta. L’obbiettivo ultimo del liberalismo è di eliminare l’umanità: si dà all’uomo la scelta di continuare a vivere o come cyborg, o come animale”.
E invece di riconoscere in questo l’anti-civiltà, El Papa si unisce ai vandali distruttori della cultura, i Soros, le Bonino, Hillary Clinton. E’a tal punto ignaro di cosa sia una civiltà, che rimastica pure malcotti pregiudizi biologico-razziali. Chi lo sa, magari ci rimprovererà di aver rubato la terra ai Neanderthal.