Stanotte sono stato svegliato dall’immane grandinata; apocalittica non è aggettivo esagerato; una mitraglia continua ululante, insistita, da spaccare i vetri delle finestre fra lampi tuoni e vento e scuoter gli alberi secolari. Mentre abbassavo le tapparelle, un vetro incrinato, pensavo ai raccolti distrutti: in Lombardia i raccolti di grano, mais e soia, maturi in questi giorni, alimentano tutta l’Italia. La fame è dietro l’angolo. Aggravata dalla stolta e arrogante decisione UE e NATO di tagliarci dal grano russo e ucraino con le sanzioni.
Bisogna pregare Dio, questo è urgente. Chiedergli perdono, con alte grida, dei peccato con cui l’abbiamo offeso; non soltanto dei nostri peccati privati, ma di quelli che abbiamo commesso collettivamente e pubblicamente, a cominciare dalla esibizione e glorificazione dei vizi contro natura; bisogna andare in processione ad impetrare la misericordia di Dio sui campi, chiedendo perdono a battendosi il petto. Riconoscere in Dio il nostro datore di cibo che abbiamo offeso, questo è urgente.
Invece, riporta Repubblica:
Il Papa preoccupato per il clima: “Nubifragi e inondazioni, è tempo di agire per frenare le emissioni”
Pregare Dio, mai. Questo”Papa” non invita mai a pregare Dio e a chiedere il suo perdono ed aiuto. Tempo fa disse, di fronte al Covid, che non era una punizione divina, perché Dio non punisce. Ma un Dio che non punisce nemmeno guarisce e perdona.