Montare un mobile di IKEA è un problema complicato, ma non complesso: un set di istruzioni complicate aiuta a risolverlo. Risolvere invece un problema complesso come coordinare un’orchestra richiede abilità complesse, non chiaramente elencabili su un foglio di carta: falliremmo miseramente nel dare nascita a un concerto di qualità.
Quando l’altro giorno alla mia visita a Pozzuoli presso l’Accademia Aeronautica ho visto questa matrice l’ho guardata con interesse.
Il relatore del seminario mostrava come ad ogni tipo di problema corrisponde una dimensione e qualità di risposta logica ideale. Provare a montare un mobile di IKEA con strategie complesse, argomentava, porta inevitabilmente ad un “overkill”, al fallimento: per esempio l’utilizzo di una gru.
E io pensavo all’invilupparsi della crisi dell’Europa dell’euro. Nata come una sfida complicata a fine secolo, le cucirono addosso regole complicate, quelle di Maastricht. Ma l’ambiente era positivo, l’economia ancora tirava e quelle regole non furono troppo d’intralcio, quasi “appropriate”.
Arrivò la crisi e, mistero dei misteri, con essa un aggravamento delle regole che ingessavano la capacità della politica economica di venire in soccorso: siamo al 2010, è l’epoca del Fiscal Compact, il killer dell’economia.
E siamo all’oggi: la situazione da complicata è divenuta complessa, ingestibile, piena di disagio sociale in alcuni Paesi, scetticismo in altri, sfilacciamento della fiducia reciproca. Il fallimento è vicino e non basta nemmeno più eliminare il Fiscal Compact e tornare alle più semplici politiche degli albori del nuovo secolo: c’è bisogno di una soluzione “complessa” dove all’allentamento dell’austerità si combini una sottile opera “sociologica” ed “antropologica” di solidarietà piena e convinta per restaurare la fiducia reciproca infranta.
Altrimenti, il fallimento è alle porte.