In soli dieci anni, fra il 1999 e il 2009, i britannici hanno perso 14 punti di QI (quoziente intellettivo), i francesi 4 punti. Quanto gli italiani, non lo dice la rivista scientifica Intelligence, specializzata in psicometrica.
https://www.journals.elsevier.com/intelligence
Ma, come diversi altri studi apparsi in questi mesi, conferma che in generale il quoziente intellettivo medio delle popolazioni occidentali sta calando vistosamente da una quindicina d’anni. Il calo è tanto più allarmante perché tutto il ventesimo secolo, al contrario, ha visto un aumento del QI medio in Occidente, forse a causa del miglioramento generale della salute e dell’accesso all’educazione. Un aumento lineare che si chiama “effetto Flynn”, dal nome del ricercatore neozelandese James Flynn che ha comprovato il fenomeno.
In base allo studio di Intelligence, i britannici avevano un QI medio di 114 nel 1999, oggi sono a 100. I Francesi sono scesi a 98.
Sulle cause, nessuna certezza scientifica. C’è chi chiama in causa i perturbatori endocrini, molecole contenute nella plastica che hanno l’effetto (fra gli altri) di ostacolare l’azione dello iodio, così importante nello sviluppo cerebrale (ricordiamo il “cretinismo alpino” di un tempo, che colpiva popolazioni carenti di sale iodato). Altri puntano il dito sul sistema educativo troppo facile. Altri ancora, sull’era digitale, per cui oggi ci affidiamo ad oggetti “intelligenti” per i calcoli più semplici e per le imprese cognitive che un tempo facevamo fare al nostro cervello. Ma questa ipotesi sembra smentita dagli asiatici, i più tecnologico-digitali dei nostri anni, che hanno anche i QI più alti. Secondo uno studio diverso di quello di Intelligence,
Hong Kong e Singapore hanno un indice 108, la Corea del Sud 106, Giappone e Cina 105, Taiwan 104.
A questo contrastano tedeschi, polacchi, belgi e svedesi con 99, francesi e statunitensi con 98, Israele e Portogallo con 95 – per quel che vale, questo studia assegna a noi italiani un 102 (sic).
Fra le ipotesi più concrete, è stata avanzata quella selettivo-demografica: siccome le persone con alto QI sono in genere impegnate in studi superiori per più lungo tempo, genererebbero meno figli intelligenti.
(Personalmente, basandomi sulla mia esperienza – ognuno è intelligente nelle cose che gli interessano – punterei all’esaurimento dello sforzo grandioso e tragico dell’Europa che impose al mondo le sue idee, ed anche le sue ideologie e grandi narrazioni: tutte nate dal Cristianesimo, in un modo o nell’altro. Senza un Dio, non vale più la pena di sforzarsi, di migliorarsi, di sublimare. Masse italiote esercitano al massimo la loro intelligenza quando parlano di calcio…)