Reduane Lakdim, il venticinquenne che a Carcassonne ha ucciso quattro persone, fra cui il tenente colonnello Beltrame, era nato in Marocco. Da straniero si è illustrato in Francia per violenze nel 2010, per detenzione di armi nel 211, per oltraggio a un agente nel 2014; nello stesso anno, il personaggio viene schedato dalla DGSE come “S”, ossia come radicalizzato: una sua zia lo ha segnalato, il nipote va dicendo che vuole andare in Irak o Siria. E ha preso contatti con ambienti salafiti.
Ingenui, vi aspettereste che un simile energumeno venga espulso e rimandato a calci in Marocco? Invece sembra che simili spostati, vengo ritenuti quasi preziosi in altissimi ambienti.
Infatti, Lakdim, il pluri-pregiudicato, ottiene la cittadinanza francese nel 2015. Quando la DGSE lo ha già schedato come S da un anno.
Dopodiché, il neo-cittadino francese viene ancora arrestato nel 2016 per droga, nel 2017 per detenzione d’armi (recidivo). Nel 2018 viene freddato nel supermercato U di Carcassonne dove s’era asserragliato.
Chi gli ha dato la cittadinanza? Il prefetto della regione, Pierre de Bousquet. Un tutore dell’ordine dal fiuto eccezionale, come si vede. Tanto è vero che oggi, Macron in persona lo ha elevato alla poltrona di Coordinatore dell’Intelligence (Reinsegnement) per la Lotta Anti-Terrorismo.
I cittadini francesi possono dormire tranquilli: sono molto ben protetti dall’uomo di Macron all’Antiterrorismo.
Infatti dal 2014, ben 19 individui bollati con la fatale “S” sono poi passati all’azione, facendo stragi: da Mohammed Merah ai celebri fratelli Kouachi (quelli che hanno lasciato la carta d’identità sull’auto in fuga da Charlie Hebdo) ad Ayub El Kazzani fino a due ragazze, Sarah Hervuet e Inés Madani, fermate dopo che avevao parcheggiato presso la cattedrale di Notre Dame un’auto piena di bombolo di gas. Anche la compagna del terrorista di Carcassonne è “S” ed attivissima propagandista della guerra santa sui social. Evidentemente la S non è molto efficace a prevenire attentati islamici – sembra invece eccitarli, perfino. Poiché quelli segnati “S” in Francia sono ventimila, non si sa se si può star tranquilli.
Beltrame cattolico, no “fratello”.
Un’altra stranezza riguarda Arnaud Beltrame, l’eroico capo gendarme che ha dato la sua vita per salvarne un’altra. Secondo il prete che gli ha dato l’estrema unzione in agonia e l’ha unito in matrimonio in extremis con la fidanzata, padre Jean-Bapiste canonico di Lagrasse, era un cattolico. Fervente: “Ha vissuto un’autentica conversione verso il 2008, quando aveva circa 33 anni. Ricevette la prima comunione e la cresima dopo due anni di catecumenato, nel 2010”. Il padre ha chiesto alla Chiesa di riconoscerlo come “eroe della carità cristiana”.
Ma subito la Gran Loge de France gli rende omaggio con un commosso comunicato: “Fratello Arnaud Beltrame, membro della Rispettabile Loggia Jerome Bonaparte all’Oriente di Rueil-Nanterre”, eccetera. Firmato Philippe Charuel – Grand Maître de la Grande Loge de France
“Così muore un eroe massone”, proclama il 26 marzo anche L’Opinione, l’invenduto (ma da noi pagato coi contributi alla stampa) giornalùcolo del Partito Radicale, che è anche organo ufficioso della Massoneria. “Il tenente colonnello francese Arnaud Beltrame, […] era proprio un esponente della massoneria d’Oltralpe. Uno di quelli che nel partito dei vari Fico, Di Maio, Grillo e Casaleggio neppure avrebbe avuto il diritto di candidarsi al Parlamento”, e via delirando laicisticamente. Il breve elogio è firmato da Rocco Schiavone, che è un personaggio di una fiction televisiva. Coraggio massonico.
Ma come mai questa appropriazione del morto? La massoneria ha così pochi eroi e tanti anonimi “Rocco Schiavone”, che ne ha rubato uno? O forse il tenente colonnello “dopo” essere stato massone si è convertito alla fede cattolica? O forse il personaggio aveva una doppia vita spirituale? O è stato raggiunto dalla Santa Vehme?
http://www.oltrelalinea.news/2017/05/04/la-santa-vehme-storia-e-leggenda-di-giudici-e-assassini/
Perché recentemente si è saputo che nelle due camere francesi albergano 400 massoni – 250 fra deputati e senatori, il resto alti funzionari e portaborse. Al punto che i fratelli hanno eletto uno di loro, Christophe-André Frassa, a presiedere una “Fraternelle Parlamentaire”, allo scopo di “rimobilitare una cerchia di pensiero e di influenza assopita da diversi anni”: insomma una di quelle “società di pensiero” che in tutta la Francia prepararono la Rivoluzione del 1789. Ovviamente non sono ammessi “razzisti e antisemiti”.
Ebbene, anche a Trèbes, dove è avvenuto l’eccidio islamista che ha ucciso il gendarme, ci dev’essere una società di pensiero. In questo paesino di 5 mila abitanti, il sindaco Eric Menassi è un amico personale di Manuel Valls, l’ex primo ministro che si è illustrato nella lotta al terrorismo islamico e nelle sue pieghe ambiguissime. Anzi: anche la moglie del sindaco, Samie Menasse, è amica personale di Valls. Nonché proprietaria del piccolo supermercato U dove è avvenuta la strage islamica.
http://www.panamza.com/240318-trebes-valls/
Peccato che l’eroico Beltrame non sia qui a dirci chi, due mesi prima, gli aveva indicato di guidare i suoi 60 uomini in una esercitazione fondata sulla simulazione di un terrorista asserragliato in un supermercato. Sarà stato il prefetto De Bousquet, elevato a più alta carica da Macron?
Anche in Italia minacce islamiche…
Resta il dubbio che queste aggressioni islamiche siano fatte avvenire quando la popolarità del presidente in carica cade – come nei giorni scorsi,con i grandi scioperi in Francia. Anche in Italia abbiamo avuto “minaccia islamica” nei giorni scorsi, quando il governo Gentiloni stava per prendere decisioni illegittime perché superano gli affari correnti.
Prima una lettera anonima all’ambasciata italiana a Tunisi che accusava un tunisino, Atef Mathlouthi, di preparare attentati a Roma per Pasqua, poi rientrata quando il tunisino , che è stato espulso dal 2012 e ha la moglie italiana qui, raggiunto al telefono, s’è scagliato contro i fake media: “Lavoro da anni in un bar a Mahdia per procurare i soldi per la mia famiglia che si trova in Italia, non sono un terrorista, né tanto meno un latitante, vi denuncio tutti”.
Non sa quanto è fortunato, Atef, di non essere finito “terrorista” crivellato di colpi dopo un “attentato”.
La strategia della tensione ha dovuto ripiegare sull’arresto di un egiziano a Foggia, di cittadinanza italiana, che insegnava religione nel centro islamico. Arrestato e sequestrati i suoi conti correnti. L’abbiamo scampata, per il momento. Ma Una nella bomba di marca islamica è tanto tempo che non avviene in Italia, che se ne sente la mancanza. Specie per punire i votanti per Salvini e 5 Stelle invece che Bonino e Renzi.
L’FBI fabbrica regolarmente terroristi
Proprio in questi giorni in USA è emerso il retroscena di un ”attentato islamico” gestito dall’FBI il 3 maggio 2015 in Texas . In quel giorno, nella località di Garland, due americani fanatici di estrema destra razzista e anti-islamici, Robert Spencer e Pamela Geller, riuniscono una gara di “vignette contro Maometto” (a gennaio era avvenuto l’attentato contro Charlie Hebdo); era presente all’impresa, invitato d’onore, l’olandese sovranista Geert Wilders. Verso sera, cercano di far irruzione nell’edificio che ospitata il concorso provocatorio, due musulmani provenienti dall’Arizona, Elton Simpson e Nadir Sufi, con due fucili d’assalto. Escono dall’auto e feriscono alla gamba una guardia di sicurezza privata; il poliziotto Greg Stevens, a fianco della guardia, immediatamente risponde al fuoco (siamo in Texas) e abbatte i due terroristi.
Ci si accorge che, durante la sparatoria, era presente un individuo che ha scattato delle foto dell’evento, e poi ha cercato di eclissarsi. Arrestato dalla polizia locale, deve rivelare la sua identità: è un agente dell’FBI. Risulterà poi che si faceva passare per islamista, aveva contatti con i due terroristi, aveva aiutato uno di loro a procurarsi l’arma, e quel giorno stesso, gli aveva mandato un messaggino: “Tear up Texas”, straccia il Texas. Insomma tutto dice che l’FBI ha usato i due islamisti ed ha indicato loro il bersaglio. Sulla scena poi, durante la sparatoria, l’agente dell’FBI non è intervenuto per nulla a cercare di impedire il delitto. Se non fosse stato per la prontezza dell’agente Greg Stevens, i jihadisti avrebbero fatto un massacro a Garland.
Questa storia è saltata fuori solo perché la guardia privata ferita, Bruce Joiner, ha denunciato e querelato per danni l’FBI, per non aver impedito il suo ferimento nonostante fosse presente un suo agente. Quanto all’anti-islamico Robert Spencer, organizzatore della “gara di vignette su Maometto”, resta convinto che i federali avessero di mira lui, ed avessero organizzato tutto l’attentato “jihadista” per eliminarlo – accettando il rischio di una strage fra i presenti.
Dell’agente non è mai stato fatto il nome nemmeno al processo, perché “sotto copertura”: L’avvocato della guardia querelante, che ha avuto accesso alla pratica FBI del caso, dice che l’agente agiva “in conformità agli ordini ricevuti”. Il suo superiore, quello che in ultima istanza ha autorizzato la provocazione con falso attentato islamista, era James Comey, il direttore dell’FBI che Trump ha cacciato, noto per aver insabbiato le scandalo delle e-mail di Hillary Clinton, per proteggere la candidati democratica.
I motivi per organizzare falsi attentati terroristici? Naturalmente, creare un clima di paura, l’atmosfera della strategia della tensione. Ma Mike German, che è stato agente del FBI per venticinque anni prima di dimettersi nel 2004, in un’intervista di qualche anno fa ha dato un’altra motivazione, stupefacente: i soldi.
Dopo l’11 Settembre 2001, l’amministrazione Bush ha aumentato enormemente lo stanziamento all’FBI, giunto ormai a 3 miliardi di dollari, col mandato di “fare la guerra al terrorismo”. Ciò ha comportato che agenti pieni di zelo si siano infiltrati – o abbiano informatori nelle non numerosissime comunità musulmane degli Stati Uniti, inizialmente per spiare sintomi di jihadismo – ma alla fine finendo per suggerire complotti e attentati, fornendo anche le armi e i bersagli. Cisono stati anche numerosi casi in cui famiglie musulmane hanno denuciato alla polizia tentativi di reclutamento dei loro ragazzi da parte di “jihadisti” che poi si sono rivelati agente dell’FBI sotto copertura. Il fatto è che per ottenere anno dopo anno lo stanziamento dei 3 miliardi, bisogna “mostrare al Congresso che abbiamo successo” arrestando un buon numero di islamisti , ha spiegato German. E visto che il numero sarebbe scarso in natura, lo si aumenta. Questi abusi hanno anche fatto oggetto di una inchiesta di Human Right Watch che si può leggere qui:
https://www.hrw.org/report/2014/07/21/illusion-justice/human-rights-abuses-us-terrorism-prosecutions
Sono nozioni istruttive che potete applicare anche ad altri attentati. Per esempio a quello che ha colpito l’ex spia Skripal ed ha portato l’Occidente alla rotura diplomatica con Mosca.