MARCO TOSATTI
Un tentativo della Conferenza Episcopale tedesca di chiarire le dichiarazioni rilasciate dal card. Reinhard Marx a una radio bavarese, la Bayerischer Rundfunk BR, in tema di benedizione per le coppie omosessuali ha avuto come risultato quello di lasciare, al meglio, le cose come stavano. Se non di peggiorare la situazione. Pochi giorni fa agenzie e blog, in particolare d’oltre oceano titolavano affermando che il cardinale, grande consigliere del Pontefice, membro del C9 e presidente della Conferenza episcopale, apriva alla discussione sulla possibilità di una qualche forma di benedizione per le coppie omosessuali.
Negli Stati Uniti l’arcivescovo Chaput, di Filadelfia, aveva raccomandato chiarezza ai vescovi quando si toccano questi temi, e il cardinale tedesco Josef Cordes, già presidente di Cor Unum, era stato molto severo nel suo commento. “L’iniziativa del card. Marx – ha detto a un’agenzia tedesca – ignora la chiara Rivelazione di Dio….Marx non menziona neanche che l’omosessualità contraddice la volontà di Dio”. Cordes aggiungeva che l’idea di una benedizione per le coppie omosessuali è “spaventosamente ingenua”, perché coloro che la richiedono “non desiderano ricevere l’assistenza di Dio per loro stessi; piuttosto mirano con la loro richiesta al riconoscimento e all’accettazione del loro modo omosessuale di vivere, e alla sua valorizzazione ecclesiale”. Concludeva: “Una benedizione ecclesiale come conferma di una relazione che è contraria alla volontà di Dio? Questo sembra davvero sacrilego”.
Come dicevamo all’inizio, nel tentativo di gettare acqua sulle polemiche, la Conferenza Episcopale tedesca ha pubblicato una traduzione dell’intervista in inglese. Ma in realtà il testo non sembra discostarsi molto da quanto pubblicato nei giorni scorsi sui siti americani, in particolare OnePeterFive, la cui redattrice, Maike Hickson, padroneggia totalmente il tedesco.
Marx esordiva ricordando l’esortazione del Pontefice ad accompagnare più da vicino le persone nelle loro vite individuali, sottolineando che “dobbiamo essere pastoralmente più vicini a coloro, come gli omosessuali, che hanno bisogno di attenzione pastorale e che anche la desiderano”. Quindi “dobbiamo dare incoraggiamento a che i sacerdoti e gli accompagnatori pastorali diano parole di incoraggiamento alle persone nelle situazioni concrete. Non vedo nessun problema in questo. Una questione diversa è come questo possa essere fatti pubblicamente, in una forma liturgica; qui è dove uno deve essere riservato e anche riflettere su ciò in un buon modo”.
L’intervistatrice chiedeva poi, in maniera diretta, se potesse esserci qualche cosa come una benedizione per le coppie omosessuali. Marx rispondeva: “Non ci sono soluzioni generali. Non considera che una soluzione generale sia giusta, perché riguarda la cura pastorale per gli individui”. Ci sono dei casi in cui “non abbiamo regole”, spiegava, “E ciò non significa che non stia accadendo nulla”. Il presidente della Conferenza episcopale tedesca aggiungeva: “Questo realmente devo lasciarlo al pastore locale e all’accompagnamento di quella persona. Uno può pensare su questo in dialogo, e proprio ora una discussione del genere sta avvenendo (un riferimento alle dichiarazioni del vicepresidente, mons. Bode, N.D.R.) , cioè come possiamo affrontare questo tema. Ma io direi che lascerei questo enfaticamente nelle mani del pastore locale, in una situazione molto concreta, e non chiederei regole in merito. Ci sono cose che non possono essere regolate”.
Quindi, se abbiamo capito bene, il cardinale lascerebbe al singolo sacerdote la scelta di benedire o no quello che per la Chiesa è un comportamento e uno stile di vita non solo sbagliato, ma fonte di peccato grave e mortale. Come peraltro hanno ben sottolineato sia l’arcivescovo Chaput che il card. Cordes. Una toppa peggio del buco? A occhio direi di sì. E non a caso il portavoce della Conferenza episcopale ha annunciato che il card. Marx non è disponibile per ulteriori interviste. Ma mi sembra lecito chiedersi Roma dove sia, in tutto questo. E non ci vengano a dire che la confusione la creano i giornalisti, e chi si oppone a questa ordinaria, quotidiana follia. La confusione la crea chi dovrebbe dare indicazioni e chiarezza, e chi, al massimo livello, avendo l’obbligo di parlare, tace.