Nel link, qui sotto, troverete immagini, anche cinematografiche, eccezionali dell’ultimo Imperatore asburgico, il beato Carlo, nel giorno del matrimonio con Zita di Borbone Parma, ed anche di Francesco Giuseppe (comprese quelle del suo funerale) al quale proprio Carlo d’Asburgo succedette sul trono della Duplice Monarchia nel 1916.
Carlo regnò solo due anni su un Impero in via di diventare una Confederazione di popoli liberi ed eguali e che invece fu annientato, dopo la fine della guerra mondiale, per volontà delle logge le quali governavano a Parigi e Londra. Governavano nel senso che i capi di quei governi e molti ministri erano “fratelli di loggia”. Contro la Duplice Monarchia, in qualche modo erede ed emblema dell’atavico Sacro Romano Impero, ovvero dell’Europa universalmente unita sotto le due medioevali Auctoritas, si rovesciò l’odio fanatico della massoneria europea.
Se la Duplice Monarchia fosse rimasta in piedi ed avesse potuto portare a termine il processo di confederalizzazione la storia stessa dell’Europa sarebbe stata molto diversa. Non avremmo conosciuto il nazismo né l’espansione di una eventuale Germania hitleriana ma neanche quella dell’Unione sovietica. La confederalizzazione dell’Impero sarebbe stata esempio e modello per una vera unità europea fondata sul tradizionale principio dell’unità, in alto, nella diversità, in basso.
Diversi storici, come ad esempio François Fejtö, sono convinti che la prima guerra mondiale sia stata preparata dalla massoneria internazionale, che aveva in pugno le redini delle potenze occidentali dell’epoca ovvero Francia ed Inghilterra, con lo scopo di abbattere l’Impero d’Austria-Ungheria, considerato come ultimo baluardo della Cristianità medioevale, quindi retaggio di “oscurantismo”, benché, invece, la Duplice Monarchia, al momento dell’attentato di Sarajevo, avesse ormai un sistema di governo costituzionale e parlamentare. Ma l’odio ideologico massonico contro ciò che l’Impero asburgico, pur costituzionalizzato e quasi confederalizzato, rappresentava con la sua storia alla lunga direttamente connessa, come si è detto, al Sacro Romano Impero della Cristianità medioevale, senza dimenticare la connessione con la “Monarchia” universale, sulla quale “non tramontava mai il sole”, di Carlo V, antenato del beato Carlo d’Asburgo, prevalse e falsificò agli occhi dell’opinione pubblica la realtà dell’Impero allo scoppio del conflitto mondiale. Una vera e propria “crociata” fu indetta contro la Duplice Monarchia a base di una potente propaganda – che la dipingeva come una oscura autocrazia, un modello di antiliberalismo, una tirannia che soffocava la libertà dei popoli compressi nella gabbia imperiale, una potenza aggressiva verso gli slavi balcanici etc. – molto simile a quella, e non è forse un caso, che l’Occidente americanocentrico di oggi usa attualmente contro la Russia putiniana.
Il tradimento italiano – il regno d’Italia era stretto all’Austria-Ungheria ed alla Germania guglielmina dalla Triplice Alleanza – costò alla nostra Patria 650.000 morti e circa 1.000.000 di mutilati e feriti, miriadi di lutti e sofferenze, senza neanche il conseguimento delle promesse che erano state fatte all’Italia (da qui il “mito della Vittoria Mutilata” che alimentò il fiumanesimo ed il nazionalismo nel dopoguerra). I nostri nuovi alleati franco-inglesi si opposero al mantenimento di quanto stabilito negli accordi pre-guerra, sulla cui base l’Italia cambiò campo, soprattutto per non scontentare il nascente Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Un grande ruolo in questo venire meno ai patti assunti l’ebbe il presidente statunitense Wilson, quello della dichiarazione che fece nascere l’inutile Società delle Nazioni a Ginevra (antesignana dell’odierno, ed ancor più inutile, ONU), che fu particolarmente ostile, durante le trattative di pace, all’Italia. Le trattative si conclusero non con una vera pace ma con una vendetta, in forma di trattato, di Parigi e Londra contro Vienna e Berlino. Se l’Austria-Ungheria scompariva dalla cartina dell’Europa – l’Austria fu ridotta a quel piccolo Staterello che è ancor oggi mentre nascevano, nello spazio che fu dell’Impero, Stati nazionali rissosi e perennemente in tensione tra loro –, la Germania fu vessata con il terribile peso delle riparazioni di guerra che provocarono prima l’inflazione degli anni ’20, poi la destabilizzazione politico-economica della Repubblica di Weimar mentre i tedeschi cadevano in povertà, ed infine, dopo un breve periodo di leggere ripresa con l’aiuto di capitali americani, a seguito della crisi del 1929, la deflazione, il cui effetto furono i noti sei milioni di disoccupati, che fece decollare l’ascesa al potere del Partito Nazional-Socialista dei Lavoratori Tedeschi, meglio noto come partito nazista. Un esito del tutto prevedibile già nel 1919-20 ed, infatti, il grande economista inglese, John Maynard Keynes, presente alle trattative di pace come consulente del suo governo, lasciò indignato la legazione britannica e, per protesta conto le decisioni vendicatrici che si stavano assumendo, scrisse un libro destinato a diventare famoso, “Le conseguenze economiche della pace”, nel quale predisse il disastro della Germania sotto le esose riparazioni ad essa imposte e quindi il suo inevitabile revanchismo.
Papa Benedetto XV denunciò il primo conflitto mondiale come una “inutile strage” e tale esso fu effettivamente. Una strage inutile che ne avrebbe preparato un’altra ancora peggiore e con essa la Fine dell’Europa suddivisa a Yalta tra Stati Uniti ed Unione Sovietica, fino a quando con il 1989 anche la parte orientale del continente sarebbe stato fagocitata dalla Nato. Motivo principale, questo, della guerra russo-ucraina, in realtà russo-occidentale, in atto dal 2014, con la fase più acuta avviata dal febbraio scorso.
Se la sete di vendetta francese ed inglese tra il 1919 ed il 1920 non avesse provocato la scomparsa della Duplice Monarchia, forse oggi non ci sarebbe la guerra per procura tra Kiev, spalleggiata dalla Nato, e Mosca.
L’Europa del 1914 era un continente nel quale, nonostante le tensioni politico-economiche tra le potenze del tempo ed il pullulare di grandi e piccoli nazionalismi bellicosi, le reti di collegamento – monarchie costituzionali, sistemi parlamentari, casate regnanti imparentate tra loro, popoli cristiani che seppur di confessioni diverse erano religiosamente comunque affini o perlomeno non lontani – tali da evitare il peggio esistevano e sarebbero state attivate se “qualcuno” o “qualcosa” non lo avesse impedito.
In quell’Europa, ormai già travolta da quella che qualche storico ha giustamente chiamato una “guerra civile europea”, salito al trono nel 1916 Carlo d’Asburgo tentò, purtroppo invano, di porre fine alla guerra attivando una diplomazia segreta con Parigi, attraverso i suoi aristocratici parenti francesi, e con Londra. Ma Francia ed Inghilterra rifiutarono qualsiasi giusta ed equilibrata proposta di pace. Il rifiuto fu la risposta della massoneria franco-inglese all’“oscurantista tiranno”, al “liberticida”, secondo il cliché della propaganda delle logge.
Fallito nel 1918 anche il tentativo, sotto egida del Papa, di salvare almeno la corona ungherese, tradito in questo tentativo dall’ammiraglio Horty che sarebbe diventato il dittatore magiaro appoggiato dai latifondisti del Paese, Carlo d’Asburgo, uomo religiosissimo fino all’ascesi (volle che a corte si pranzasse con la stessa misera dieta dei soldati in trincea; diede disposizioni severissime affinché i nemici prigionieri ricevessero un trattamento umano e ogni cura al pari dei soldati dell’Impero), morì nel 1922 in esilio e in povertà, a Madera, in Portogallo, dove è sepolto ancora lontano dai suoi avi e dalla stessa consorte che riposano a Vienna nella cripta imperiale della Kapuzinerkirche. Il suo cuore, però, unito a quella di Zita sono sepolti nell’Abbazia di Muri, in Svizzera, quasi a suggellare il loro amore che li legò per tutta la vita e dal quale nacquero otto figli.
Papa Giovanni Paolo II, nel 2004, lo ha proclamato beato della Chiesa Cattolica.
Luigi Copertino
dalla pagina FB dell’autore