rob. gio.
Decine di perquisizioni, un labirinto di società per spartirsi gli appalti e frodare il Fisco, intrallazzi tra politica e imprenditoria, due politici di centrodestra – il deputato Ncd Antonio Marotta e l’ex sottosegretario Giuseppe Pizza – coinvolti fino al collo, un faccendiere (anche lui calabrese) come factotum, Raffaele Pizza. È questo il quadro dell’«Operazione Labirinto», a seguito di un’inchiesta lanciata dalla Procura di Roma guidata da Giuseppe Pignatone e dal Nucleo centrale valutario della Guardia di Finanza.
L’OPERAZIONE PARTITA ALL’ALBA
Dalle prime ore dell’alba sono scattate decine di perquisizioni in varie città del Paese, e le 4 ordinanze di custodia cautelare, di cui 12 in carcere e 12 agli arresti domiciliari, e cinque misure interdittive con obbligo di firma. I reati contestati sono associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, corruzione e riciclaggio, truffa ai danni dello Stato e appropriazione indebita. Nella vicenda sono implicati un potente faccendiere romano, Raffaele Pizza, fratello di un ex-deputato del Pdl, Giuseppe, e Antonio Marotta, deputato di Alleanza Popolare (Nuovo Centrodestra). Nei suoi confronti la Procura di Roma aveva chiesto una misura cautelare, ma il gip Maria Giuseppina Guglielmi l’ha respinta. Sono stati arrestati anche due dipendenti infedeli dell’Agenzia delle Entrate di Roma. È, inoltre, in corso, il sequestro preventivo di beni immobili, conti correnti e quote societarie per 1,2 milioni di euro. Sono infine in corso perquisizioni nei confronti di oltre 50 tra arrestati e indagati, che stanno interessando oltre cento obiettivi tra la Capitale, il Lazio, la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna, la Toscana, le Marche, l’Umbria e la Campania.
LE INDAGINI DELLA PROCURA
Durante l’inchiesta – che è stata svolta dal Nucleo speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza e che ha avuto origine dalla segnalazione nel corso del 2013 di operazioni finanziarie sospette – è stata accertato l’utilizzo di un gran numero di fatture per operazioni inesistenti a favore di società ed enti su tutto il territorio nazionale, e di ricostruire l’operatività di una ramificata struttura affaristico-delinquenziale imperniata intorno al consulente tributario Raffaele Pizza e a un gran numero di società a lui riconducibili, che movimentavano grandi somme di denaro tra conti personali e aziendali. Come fanno sapere le Fiamme Gialle, dalle indagini è emersa «l’operatività di una ramificata struttura imprenditoriale illecita che negli anni oggetto d’indagine ha movimentato oltre dieci milioni di euro giustificati da fatture false a scopo di evasione e per costituire riserve occulte da destinare a finalità illecite, attraverso una galassia di società cartiere, costituite e gestite con il concorso di numerosi indagati». «Per `ammorbidire´ eventuali controlli fiscali e agevolare le pratiche di rimborso delle imposte – ricostruiscono i finanzieri – il consulente si avvaleva anche di due dipendenti infedeli dell’Agenzia delle Entrate di Roma, arrestati nel corso delle operazioni odierne, smascherati in collaborazione con gli organi ispettivi interni dell’Agenzia delle Entrate».
LE MANI SUGLI APPALTI DI MINISTERI E INPS
Secondo le indiscrezioni, la rete affaristica sarebbe riuscita a ottenere appalti per la fornitura di servizi e beni a diversi enti ministeri. Gli illeciti, ad esempio, sarebbero stati trovati nel subappalti del maxiappalto per il call center Inps-Inail. Commesse vinte grazie al pagamento di tangenti, smistate anche a esponenti politici e a loro familiari. E spesso realizzate con prestazioni e materiali di qualità inferiore a quanto promesso; alcuni degli appartenenti all’associazione per delinquere si sarebbero occupati di fornire documentazione fittizia per creare i fondi neri destinati ad alimentare le tangenti.
IL RUOLO DI RAFFAELE PIZZA E DI SUO FRATELLO GIUSEPPE
Il faccendiere Raffaele Pizza, ritenuto figura centrale del «sistema affaristico-criminale», è il fratello di Giuseppe Pizza, un altro politico calabrese ex sottosegretario del governo Berlusconi, che rivendica il simbolo della Democrazia Cristiana, anche lui perquisito e indagato per riciclaggio. Raffaele Pizza, attivo nel settore delle pubbliche relazioni, secondo la Guardia di Finanza «sfruttando i legami stabili con la `politica´, si adoperava anche per favorire la nomina, ai vertici di enti e di società pubbliche, di persone a lui vicine, così acquisendo ragioni di credito nei confronti di queste che, riconoscenti, risultavano permeabili alle sue richieste». «Il faccendiere – osserva la guardia di finanza – utilizzava uno studio accanto al Parlamento, in una nota via del centro, per ricevere danaro di illecita provenienza, occultarlo e smistarlo, avvalendosi in un caso anche della collaborazione di un parlamentare in carica di professione avvocato, attualmente indagato, che lo ha attivamente coadiuvato nelle attività di illecita intermediazione». Ovvero Antonio Marotta, del Nuovo Centrodestra, il partito del ministro dell’Interno Angelino Alfano, ma con una lunga storia nell’Udc di Pier Ferdinando Casini.
IL RUOLO DI ANTONIO MAROTTA, NCD
Marotta, secondo gli investigatori, avrebbe aiutato nelle «attività di illecita intermediazione». Marotta è indagato per partecipazione ad associazione a delinquere, corruzione, finanziamento illecito dei partiti e riciclaggio. Per queste ipotesi gli inquirenti avevano l’arresto al gip Maria Giuseppina Guglielmi, ma questi non ha ritenuto sussistenti l’associazione per delinquere, ha riqualificato di corruzione in traffico di influenza illecita, mentre delle ipotesi di finanziamento illecito ne ha ritenuta sussistente una sola. Infine il reato di riciclaggio contestato dai pm è stato riqualificato dal gip in ricettazione. Alla luce delle considerazioni del gip, i fatti contestati a Marotta prevedono una pena non superiore ai tre anni per la quale non è previsto l’arresto in sede di indagini preliminari.
Il nome di Marotta è stato fatto nel corso di alcune intercettazioni. Accanto a Raffaele Pizza, al vertice dell’organizzazione figura anche il commercialista Alberto Orsini, anch’egli arrestato. Deputato di area Popolare Ncd-Udc, Marotta, 68 anni, avvocato originario di Torchiara (Salerno). Già deputato nella passata legislatura con l’Udc, è stato eletto nel 2013 nelle liste di Forza Italia-Pdl, da dove poi nel giugno 2015 è passato a Area Popolare. E’ stato anche consigliere laico del Csm nel 2002 in quota Udc. Da agosto 2006 al febbraio 2009 è stato vice capo del Dipartimento di Giustizia del Personale e dei servizi. Nel maggio del 2012 il Senato lo ha eletto vice presidente del Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa.
La Stampa, 4 luglio 2016