“Non avevamo molta scelta. Ci era stato ordinato di sparare sia sui Berkut, la polizia, sia sui dimostranti, senza far differenza. Ero totalmente esterrefatto. È andata avanti per quindici minuti…forse venti. Io ero fuori di me, agitato, sotto stress, Non capivo niente. Poi all’improvviso dopo 15, 20 minuti gli spari son cessati e tutti hanno messo giù le armi”.
Chi parla è Alexander Revazishvilli: ex tiratore scelto dell’esercito georgiano, conferma di essere stato uno di quelli che hanno sparato il 20 febbraio 2014 a piazza Maidan, allo scopo di creare il caos e precipitare il “cambio di regime” voluto dagli americani in Ucraina. I cecchini a Piazza Maidan ammazzarono oltre 80 persone, poliziotti e dimostranti senza far distinzione.
Ora, grazie ad un’inchiesta del grande e vero giornalista Gian Micalessin, sappiamo che gli sparatori erano georgiani e lituani, arruolati da Mamuka Mamulashvili, un consigliere militare dell’ex premier georgiano Saakashvili – colui che nel 2008 ingaggiò una breve guerra guerreggiata con i russi, e in cui fu sconfitto.
Serghey Pashinsky, che oggi è presidente del parlamento di Kiev e allora era un caporione dei manifestanti, è quello che portato all’Hotel Ucraina, dove i cecchini erano muniti di passaporti falsi e mille dollari a testa dall’organizzazione, avevano preso alloggio, le borse con le armi “Sono stati loro a farle arrivare nella mia stanza” – racconta Nergadze, un altro tiratore georgiano.
Pochi giorni prima della strage, Mamualashvili presenta ai tiratori scelti “un tipo in uniforme.. lo presentò e ci disse che era un istruttore, un militare americano”. Il militare americano si chiama Brian Christopher Boyenger ed è un ex ufficiale e tiratore scelto della 101esima divisione aviotrasportata statunitense. “Eravamo sempre in contatto con questo Bryan – spiega Nergadze – lui era un uomo di Mamulashvili. Era lui che ci dava gli ordini. Io dovevo seguire tutte le sue istruzioni”.
Questo Boyenger è uno degli istruttori americani che hanno addestrato le reclute ucraine; poi, ha preso parte direttamente alle ostilità sul fronte del Donbas, dove Mamulashvili ha radunato una Legione Georgiana coi reduci delle guerricciole anti-russe in cui il georgiano Saakashvili è stato debellato. Quanto a Mamulashvili, in Georgia è stato un elemento del ministero dell’Interno, “con ottime relazioni coi media che lo collegano all’ambasciata Usa e a un gruppetto di stranieri basati in Georgia, i quali forniscono sostegno mediatico al regime di Kiev sotto la copertura di lavorare per varie ONG”, ha scritto il giornalista Henry Kamens del New Eastern Outlook.
Quindi per la prima volta, grazie a Micalessin, questa verità ostinatamente taciuta dalla “libera stampa” occidentale è apparsa su Il Giornale e soprattutto su Canale 5, Matrix, in un sevizio anche visivamente eccezionale, purtroppo trasmesso alle 23.30.
Potete leggere il servizio integrale su Gli Occhi della Guerra, questa audacissima iniziativa di inviati speciali di guerra che, per andare in prima linea, a rischiare la vita, chiedono di pagare le spese non agli editori, ma ai lettori:
Sono verità che abbiamo raccontato a suo tempo, noi disprezzati “complottisti” per i grandi media ufficiosi – che la sanno e la tacciono. Non ci sentiamo vendicati. Quello che viene documentato da Micalessin è un crimine di Stato a firma statunitense, una strage ordinata a freddo per ottenere cambio di regime e favorire un golpe con metodi delinquenziali, del resto apertamente dichiarato da Victoria Nuland e da John McCain in varie occasioni.
E’ la prova che la UE è un regime criminale
E’ un’accusa da tribunale penale internazionale – e ce ne dovrebbe essere uno dalle parti dell’Aia – ma ovviamente non c’è alcuna speranza che si occupi dei delitti dell’America sotto dominazione neocon. Anche perché a questi crimini hanno collaborato Merkel e Hollande, Barroso e Tusk, Stoltenberg, la NATO e Mogherini, tenendo bordone alla Nuland nella sua sovversione dell’Ucraina, fornendo sostegno politico ed economico concreto al regime golpista, promettendo agli ucraini l’annessione alla UE, e soprattutto accusando Putin e imponendo sanzioni alla Russia come se fosse stata la Russia a destabilizzare ed ingerirsi delle faccende interne di Kiev: prendendo quel tono di superiorità morale e di dare una lezione di etica e libertà a Putin, che forse è la cosa più intollerabile del regime eurocratico.
No, Merkel e Mogherini non hanno alcun diritto di alzare il ditino. Sapevano tutto dei cecchini pagati, fin da subito: dal ministro degli esteri estone Urmas Paet che era in piazza Maidan il giorno della sparatoria e – evidentemente ancora inesperto dei metodi dell’Unione Europea a guida neocon – telefonò agghiacciato alla predecessora di Mogherini, la commissaria europea Catherine Ashton, e le disse che dalle autopsie dei cadaveri risultava che poliziotti e dimostranti erano stati uccisi dagli stessi cecchini, con gli stessi proiettili (standard NATO) , e quindi che dietro i cecchino non c’era il premier cacciato, Yanukovich, bensì “la nuova coalizione” golpista. La Ashton risponde con balbettii e imbarazzi che sono di per sé un’ammissione di colpa. La conversazione fu intercettata dai russi e diffusa: silenzio da parte di ogni esponente politico europeo. Silenzio totale dai grandi e liberi media europei.
Quindi no, Mogherini e Merkel, e no, quando fate la lezione di morale a Putin e a tutti noi, dovete solo vergognarvi. Avete trascinato il nome d’Europa nel fango di piazza Maidan, vi siete sporcati di quel sangue e continuate ad essere complici del delitto, un tipo di crimine di cui nemmeno Hitler – il Male Assoluto, come voi ci insegnate continuamente – si macchiò. Ora sappiamo esattamente cosa siete, cosa avete ridotto la UE: un regime totale e brutalmente criminale, un regno della menzogna – moralmente inferiore al nazismo e forse, pari al giudeo–bolscevismo sovietico. Siamo governati da criminali di guerra e contro l’umanità, secondo gli stessi principi che loro stessi hanno scritto nei loro trattati.
La prova è nei silenzi del giorno dopo. Dopo il servizio di Micalessin, non un giornale “progressista o conservatore”, non una tv, non una radio, non un altezzoso inviato speciale dei media meglio pagati nella loro rassegna stampa (in corso a RadioRai 3), hanno citato l’inchiesta, hanno riconosciuto a Micalessin di aver reso un coraggioso servizio alle verità e alla libertà. No. Silenzio. quindi, censura. Hanno scelto il totalitarismo del momento, lo hanno introiettato, adottato e fatto proprio, messo al posto della coscienza – che non hanno mai avuto.