A colloquio con la regista e scrittrice Helke Sander che ha presentato un documentario sconvolgente sulle donne berlinesi stuprate durante l’ occupazione da parte dei russi
Berlino – A raccontare l’ orrore, a volte, bastano i numeri: a Berlino, subito dopo la liberazione, sono state stuprate dai “liberatori” centomila donne, vale a dire il 9 per cento di tutta la popolazione femminile berlinese dell’ epoca (e i dati sarebbero stati forniti per difetto: ci sono fonti secondo le quali, ad essere stuprate, sarebbero state il 60 per cento delle berlinesi); in quella che allora era la Prussia orientale, dal dicembre ‘ 44,quando è iniziata la ritirata dei tedeschi, fino alla fine della guerra, le violentate da soldati dell’ Armata Rossa furono due milioni: di queste, duecentomila sono morte, alcune ammazzate direttamente dai soldati che le violentavano. Altre in conseguenza dello stupro. E ancora: il venti per cento delle violentate, sono rimaste incinte: in Germania ci sono trecentomila figli dello stupro di massa del ‘ 45 (e anche questi sarebbero dati calcolati per difetto).
Tutto questo appare nel documentario presentato al Festival di Berlino dalla regista e scrittrice Helke Sander (un suo libro di racconti è stato pubblicato due anni fa anche in Italia) e intitolato I liberatori e le Liberate: quattro ore di documenti ripescati in archivi trascurati da tutti, interviste a protagoniste e vittime, e ai figli delle vittime. Il documentario si apre e si chiude sul volto di una donna, in penombra, in fondo a un tavolo lunghissimo: è stata stuprata cento volte, ed esistono certificati d’ ospedale che lo provano. E ci sono ancora documenti a proposito di una donna violentata centoventotto volte in una notte, davanti ai familiari: alla quindicesima volta è svenuta, ed è rimasta svenuta fino alla fine. Ci si chiede prima di tutto: come mai solo adesso? La Sander racconta i cinque anni di battaglie prima di poter cominciare materialmente il lavoro: non c’ era televisione che la volesse finanziare. L’ obiezione di tutti era politica: proprio adesso che c’ è Gorbaciov, e che i rapporti tra la Germania e l’ Unione Sovietica vanno così bene…
Alla fine è stata una donna, capostruttura di una televisione pubblica, che, contro tutti, ha deciso di investire l’ intero budget a sua disposizione nel progetto di Helke Sander: il risultato è qui, a disposizione di chi voglia fare ulteriori pensieri sul passato e sul presente. E, a guardare la platea che ha seguito tutte e quattro le ore del documentario, a Berlino, si direbbe che, sul tema, continuino a riflettere solo le donne: gli uomini erano praticamente assenti. Helke Sander, è stata solo la simpatia per Gorbaciov ad ostacolare per cinque anni la realizzazione del suo documentario? “Anche il fatto che la tragedia degli stupri sulle donne tedesche, attuati soprattutto dai russi dell’ Armata rossa, e in misura infinitamente minore dagli americani e dai francesi, è sempre stato un argomento usato dalla destra contro la sinistra: tutti sapevano, da noi, tutti sussurravano, ma nessuno ne voleva parlare”.
Anche lei ci ha messo del tempo a decidere: anche se ha cominciato a pensarci cinque anni fa, erano comunque passati quarant’ anni… “Forse anche a me è mancato il coraggio: ci pensavo, lasciavo andare il pensiero,poi dopo un po’ di tempo ci tornavo su… Finché mi sono sentita forte: e ho deciso… Devo però anche aggiungere che se non ci fosse stata la caduta del Muro, mi sarebbero venute a mancare molte testimonianze, e molti documenti: per esempio quelli, importantissimi, dell’ ospedale di Berlino Est, la ‘ Charité’ ,con i certificati di stupro, e le nascite di figli dello stupro”.
Molti suicidi.
E’ sicura che siano duecentomila, i figli della violenza dei russi…? “Non ci sono i documenti per tutti. E,comunque, quelli che abbiamo ci consentono di fare questi numeri… Non c’ è neanche da meravigliarsi tanto: a testimoniare tragicamente, al presente, della verità del nostro passato, è di questi giorni la notizia delle donne kuwaitiane: in cinquemila sono rimaste incinte in conseguenza degli stupri dei soldati iracheni, durante l’ occupazione e la guerra; a nessuna è stato concesso di abortire; tutte sono state torturate psicologicamente in maniera drammatica; molte sono state mandate a partorire in Svizzera. Tutte hanno avuto un destino tremendo”. Che conseguenze porta essere figlio di uno stupro? “Ne ho intervistati tre, ne conosco altri che però non hanno voluto parlare: è più difficile parlare con i figli, che con le madri stuprate. I figli vivono la loro nascita con un oscuro senso di colpa. Molti di loro si sono anche suicidati”.
E le donne? Quali conseguenze hanno subito?
“Alcune sono impazzite, molte si sono suicidate: abbiamo le cifre dei suicidi a Berlino, e nell’ aprile del ‘ 45 si passa dalla quota massima dei mesi precedenti, che allora era rappresentata da centocinquanta suicidi (era comunque tempo di guerra, e non sono pochi) a tremilaottocento. Normalmente, a suicidarsi, sono più gli
uomini che le donne. Nell’ aprile ‘ 45 le proporzioni cambiano: a suicidarsi sono state sicuramente di più le donne, come risulta dalla ricerca fatta allora in alcuni quartieri di Berlino”. E’ atroce, però si sa, è in tutti i libri di testo, a proposito di tutte le guerre: prima si conquista, poi si saccheggia e si stupra. E’ la tragica normalità della guerra: che cos’ è che l’ ha spinta a fare questo documentario, il bisogno di dimostrare che anche quelli che una gran parte dell’ umanità credeva migliori, e cioè i russi-sovietici, erano uguali o peggiori degli altri? “Io non pensavo che fossero migliori. Volevo solo capire perché tutto quello che si andava dicendo da quarant’ anni sugli stupri dei russi, sotto forma di mormorio, non veniva detto pubblicamente. Un voto contro Volevo anche spiegare pubblicamente quello che non si è capito per anni: e cioè come mai, subito dopo la fine della guerra, le donne tedesche (perché gli uomini non c’ erano più)hanno votato Cdu, anziché i socialisti, anche a Berlino, dove,prima, c’ era una forte componente socialista e comunista. Le donne, come si è continuato a dire in quei medesimi mormorii, ‘hanno votato contro i loro amanti-violentatori russi’ . Questa è la verità”. Nel suo documentario, lei ne ha intervistati parecchi di russi: dicono, più o meno, ‘ l’ uomo è cacciatore’ , ‘ le donne
che si sono fatte violentare dai nostri soldati, noi le abbiamo considerate come patriote…’ . “I russi hanno tutti accettato di parlare nella mia inchiesta. E nella loro assoluta ingenuità, si sono anche rivelati simpatici”.
Sempre nel documentario, lei dice che quelli che hanno stuprato di meno, sono gli inglesi… “E’ così. Forse perché l’ esercito inglese era il più omogeneo. Mentre quello francese aveva una forte componente di marocchini e tunisini, che non tenevano minimamente conto dei regolamenti che vietavano lo stupro, e, a loro volta, non erano assolutamente controllati da chi li doveva controllare. Molti continuano a dire ancora oggi che lo stupro, in guerra, è naturale: non è vero, non tutti gli eserciti lo praticano con tanta naturalezza. Alcune divisioni di cosacchi e dell’ esercito prussiano, non hanno mai violentato”.
Cadaveri nudi
Nel film lei mostra i cadaveri nudi e orrendamente mutilati di donne, con accanto ufficiali della Wehrmacht… “Ci sono stati villaggi della Prussia orientale, prima occupati dai tedeschi, poi presi dai russi, e dopo ancora riconquistati dai tedeschi: i tedeschi, a scopi propagandistici,hanno fotografato le donne stuprate e uccise dai russi: ci sono moltissimi documenti fotografici in questo senso. Esistono, in proposito, immagini ben più agghiaccianti di quelle che ho mostrato: non ce la facevo a guardarle… I russi hanno anche crocifisso le donne, inchiodate alle porte delle loro case”. Anche i tedeschi, in Russia, non hanno scherzato… “In Russia sappiamo
solo, dai rapporti della Wehrmacht, che esistono un milione di figli dei tedeschi occupanti: ma sembra che siano figli di un rapporto davvero consensuale. Comunque, le violenze ci sono state,eccome, anche se non abbiamo ancora i dati. Sappiamo solo con certezza che, a violentare, non sono stati quasi mai gli uomini
della Wehrmacht, bensì i soldati delle Ss”. Da una parte la tragedia orribile degli stupri, ancora oggi in Kuwait, e in Jugoslavia. Dall’ altra i processi per molestie sessuali in cui ci sono ragazze americane che accusano uomini anche dopo averli scelti, dopo aver accettato di salire in camera con loro… Cosa pensa, in proposito? “Ho seguito poco: stavo lavorando accanitamente per finire il documentario per il Festival. Da quel poco che ho letto, mi pare che adesso ci sia un po’ di esagerazione da parte delle donne… Però non fatemi dire di più: non sono documentata a sufficienza”. “Tuttavia trovo terribile che gli uomini continuino a non occuparsi del problema degli stupri in guerra. Continuano a considerarli ‘ argomenti femminili’ . E andando a scavare, scopri che argomentano: lo stupro è un modo come un altro di sentirsi vivi, di difendersi dalla paura della guerra. La logica, insomma, sarebbe: ‘ vorrei e dovrei ammazzare,violentare i politici che hanno voluto la guerra; non potendolo fare, mi sfogo sulle donne…’ “.