“Distruggere il Libano per salvarlo” (Destroying Lebanon to save it) è il titolo dello studio che il think tank americano Carnegie Middle East Center ha emanato il 10 giugno 2020, solo due mesi fa.
La tesi è semplice ed efficace: Beirut è oggi in realtà un avamposto dell’Iran in Medio Oriente, in quanto è controllato da Hezbollah [l’uno e l’altro dichiarati da Israele Amalek]; per distruggere Hezbollah bisogna distruggere il Libano, e poi dopo il cambio di regime, ricostruirlo con i finanziamenti del Fondo Monetario Internazionale.
Lo studio del Carnegie detta quanto segue: il Congresso deve approvare una legge che “proibisce a tutti i contribuenti al Fondo monetario internazionale di andare in un soccorso del Libano” ché “ricompenserebbe solo Hezbollah, in un momento [in cui] i manifestanti in Libano chiedono la fine della corruzione e si oppongono al dominio di Hezbollah “.
La distruzione economico finanziaria del Libano era notoriamente già in corso, ed ora capiamo meglio perché e da chi è stata provocata.
Ma c’è fretta: ed ecco che dopo l’esplosione che ha raso al suolo Beirut, vi atterra Emmanuel Macron e che fa? Si fa ricevere da una piccola folla che lo acclama e lo implora di liberare il paese dalla “corruzione”, e lui annuncia. sarà “l’inizio di una nuova era”, “sento la vostra rabbia”, “proporrò un nuovo patto politico per il Libano.
Poco dopo, appare alla TV e – indovinate? – Attacca Hezbollah. E proclama: “I fondi per il Libano ci sono, ma aspettano che vengano fatte le riforme. Non ci sarà un assegno in bianco per il Libano”. Non escludere sanzioni “contro coloro che bloccano le riforme in Libano”; e “ho detto al presidente Aoun che è importante cambiare il sistema in Libano”
Insomma è andato a eseguire a puntino il dettato del progetto Carnegie. Trovando pure il tono dell’europeista, ossia quell’aria di degnazione e superiorità minacciosa che usa Dombrovski, o Mark Rutte, quando si rivolgono al governo italiano: fate le riforme, nessun assegno in bianco…
E’ arrivato a dire:
“Proporrò un nuovo patto politico in Libano e tornerò il 1 ° settembre, e se non lo fanno, mi prenderò la mia responsabilità politica”…
#urgent Macron to Lebanese citizens in a blast hit area: I will propose a new political pact in lebanon, and I will be back in September 1, and if they can't do it, I'll take my political responsibility- #lebanon #beirut #france pic.twitter.com/jGDxJea1yD
— Mohamad Ali Harissi (@aleeharissi) August 6, 2020
Quindi è il caso di tornare a scorrere rapidamente il progetto Destroying Lebanon to save it”. Vi si legge che “la prevenzione di un salvataggio del FMI comporterà nient’altro che la distruzione sociale ed economica del Libano, poiché il paese potrebbe presto esaurire la moneta forte per importare necessità vitali come cibo, medicine e carburante. Le cose saranno peggiorate dall’attuazione da parte di Washington del Caesar Act, legislazione per sanzionare il regime di Assad a Damasco, che chiuderà una valvola di sicurezza che consentiva al Libano di condurre transazioni attraverso la Siria. Il Libano potrebbe presto scoprire di essere diventato un Venezuela in steroidi”. Insomma poprio quello che già subiva il Libano prima dell’esplosione devastatrice.
Quanto al Carnegie per il Medio Oriente, è una emanazione del Carnegie Endowment for International Peace, fondato nel 1910 dal miliardario Carnegie per diffondere il verbo americano nel mondo; ritenuto il terzo think tank più influente al mondo, dopo Brookings Institution e Chatham House , ha sedi a Washington DC , Mosca , Beirut , Pechino , Bruxelles e Nuova Delhi . [1]
Per Amalek, s’intende il popolo nemico mitico di Israele, di cui Deuteronomio 25: 17–18, Esodo 17:14 e 1 Samuele 15: 3 prescrive lo sterminio totale. “Dall’uomo alla donna, dal bambino al lattante, dal bue alle pecore, in modo che il nome di Amalek non venga menzionato nemmeno con riferimento a un animale dicendo “Questo animale apparteneva ad Amalek”.
Per Hezbollah è effettivamente finita, credo. Che fretta però.