San Pio X
Papa dal 1903 al 1914
Enciclica “Ad diem illum laetissimum” (© copyright Libreria Editrice Vaticana)
Se la fede, come dice l’Apostolo, non è altro che «sostanza di cose sperate», tutti saranno d’accordo nel riconoscere che se l’Immacolata Concezione di Maria rafforza la nostra fede, per la stessa ragione ravviva in noi la speranza. Tanto più che se la Vergine è stata resa immune dalla macchia originaria, è perché doveva essere la Madre di Cristo: ora Ella fu Madre di Cristo perché le nostre anime potessero risorgere alla speranza.
E ora, per tralasciare qui la carità verso Dio, chi non troverebbe nella contemplazione della Vergine Immacolata una spinta a osservare religiosamente il precetto di Gesù Cristo, quello che Egli ha dichiarato suo per eccellenza, e cioè che noi ci amiamo gli uni e gli altri, come Egli ci ha amato? «Un grande segno – con queste parole l’Apostolo San Giovanni descrive una visione divina – un grande segno è apparso nel cielo: una donna vestita di sole coi piedi sulla luna e una corona di dodici stelle attorno al capo» (Ap 12,1). Tutti sanno che quella donna rappresenta la Vergine Maria che, rimanendo integra, partorì il nostro Capo.
L’Apostolo continua: «Avendo il frutto nel suo seno, il parto le strappava alte grida e le causava crudeli dolori» (Ap 12,2). San Giovanni, dunque, vide la SS. Madre di Dio già in atto di godere l’eterna beatitudine e tuttavia travagliata da un misterioso parto. Quale parto? Il nostro certamente; di noi che, trattenuti ancora in questo esilio, abbiamo bisogno di essere generati al perfetto amore di Dio e all’eterna felicità. Quanto ai dolori del parto, significano l’ardore e l’amore coi quali Maria veglia su di noi dall’alto dei Cieli e lavora con infaticabili preghiere per completare il numero degli eletti.
Desideriamo che tutti i fedeli cerchino di acquistare quella virtù della carità e soprattutto approfittino per questo delle feste (…) in onore dell’Immacolata Concezione di Maria.