INTERVISTA/ Il celebre economista Giulio Sapelli parla in un’intervista ad Affaritaliani.it del “caso Corriere della Sera”
di Lorenzo Lamperti
Professor Sapelli, che idea si è fatto del “caso Corriere”?
Qui abbiamo da una parte un corrispondente, Ivo Caizzi, che dà delle informazioni sostenute dai fatti. Dall’altra abbiamo Fubini che è un ideologo. Fubini è uno come Mario Monti, fa parte di quelli che interpretano attivamente la linea di un europeismo che definirei irriflessivo. Una linea espressa da molti altri personaggi illustri prima di lui, come per esempio Carli il quale, a differenza di Baffi, pensava che l’Italia si potesse salvare solo aggrappandosi a un vincolo esterno. Si tratta di una tradizione tutta italiana che deriva dalle nostre debolezze storiche.
quali debolezze storiche si riferisce?
Affonda le radici nel fatto che non siamo diventati uno Stato assoluto nel ‘500. L’Unità d’Italia è il tardivo frutto dell’intelligenza diplomatica di Cavour ma in politica estera siamo sempre rimasti aggrappati a un vincolo esterno: Inghilterra, Francia, gli imperi dell’Europa Centrale… Nel secondo dopoguerra abbiamo avuto il potentissimo vincolo esterno dell’atlantismo. La vicenda europea è il frutto di questa storia plurisecolare.
Come si inserisce il Corriere in questo ragionamento?
Fubini e il Corriere della Sera sono ancora convinti che non esista salvezza senza il vincolo a dei poteri esterni, nella loro visione rappresentati ora dall’Unione europea. Se vogliamo fare un discorso relativo al pensiero storico, la potremmo chiamare “linea Guicciardini
E dall’altra parte che cosa c’è?
Dall’altra parte c’è quella che potremmo definire “linea Machiavelli”, cioè quella che all’epoca voleva un “imperatore” italiano e oggi vuole semplicemente restituire la piena sovranità all’Italia. La linea di Fubini e compagnia è quella che ha portato l’Italia e la stessa Europa alla deflazione, la Grecia alla spoliazione. E’ una linea composta da un concentrato di economia che da scienza sociale si trasforma tragicamente in aritmetica, oggi rinnegata anche da Juncker e dalla Merkel che fanno finta di essere pentiti perché hanno paura di quanto può accadere alle prossime elezioni europee.
Soros può aver avuto un ruolo, come sostengono gli accusatori?
Ecco, qui il discorso non lo seguo. Io parlo di idee. La “linea Guicciardini” va contestata pragmaticamente e non tirando in ballo Soros, che per quanto so io è un grande filantropo. Altrimenti si rischia di alimentare l’antisemitismo.
Nel suo esposto Lannutti presenta una cronologia di fatti volta a dimostrare, secondo la sua opinione, che il Corriere sia stato usato come arma da chi voleva colpire l’Italia. E’ uno scenario possibile?
Lannutti è un mio amico ma non credo questa discussione vada affrontata tirando in ballo i magistrati. Discutiamo con la battaglia delle idee. Habermas e Ratzinger dovrebbero guidare la nostra linea di condotta. Polemizziamo con Fubini e il Corriere in un agorà pubblico. Un giorno Hegel tornò a casa dalla moglie e disse: “Ho visto lo spirito assoluto a cavallo”. Si riferiva a Napoleone. A noi qualche anno fa è apparso Monti in bicicletta, un personaggio costruito dal Corriere. Ora cercano di costruire nuovi imitatori. Sposo questa linea? Ovviamente no, ma discutiamo intellettualmente per favore.
Lei ha però detto qualche tempo fa che i giornali italiani sono diretti dalla “borghesia vendidora”. Che cosa intendeva?
Intendo che giornali come Corriere della Sera e Repubblica hanno sposato quella linea di europeismo irriflessivo che ritiene che l’Italia non abbia le forze proprie necessarie ad autodirigersi. Sono europeisti subalterni. Io sono un europeista non subalterno e quando parlo di “borghesia vendidora” mi rifaccio a grandi economisti sudamericani che mi rendo conto non conosce nessuno visto che i nostri economisti non leggono nulla.
E il governo italiano è più vicino alla “linea Guicciardini” o alla “linea Machiavelli”?
Credo che, nonostante gli errori commessi nella manovra, il governo abbia un approccio non subalterno grazie al lavoro di Conte ma soprattutto di Tria e Savona, quest’ultimo uno dei più grandi economisti italiani.
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