«Solo con il passare del tempo gli storici potranno esprimere un giudizio sulle diverse valutazioni dei fatti che hanno portato all’invasione russa dell’Ucraina e se poteva essere evitata. A prescindere dalle conclusioni, la situazione politica dopo il 24 febbraio 2022 era chiara: l’Europa, con l’aiuto degli Stati Uniti, ha dovuto fornire rapidamente assistenza all’Ucraina sotto attacco per fare in modo che continuasse a esistere come stato. Ma invece delle grida di guerra e delle aspirazioni alla “vittoria” su una potenza nucleare come la Russia proclamate a gran voce, in quel momento sarebbe servita una riflessione realistica sui rischi di una guerra prolungata[…]».
«Per le persone della mia generazione il trionfalismo compiaciuto per l’unità dell’occidente e la rinascita della capacità di azione della Nato, che era già stata dichiarata morta, risulta del tutto inspiegabile. Altrettanto sconcertante è l’insensibilità dell’opinione pubblica di fronte alla violenza militare in Europa. Sembra essere svanita ogni percezione della violenza della guerra e del fatto che le guerre sono facili da cominciare ma difficili da concludere. Per questo è ancora più sconvolgente che l’avvicinamento di Trump a Putin stia dividendo l’Europa e mettendo in discussione le ragioni, giustificate dal punto di vista del diritto internazionale, per sostenere l’Ucraina. Ma anche se gli alleati possono ancora giustificare il loro impegno con solidi argomenti giuridici, devono ammettere che il successo dipende dalla dura politica di potere di Trump».
Jürgen Habermas, Ein appel für Europa, in Süddeutsche Zeitung, 21 marzo 2025.