Comincio ad aver paura davvero. Non c’è più nulla da ridere quando il quotidiano israeliano La Stampa lancia in prima pagina e in apertura una menzogna oltraggiosa, impudente e senza la minima vergogna:
Ricordiamoci che questi sono quelli che Israel Shamir chiama “I Padroni del Discorso”; allora c’è da tremare perché questa sta per essere imposta come la verità ufficiale di un regime totalitario in formazione.
Biden: “Il Cremlino interferì in Italia sul referendum costituzionale”
La denuncia dell’ex vice presidente Usa: l’offensiva non è finita. Ora la Russia sta aiutando Lega e Cinque Stelle in vista delle elezioni
Dunque vediamo. Anzitutto la fonte che La Stampa prende come autorevole: Joe Biden. Da vicepresidente di Obama, è rimasto famoso per aver sparato centinaia di gaffes, preso decine di cantonate verbali, spropositi e strafalcioni sovente offensivi e razzisti, spesso così comici, da essere in Usa l’analogo di certe barzellette italiane che cominciano: “Ci sono due carabinieri…”. Se non ci credete, cercate su Google “Biden ridiculous quotes” [frasi ridicole di Biden] e vedrete l’intera galleria. Non mi dilungo perché qui non c’è niente da ridere. Non più.
Dunque La Stampa spara in prima Biden con la sua tremenda accusa: “Così il Cremlino interferì nel referendum italiano”.
“Così” come?, magari vorreste chiedere. Ovviamente non è spiegato alcun “come” Putin ha interferito nel referendum di Renzi Matteo per farlo perdere. Il giornale israeliano di Torino vuole che lo crediamo sulla parola: qui già potete intravvedere come La Stampa stia diventando, per sinistra metamorfosi, la Pravda (Verità) del nostro domani.
Allora, sunteggiamo quel che ci vien comandato di credere: che 19 milioni e mezzo di italiani ( precisamente 19 419 507) hanno detto No a referendum perché suggestionati dal Cremlino. La potenza della propaganda di Mosca è veramente schiacciante. C’è da essere sgomenti da quanto si faccia suggestionare – dagli hackers? Da dalla frequentazione quotidiana di Russia Today che tanto avvelena menti? – l’infantile popolo italiota.
Ancora più impressionante è la diffusione geografica dei risultati del referendum:
Qui si vede che gli spiriti forti, quelli che hanno resistito agli adescamenti di Mosca ed hanno dato il loro SI’ a Renzi, sono concentrati nelle Regioni Rosse. Proprio quelle che per cinquant’anni hanno votato “obbedienza pronta cieca assoluta” al Cremlino, quello sovietico. Una bella evoluzione democratica, da Stalin a Biden.
Il vostro cronista – che riconosce di subire il fascino della propaganda putiniana – confessa di essere stato alquanto incerto se votare SI’ invece di NO: ritenendo che delle principali riforme proposte da Renzi, alcune erano necessarie. A far pendere il vostro cronista per il NO è stato Giulio Tremonti, che in non so più quale talk show ho sentito illustrare con chiarezza come il referendum fosse un pasticcio disomogeneo, dove cose buone erano mescolate a furbate irricevibili. Riconosco volentieri che Tremonti possa essere un agente d’influenza di Lavrov, seduttore di deboli menti come la mia. Ma che dire del costituzionalista Valerio Onida? Costui ha addirittura fatto ricorso (all’onnipotente TAR del Lazio) sostenendo la stessa cosa che Tremonti, la mancanza di omogeneità dei quesiti referendari.
Confesso inoltre che la mia volontà di votare NO in obbedienza ai comandi di Vladimir Vladimirovic, ha vacillato più volte quando per il NO si sono dichiarati via via anche le seguenti entità: Massimo D‘Alema & Bersani, Il Manifesto, la CGIL, Niki Vendola, SEL Sinistra Ecologia e Libertà, persino i Cobas, l’ANPI e l’ARCI. Uno con la mia storia, a trovarsi sulla stessa trincea di ARCI e SEL, per forza si domanda: dove ho sbagliato?
La seconda domanda che mi sono posto è, ovviamente: anche D’Alema è pagato da Putin? I COBAS sono uno strumento della propaganda russa? E il Manifesto? Il potere di suggestione esercitato dagli hackers russi e da Sputnik News ha l’aria di un invasamento e di una possessione – è davvero temibile. Perché ha un bel accusare, Joe Biden, come soggetti a Putin, Lega e 5 Stelle; no, no, a votare contro Renzi cedendo alla lusinghe putiniane sono state le sinistre sciolte e a pacchetti, soprattutto loro. Senza dimenticare Magistratura Democratica e il procuratore di Torino Armando Spataro (ex Mani Pulite, premio Capalbio 2010) che si schierò contro Renzi “per dovere civico”. Ammetto che il numero enorme di agenti di Putin nella sinistra, di cui non si sospettava neppure l’esistenza, mi ha lasciato basito.
Io mi ricordo che s’è ingerito Obama
Se siamo così tanti, coi progressisti pure, mi domandavo, cosa aspetta Vladimir? Ad un suo ordine prendiamo il potere e facciamo uscire l’Italia dalla NATO. Ma che dico? Il potere di Putin in quell’occasione ha soggiogato persino l’organo dei poteri forti occidentalisti se mai ce n’è stato uno: The Economist di Casa Rotschild. Nel numero del 4 dicembre 2016, un suo editoriale dal titolo: “Perché l’Italia dovrebbe votare No al suo referendum” e la sintesi è che l’Italia «ha bisogno di riforme di maggiore portata, non di quelle offerte al momento». Il fallimento del referendum porterebbe alla nascita di un governo tecnico, scenario auspicato dall’Economist – che poi è proprio quello che è avvenuto, chissà per influsso di chi.
Pensate dove si infiltra il Cremlino, persino nella redazione dell’Economist. Un influsso sottile e quasi invisibile ma efficacissimo, che è riuscito ad annullare la modesta ingerenza che – se ben ricordo – esercito allora sui fatti nostri interni la Casa Bianca. Da Wikipedia: “18 ottobre 2016: Barack Obama, in occasione di una “cena di stato” che ha visto tra gli altri la presenza del Presidente del Consiglio italiano, dichiara di tifare per il sì al referendum e di augurarsi che Renzi resti in politica”.
Chiude IntelligoNews, medium scomodo per il PD
Qui, se avete riso, per favore smettete. Un giornale come La Stampa non lancia così spudorate fake news senza la minima vergogna, se non nel quadro di un vasto progetto politico e repressivo. Se ci viene raccontato che “ora la Russia sta aiutando Lega e Cinque Stelle in vista delle elezioni”, senza non dico uno straccio di prova ma di indizio, è per delegittimare e – se del caso – cancellare elezioni che diano un’affermazione di questi due partiti, già dichiarati servi del Cremlino. L’artificiosa creazione dell’ “allarme-fascismo” di questi giorni, con irruzioni della Digos e sequestri nelle case della quindicina di skinheads di Como, l’immane clamore dei politici per i quattro mascherati di Forza Nuova sotto Repubblica – protestavano contro le sue falsità – con la visita del ministro dell’interno nella redazione “minacciata e ferita”, la proposta di un altro ministro di reprimere e sospendere questi subito definiti “gruppi nazi”, sono non solo l’inizio di una campagna che durerà almeno fino alle prossime elezioni, ma preludono ad un giro di vite su tutti i media critici: quelli che protestano o contestano le falsità di Repubblica o di La Stampa sono già bollati come “gruppi nazi”, e viene tolta loro la parola, e presto la libertà.
Lo dice il fatto che proprio in questi giorni è stata chiusa la bocca a IntelligoNews – un “giornale digitale” vivace e fuori dal coro con 570 mila accessi al mese e introiti pubblicitari. Il suo editore è Gianfranco Librandi, un imprenditore di tv digitali, deputato, passato da Forza Italia a Scelta Civica ed ora approdato al Partito Democratico. Ai primi di novembre Librandi ha inviato una lettera con posta certificata al direttore Fabio Torriero dove si annuncia la chiusura del giornale online IntelligoNews. Ciò, poco prima che si apra l’ultima “Leopolda” di Matteo Renzi. Negli ultimi tempi, Librandi aveva fatto pressioni perché non fossero intervistati (in ordine alfabetico) Adinolfi, Blondet, Giulietto Chiesa, Diego Fusaro.
A me sembra abbastanza chiaro che questa insofferenza per certi nomi coincida con l’avvicinamento di Librandi a Renzi e la speranza di essere da lui candidato alle elezioni.
Non possiamo provare che Librandi abbia obbedito a un ordine dalla Leopolda. Del resto non occorre, capisce anche da solo che certe voci sono sgradite; il totalitarismo di oggi, meno d’acciaio di quello staliniano, anzi flaccido e buonista, non ha bisogno di direttive se non implicite: intere classi abituate alla passività di fronte alle oligarchie, lo preparano spontaneamente, perché già sono assuefatte a “vivere nella menzogna” televisiva, burocratica, politicamente corretta. Il politicamente corretto è già la definizione di “crimini di pensiero” o psico-reati che in epoca sovietica erano puniti col GuLag. Il titolone de La Stampa segnala già la nuova fase del sovietismo flaccido: quelli che si sono opposti al referendum di Renzi, non hanno esercitato il pluralismo di idee ed opinioni ed usato il diritto democratico alla critica; sono stati influenzati “dal Cremlino” e “ne hanno fatto il gioco”. Sono quindi “nemici interni” , e “oggettivamente” servi del nemico esterno. Nel momento in cui “si riaffaccia il mostro fascista”, questa loro libertà non va tollerata, perché “sono in pericolo le conquiste e i valori della democrazia”
Non so se riconoscete il linguaggio. Io sì, me lo ricordo, e ancora mi dà un brivido alla schiena:
“Soltanto 34 giorni dopo aver preso il potere, i bolscevichi emisero un decreto che proclamava i Costituzionali Democratici (Cadet) nemici del popolo e li metteva fuorilegge. Fu Lenin a stilare il decreto, e ad ordinare la detenzione preventiva dei membri del partito cadetto perché fossero consegnati ai “tribunali rivoluzionari”. Il motivo: una serie di manifestazioni che i Cadetti organizzarono quel giorno a Petrograd e la loro intenzione di aprire arbitrariamente la prima sessione dell’Assemblea Costituente, che era stata eletta nella prima elezione libera in Russia, cui i bolscevichi avevano partecipato con gli altri partiti”. Subito dopo Lenin dichiarò nemici del popolo menscevichi e social-rivoluzionari, perché “potete anche aver ragione dal punto di vista dell’Assemblea costituente, ma nella nostra lotta non ci siete di aiuto – sicché o andate da Kolchak, o altrimenti andate in prigione. E questo è ciò che faremo di voi”.
L’ammiraglio Kolchak (1873-1920) era il capo dell’armata anticomunista in Siberia. I partiti che a Lenin non piacevano erano “oggettivamente”, ossia anche senza saperlo, “strumenti di Kolchak”- così egli eradicò l’opposizione, anche dei partiti “rossi”. Mettete al posto di Kolchak il nome “Putin” e cercate di capire che non c’è niente da ridere. Pensate che i Padroni del Discorso non arriveranno a tanto? Io vi rimbalzo la domanda: cosa dovrebbe trattenerli? Forse gli altri partiti? Il 5 Stelle partecipa alla repressione del “risorgente fascismo” non vuole essere confuso, prende le distanze – le masse italiane? Per favore.
“L’offensiva non è finita. Ora la Russia sta aiutando Lega e Cinque Stelle in vista delle elezioni”, e dunque? Vengono in mente le parole di Rosa Luxemburg nel 1918, quando una sua giunta bolscevica prese il potere per breve tempo a Monaco in Baviera: “In nome degli scopi supremi dell’umanità, il nostro motto contro i nostri nemici deve essere: il dito in pieno occhio, il ginocchio sul petto”. E nella narrativa dei Padroni del Discorso, la Luxemburg passa per la comunista moderata e umanitaria.