“E’ imperativo che le forze NATO sopraffaccino il bastione delle difesa aerea di Kaliningrad entro 14 giorni per far entrare in gioco la superiorità aerea dell’Alleanza”:
E’ uno dei propositi che si possono leggere nel documento della Jamestown Foundation (uno dei più influenti centri neocon anti-russi) dal titolo “Come difendere gli Stati Baltici”.
Un vero e proprio piano di guerra, che ovviamente contempla la preventiva neutralizzazione della enclave di Kaliningrad (ex Koenigsber, inserita fra Polonia e Lituania) potentemente munita di missili e difese aeroportuali.
Posto che la Russia cominci ad aggredire gli stati baltici, allora Kaliningrad dovrà essere conquistata “da forze Usa e polacche”. La Lituania, il paese più popoloso (sic) dei tre, “dovrà schierare una divisione completa con tre brigate (12 mila uomini), forze che dovranno resistere per trenta giorni” . Per fortuna, “La topografia locale [in Lituania], con molti corsi d’acqua, linee fluviali, paludi e foreste, nonché il terreno urbano nella capitale stessa, favorisce la difesa”. Ciò perché, prevede la Jamestown, “le forze NATO di Germania, Francia e Regno Unito non riusciranno a mobilitarsi in tempo “. Quando poi l’avranno fatto, s’immagina lo studio, “le offerte di cessate il fuoco” (che sicuramente farà la Russia) dovranno essere rifiutate in quanto tattiche dilatorie per consentire alla Russia di assembrare ancora più forze”.
Insomma guerra mondiale subito, tanto più che “ci si può aspettare anche un’escalation del Donbass in Ucraina”.
Siccome “non sembra politicamente fattibile ammassare più truppe NATO [oltre a quelle che già ci sono] nei pesi baltici, questi sono invitati a “fare di più” schierando il massimo possibile di soldati, insieme “15 battaglioni, un terzo di essi corazzati e motorizzati” più “12-15 battaglioni di artiglieria”..
I fondi? La Jamestown indica “i fondi della European Deterrence Iniitiative” – come se ne disponesse in proprio. Sono 15 miliardi di dollari stanziati finora, “di cui nessuno è stato destinato alla difesa degli stati baltici”.
Laddove invece Washington deve considerare la “difesa dei Paesi Baltici una priorità fondamentale”.
“ Stati Uniti potrebbero fornire veicoli corazzati che sono attualmente in deposito, compresi i carri armati M1A1, negli Stati baltici”, dice lo studio, citando il precedente in cui gli Stati Uniti hanno donato al Marocco 162 carri”. Interessante notizia a latere: il Marocco fa parte della NATO, e combatte assieme a noi contro Mosca.
https://jamestown.org/wp-content/uploads/2019/10/How-to-Defend-the-Baltic-States-full-web3.pdf
Che il progetto non abbia nulla di teorico, lo dice il fatto che un battaglione dell’esercito americano, composto da 500 uomini e diversi mezzi corazzati, è appena arrivato in Lituania, su richiesta del governo locale. Che lieto comunica: l’arrivo ““ è destinato a rinforzare i legami tra Vilnius, Washington e gli altri partner dell’Alleanza Atlantica. Il dispiegamento era stato richiesto dalle autorità lituane per timore di iniziative aggressive da parte di Mosca nella regione baltica. Le truppe rimarranno nel Paese per un periodo di sei mesi e Raimundas Karoblis, il ministro della Difesa di Vilnius, ha espresso soddisfazione per il coinvolgimento americano, definito come un ulteriore segnale di deterrenza nei confronti della Federazione Russa. Lo sviluppo dovrebbe rassicurare gli Stati Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) sulla volontà statunitense di proteggere la linea di confine che demarca la sfera di influenza russa e quella euro-atlantica”. Pochi giorni prima, la Lituania ha “smentito” che il contingente USA fosse lì per trasferirvi le bombe atomiche di stanza in Turchia a Incirlik: excusatio non petita.
La rapina USA dal petrolio siriano
Questa gravissima provocazione va inserita nel quadro dell’altra, in corso in Siria: annunciato da Trump con un tweet (“Ci prendiamo il greggio”: (almeno non ha usato l’argomento di espansione della democrazia e della moralità occidentale, dobbiamo considerarlo un progresso), truppe americane hanno occupato i campi petroliferi appartenenti alla Siria e lo stanno rubando ufficialmente, come Stati Uniti: “Intendo fare, forse, un accordo con una ExxonMobil o una delle nostre grandi aziende di settore per entrare in Siria e farlo correttamente …”, ha twittato Trump.
Come ha dimostrato il ministero russo della Difesa con foto satellitari, decine di autobotti portano via il petrolio sotto protezione americana; e i ricavi (circa 38 dollari a barile) se li tengono i comandi delle forze speciali Usa e la compagnia americana Sadcab: un lucro da 30 milioni al mese. Una azione da gangster, “ben lontana dagli ideali di libertà proclamati da Washington e dai loro slogan sulla lotta al terrorismo”, ha detto il portavoce della Difesa di Mosca”. Si vedrà se la Russia porterà questa documentazione, la prova del crimine comune, contraria ad ogni minimo diritto internazionale, davanti alle Nazioni Unite.
.@RussiaUN #Polyansky: US military presence in #Syria is aimed at keeping Syrian oil fields from Syrian people and continuing to rob them. pic.twitter.com/jnesaXRuLh
— Russian Embassy, UK (@RussianEmbassy) October 28, 2019
Ma il segretario alla Difesa Mark Esper ha dichiarato lunedì in una conferenza stampa che le forze meccanizzate americane sono state schierate per proteggere i giacimenti petroliferi nella Siria orientale e mantenerli nelle mani delle forze democratiche siriane a guida curda, ex alleati di Washington nella lotta contro l’IS.
Le truppe americane, ha detto, “risponderanno con una forza militare schiacciante contro qualsiasi gruppo che minaccia la sicurezza delle nostre forze lì”. Alla domanda se gli Stati Uniti potrebbero potenzialmente rispondere con la forza contro le forze russe o siriane, Esper ha semplicemente risposto “sì”.
Zelensky fra i suoi nazisti
Frattanto è da registrare l’azione del nuovo presidente ucraino, il comico Volodymyr Zelensky : sembrava più conciliante di Poroshenko sull’idea di accettare l’autonomia del Donbas. A luglio aveva concordato con Mosca un completo cessate-il-fuoco sulla linea del Donbas. Ha anche criticato l’inazione di Francia e Germania, i due paesi garanti del “Formato Normandy 4”, dove Mosca e Kiev devono trattare fra loro la soluzione alla ferita aperta del Donbas. I media e i politici tedeschi si sono offesi ed hanno ricordato tutti i soldi che Berlino ha speso per Kiev. Il solo argomento tedesco.
Ebbene il 23 ottobre, andato in visita in Giappone, Zelensky vi ha incontrato – udite – il presidente della Germania Federale Frank-Walter Steinmeier (quello che difese la Carola Rakete contro il governo italiano) ed insieme hanno stilato un comunicato ufficiale dove l’ex comico ha detto al tedesco: “Ti sono molto grato per i tuoi sforzi volti alla risoluzione politica e diplomatica della guerra del Donbas e per la costante attenzione alla questione del ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina. … “I due leader hanno convenuto che il formato della Normandia è la chiave per fermare l’aggressione russa nell’est dell’Ucraina”.
Ora, parlare di “aggressione russa”non è lo stile di Zelensky. Ma va detto che, appena tornato dal Gippone, è andato in visita sulla linea di fuoco, a parlare coi “volontari” ( i neonazisti, che sono i soli che combattono) ed è stato messo da tali volontari sotto processo per le sue aperture pacifista verso Mosca. Zelensky, ebreo fra i nazi, ha mostrato coraggio nel riaffermare il suo proposito di cessare il conflitto.
Interessante.
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