Faro di Roma:
Di redazione – 21/06/2023
Chissà perché ogni giorno ci abbeveriamo delle “verità” degli 007 britannici sulla guerra in Ucraina, e crediamo alle loro improbabili versioni quando ci presentano evidenti forzature e quando ci propinano vere e proprie balle. Ma ora che il Ministero degli Esteri britannico ha declassificato documenti top secret riguardanti le vicende più eversive della storia italiana della Prima Repubblica, che dimostrano un intreccio tra servizi segreti britannici, gruppi neofascisti italiani, il terrorismo nero, l’organizzazione eversiva GLADIO, il Piano di Rinascita Democratica P2, il caso Moro, i nostri media li ignorano.
Una sintesi dei documenti è stata pubblicata sulla piattaforma giornalistica americana The GrayZone specializzata in giornalismo investigativo e geopolitica globale e per questo osteggiata dai mainstream dell’Alleanza Atlantica e dall’esercito di censori privati al servizio della NATO, presenti e attivi anche in Italia.
L’articolo è a cura di Kit Klaremberg, uno dei più famosi giornalisti investigativi anglosassoni dopo il Premio Pulitzer Seymour Hersh che lo scorso febbraio pubblicò un’indagine investigativa dimostrante l’atto di sabotaggio Made in USA degli oleodotti Nord Stream 1 & 2 teso a colpire la Germania provocando una grave crisi energetica ora trasformata in crisi economica al fine di diminuire la sua influenza all’interno dell’Unione Europea per favorire alleati più “affidabili” come il “Club dei Paesi Baltici” guidato dalla Polonia.
Kit Klaremberg è specializzato nell’analisi su vari fronti di guerra (Afghanistan, Iran, Palestina, Siria, Ucraina). Dal 2022 Klaremberg si occupa del ruolo svolto dai servizi segreti inglesi (il famoso MI6) sul fronte ucraino e i numerosi attentati terroristici nella Federazione Russa. Un giornalista indipedente sotto il mirino dei servizi segreti britannici che lo scorso 17 maggio lo hanno fermato appena sceso dall’aereo atterrato a Luton e proveninente da Belgrado, e interrogato per oltre cinque ore per le rivelazione giornalistiche sulla guerra in Ucraina.
FarodiRoma propone un’ampia sintesi dell’inchiesta di Klaremberg sulle pagine più oscure della storia del nostro Paese che hanno condizionato il passato recente e, probabilmente, modellato il nostro presente.
Fulvio Beltrami
Gladio, un mistero italoamericano
(I file declassificati spiegano il ruolo britannico nelle azioni terroristiche Gladio della NATO)
Kit Klarenberg – 19 giugno 2023 – The Gratzone
File britannici recentemente declassificati gettano una luce inquietante sulle origini e sul funzionamento interno dell’operazione Gladio, un complotto segreto della NATO che creò, finanziò e organizzò milizie terroristiche fasciste in tutta Italia. I servizi segreti britannici hanno attuato le stesse tecniche eversive in Ucraina?
I file del Ministero degli Esteri britannico, recentemente declassificati, hanno aggiunto dettagli inquietanti alla storia dell’Operazione Gladio. L’operazione segreta è stata scoperta nel 1990, quando il pubblico italiano ed europeo ha appreso che la CIA, l’M16 e la NATO hanno addestrato e diretto un esercito clandestino di unità paramilitari fasciste / naziste in tutta Europa, dispiegando le proprie risorse per indebolire i partiti di sinistra, anche attraverso attacchi terroristici sotto falsa bandiera.
È quasi impossibile credere che verità scomode non siano state eliminate dal documento britannico sull’operazione Gladio prima della declassificazione. Tuttavia, il materiale recentemente rilasciato è molto illuminante in quanto non solo getta nuova luce sulla cospirazione NATO, ma sottolinea l’importanza di Gladio gestita dalle Intelligence britannica e americana le cui tattiche si sospetta siano ora applicate in Siria e Ucraina.
Vari passaggi disseminati nei documenti declassificati suggeriscono fortemente che gli inglesi sapessero molto più di quanto ammettessero pubblicamente su atti criminali eclatanti, tra cui il tentato rovesciamento di un governo in un paese alleato, l’Italia, e il rapimento e l’omicidio di uno dei suoi più autorevoli leader, Aldo Moro.
Una “rete di resistenza clandestina” si mette al lavoro
La Gladio consisteva in una costellazione di miliziani anticomunisti creata nei primi anni della Guerra Fredda la cui missione apparente era quella di respingere l’Armata Rossa in caso di invasione sovietica dell’Europa. In realtà, queste forze hanno commesso innumerevoli atti violenti e criminali come parte di una “strategia della tensione” progettata per screditare la sinistra europea e giustificare una repressione dello stato di sicurezza.
In Italia la Gladio era il frutto di una intesa tra la CIA e i servizi segreti italiani, come ampiamente documentato da Stefania Limiti, giornalista professionista, oggi collabora con “il Fatto Quotidiano” e “Left” nel suo saggio investigativo: L’ombrello della Nato, in Doppio livello, Casa editrice Chiarelettere, 2013.
Come ha spiegato Vincenzo Vinciguerra (un ex membro dei movimenti neo-fascisti Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo e agente di Gladio condannato all’ergastolo nel 1984 per l’uccisione di tre carabinieri nella strage di Peteano del 1972) in una intervista: “Dovevamo attaccare civili, donne, bambini, persone innocenti al di fuori dell’arena politica. Il motivo era semplice: costringere l’opinione pubblica italiana a rivolgersi allo Stato e chiedere maggiore sicurezza. La gente baratta volentieri la propria libertà con la sicurezza di poter camminare per le strade, salire sui treni o entrare in una banca. Questa era la logica politica dietro gli attentati. Rimangono impuniti perché lo Stato non può condannare se stesso”.
Lo scandalo scatenato nelle capitali occidentali dall’esposizione di Gladio agli inizi degli Anni Novanta dominò per mesi i titoli mainstream. Il Parlamento Europeo rispose approvando una risoluzione che condannava l’esistenza di una “organizzazione parallela clandestina di intelligence e operazioni armate che era sfuggita a tutti i controlli democratici, che aveva interferito illegalmente negli affari politici interni degli Stati membri e che disponeva di arsenali indipendenti e risorse militari… mettendo così a repentaglio le strutture democratiche dei paesi in cui operava”.
La risoluzione UE richiedeva indagini giudiziarie e parlamentari indipendenti su Gladio in ogni stato europeo. Ma a parte le indagini in Belgio, Italia e Svizzera, non si è materializzato nulla di sostanziale. (in italia la Gladio fu scoperta nel luglio 1990 dal magistrato veneziano Felice Casson che stava indagando sui depositi clandestini Nasco ritrovati in Friuli, NDT).
In questo contesto, i documenti appena declassificati dal Ministero degli Esteri britannico possono essere una delle fonti primarie più preziose fino ad oggi disponibili che offrono nuove intuizioni sulle origini e sul funzionamento interno delle milizie segrete del terrore della NATO in Europa e, soprattutto in Italia.
L’appunto di Fulci
Prendiamo ad esempio un appunto preparato da Francesco Fulci, rappresentante permanente dell’Italia all’ONU, condiviso in una riunione “super ristretta” del 6 novembre 1990 del Consiglio Nord Atlantico, il principale centro decisionale politico della NATO, poi inoltrato ad alti funzionari britannici in patria e all’estero.
Sulla base di una nota fornita dall’allora premier Giulio Andreotti al “capo della Commissione parlamentare italiana che indagava sugli atti terroristici”, l’appunto di Fulci esordisce osservando che, dopo la seconda guerra mondiale, i servizi segreti occidentali hanno ideato “mezzi di difesa non convenzionali, creando nei loro territori una rete nascosta di resistenza volta ad operare, in caso di occupazione nemica, attraverso la raccolta di informazioni, il sabotaggio, la propaganda e la guerriglia”.
Secondo l’appunto, le autorità di Roma iniziarono a gettare le basi di tale organizzazione nel 1951. Quattro anni dopo, l’Intelligence Militare Italiana (SIFAR) e “un corrispondente servizio alleato” – un riferimento alla CIA – concordarono formalmente l’organizzazione e le attività di una “rete clandestina post-occupazione”: “Gladio era formato da agenti attivi nel territorio che, in virtù della loro età, sesso e attività, potevano ragionevolmente evitare l’eventuale deportazione e-carcerazione da parte degli occupanti stranieri; facile da gestire anche da una struttura di comando al di fuori del territorio occupato; a livello top secret e quindi suddivisa in ‘celle’ in modo da minimizzare eventuali danni causati da defezioni, incidenti o penetrazione della rete”. La “rete di resistenza clandestina” era suddivisa in rami separati, che coprivano operazioni di informazione, sabotaggio, propaganda, comunicazioni radio, cifratura, ricezione ed evacuazione di persone e attrezzature. Ognuna di queste strutture doveva operare in autonomia.
L’ipotesi di Gladio come complice del rapimento Moro è contenuta in una nota declassificata del Ministero degli Esteri del 5 novembre 1990 scritta dall’allora ambasciatore britannico a Roma, John Ashton, dove egli afferma che Londra sapeva molto di più sul caso di quanto non sia mai stato rivelato pubblicamente da qualsiasi funzionario. “Ci sono prove circostanziali che uno o più rapitori di Moro fosse in quel momento segretamente in contatto con l’apparato di sicurezza britannico; e che quest’ultimo ha deliberatamente trascurato di seguire le piste che avrebbero potuto portare ai rapitori e salvare la vita di Moro”, dichiarò Ashton.
La versione dell’ambasciatore britannico
Secondo il diplomatico britannico, il comitato di crisi presidenziale incaricato di tentare il salvataggio di Moro faceva parte della famigerata P2 – la “loggia massonica sovversiva” composta dalle élite politiche fedeli a Gladio. Secondo Ashton, la P2 era solo una delle tante “misteriose forze di destra” che si sforzavano “con il terrorismo e la violenza di strada di provocare una reazione repressiva contro le istituzioni democratiche italiane” usando la “strategia della tensione”. Sempre secondo Ashton il Presidente Cossiga ignorava del tutto che la P2 si fosse infiltrato nel suo comitato di crisi.
In sostanza chi era incaricato di tentare il salvataggio di Moro faceva parte della famigerata P2 – la “loggia massonica sovversiva” composta dalle élite politiche fedeli a Gladio. Secondo Ashton, la P2 era solo una delle tante “misteriose forze di destra” che si sforzavano “con il terrorismo e la violenza di strada di provocare una reazione repressiva contro le istituzioni democratiche italiane” usando la “strategia della tensione”. Sempre secondo Ashton il Presidente Cossiga ignorava del tutto che la P2 si fosse infiltrato nel suo comitato di crisi.
Nell’aprile 1981, i magistrati di Milano fecero irruzione nella villa di Licio Gelli, un finanziere italiano e fascista autoidentificato che ha fondato la P2. Lì, scoprirono un elenco di 2.500 membri in cui figuravano nomi di politici italiani, banchieri, spie, finanzieri, industriali (tra i quali Silvio Berlusconi) e alti funzionari delle forze dell’ordine e militari (tra i quali il generale Dalla Chiesa).
Il “compromesso storico” di Moro, in base al quale i comunisti “rendevano possibile il governo Andreotti”, sarebbe stato l’ultimo passo prima dell’ingresso del Partito Comunista Italiano al governo. Ashton ha affermato che questo sviluppo “era un anatema per la P2”, che era “allora in controllo virtuale dell’apparato di sicurezza italiano”. Secondo Ashton anche gli Stati Uniti concordavano con il tentativo di “eliminare una volta e per tutte le possibilità che il Partito Comunista Italiano potesse giungere al governo”.
Ashton ha riconosciuto “prove circostanziali” del “sostegno degli Stati Uniti alla P2”. In realtà, il fondatore della P2 Gelli era così ben collegato all’apparato di sicurezza nazionale e di intelligence di Washington, che la stazione di Roma della CIA lo aveva esplicitamente incaricato di istituire un governo parallelo anticomunista a Roma.
Successive indagini mostrarono come Henry Kissinger aiutò a sovrintendere al reclutamento di 400 alti ufficiali italiani e della NATO come agenti della P2 nel 1969. Gli Stati Uniti furono così grati per l’epurazione anticomunista di Gelli che lo fecero ospite d’onore alle cerimonie di insediamento dei presidenti degli Stati Uniti Gerald Ford, Jimmy Carter e Ronald Reagan.
Un documento desecretato riporta l’opinione allora condivisa nel servizio britannico che la verità sul coinvolgimento di Washington negli “anni di piombo” in Italia “probabilmente non sarebbe mai stata conosciuta”. La piena portata del coinvolgimento della Gran Bretagna in attacchi terroristici, rovesciamenti del governo, campagne di destabilizzazione e altri atroci imbrogli sotto l’egida dell’Operazione Gladio, non solo in Italia ma in tutta Europa, rimarrà quasi certamente un segreto per impostazione predefinita.
Solo nel 1993 il pubblico italiano apprese come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna avevano donato armi e munizioni agli agenti di Gladio per fomentare sanguinosi atti di terrore in tutta Italia. Come Francesco Fulci ha detto ai suoi amici della NATO all’incontro “super-ristretto”, Washington e Londra hanno fornito gli autori di attacchi di massa tra cui il bombardamento del 1980 della stazione ferroviaria di Bologna Centrale, che ha ucciso 85 persone e ne ha ferite oltre 200.
I responsabili di questi orribili crimini sono sfuggiti alla giustizia in quasi tutti i casi. Molti dei principali sospettati del massacro di Bologna, tra cui il fascista impegnato e risorsa confermata dell’MI6 Robert Fiore, fuggirono a Londra. La Gran Bretagna ha rifiutato di estradare lui ei suoi cospiratori nonostante le loro condanne in contumacia per crimini violenti.
La vasta esperienza dell’intelligence britannica ottenuta nell’operazione Gladio solleva interrogativi sulle lezioni che l’MI6 ha applicato alle attuali operazioni segrete in altri teatri di conflitto. Come rivelato da The Grayzone nel novembre 2022, i veterani dell’esercito e dell’intelligence britannici hanno addestrato e sponsorizzato un esercito segreto di partigiano del terrore nell’Ucraina orientale per compiere atti di sabotaggio in Crimea e in altre aree a maggioranza russa. Il piano prevedeva l’addestramento di cellule di ucraini ideologicamente dediti a “sparare, muoversi, comunicare, sopravvivere”.
Documenti declassificati dal Ministero degli Esteri britannico suggeriscono inoltre fortemente il coinvolgimento britannico nel Piano Solo.
Qui si può consultare la nota dell’ex Ambasciatore britannico a Roma, John Ashton sul rapimento e omicidio di Aldo Moro.
Nel 2005 la notizia di una possibile continuazione delle attività di Gladio (ufficialmente sciolta dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giulio Andreotti nel novembre del 1990), divenne pubblica, come effetto collaterale di un’indagine sul caso di Fabrizio Quattrocchi, in quella che fu denominata «polizia parallela», il cui nome era DSSA (Dipartimento Studi Strategici Antiterrorismo) che fu guidata da due agenti segreti provenienti dall’intelligence atlantica e vide al suo interno poliziotti, carabinieri e consulenti, oltre che molti ex appartenenti a Gladio, come riportò l’agenzia stampa The Associated Press.
Sedici di loro (su oltre 150 nominativi presenti in un elenco e forse altri rimasti anonimi) subirono un procedimento penale. Tra gli indagati, poi completamente prosciolti dal Tribunale di Milano con formula piena (non luogo a procedere perché il fatto non sussiste), vi era anche il politico di estrema destra Gaetano Saya, fondatore del partito Nuovo MSI. Saya era stato indicato dalla stampa come il capo di questa struttura.
Nota della Redazione
Si precisa che la sintesi dell’articolo originale pubblicato su The GrayZone riferisce opinioni e dichiarazioni di terzi e non verità oggettive. FarodiRoma non necessariamente condivide le idee espresse dall’autore dell’articolo originario e la traduzione è stata pubblicata a titolo di diritto di cronaca.