da Piccole Note
Sono dieci anni dall’inizio del conflitto in Siria. il Paese è disastrato, con milioni di sfollati e rifugiati, diviso in tre parti: la zona controllata da Damasco, l’area controllata dai curdi, e di fatto dagli americani ai quali sono subalterni, e l’enclave in mano ad al Qaeda, cioè la regione di Idlib.
In questi giorni sui media si stanno moltiplicando gli articoli sulla Siria, come non si vedeva da anni. Durante la presidenza Trump, infatti, si era preso atto di una situazione di stallo, nella quale era ormai impossibile, data la presenza dei russi, dare compimento al regime-change.
E anzi si poteva leggere, a volte, qualche articolo nel quale si prendeva atto che Assad aveva salvato la nazione dalla canaglia terrorista.
Ma questo è il passato. Con Biden son tornate le spinte pregresse, che non permettono nulla di buono.
Lo dimostra anche il primo bombardamento Usa sul confine siriano, del quale abbiamo dato notizia al tempo. Va però specificato che quell’attacco – in reazione ai missili sparati da Hezbollah contro obiettivi Usa in Iraq – è stato più farina del sacco della Difesa americana, e presumibilmente della vicepresidente Kamala Harris – che ha assunto un ruolo non usuale per un Vice nella politica estera Usa -, piuttosto che di Biden.
Quest’ultimo, anzi, all’ultimo minuto ha annullato un ulteriore bombardamento (Wall Street Journal), a riprova della sua ritrosia verso le bombe e della sua sincerità nell’affermare di voler chiudere le “guerre infinite”. Non ci riuscirà, ma almeno…
Nella ricorrenza, la dichiarazione dell’Alto rappresentante per la politica estera della Ue, Josep Borrell. Una nota che segue pedissequamente la narrazione ormai consolidata sulla guerra siriana, che vede Assad massacratore del suo popolo (così anche fu trattato Gheddafi) e responsabile di tutto quel che è accaduto.
Addirittura Assad avrebbe fatto più danni dei terroristi scatenati in Siria in tutti questi anni, che hanno bruciato vive persone, torturato, massacrato in ogni modo. Gli stessi terroristi che abbiamo visto in azione al Bataclan, a Nizza e altrove in Europa e nel mondo. Eppure…
Terroristi che l’Occidente dice di voler combattere, anzi nella nota si specifica, in riferimento all’Isis, che “impedire il ritorno di questa organizzazione terroristica rimane una priorità”.
Nulla si dice dell’altra fazione terroristica presente in Siria in questi anni, cioè al Nusra, che poi ha cambiato nome in Hayat Tahrir al Sham, affiliata ad al Qaeda, quella delle Torri Gemelle e della strage di Nizza… come non fosse mai esistita. Eppure ha svolto un ruolo decisivo nel conflitto.
Non solo la nota non la cita riguardo al passato, ma evita di registrare che un’intera regione siriana, quella di Idlib, è ancora sotto il giogo di al Qaeda.
Omissione ovvia, dato che ogni qual volta russi e siriani hanno tentato di espugnarla, l’Occidente è insorta in favore di al Qaeda, con la scusa del pericolo per la popolazione civile (che ovviamente non valeva per la popolazione di Raqqa, coventrizzata dagli Usa per estirparne l’Isis, vedi denunce di Amnesty international).
Non siamo in favore dei bombardamenti, ma è ovvio che finché i terroristi di al Qaeda sapranno di poter contare sul sostegno dell’Occidente, che li considera vittime di Assad e tacitamente necessari al regime-change, avranno vita facile.
Né va dimenticato che la loro lotta continua costa: da qualche parte gli dovranno pur arrivare armi, munizioni, alimenti, assistenza sanitaria… Senza tale appoggio, abbandonerebbero la lotta.
Ironico poi, che, mentre la nota condanna l’asserita oppressione del popolo siriano ad opera di Assad, tace sull’oppressione, questa sì reale, che la canaglia terrorista esercita sulle popolazione di Idlib. A meno di immaginare che chi vive sotto il giogo di al Qaeda sia felice e contento.
Ironico anche che la Ue chieda a Damasco elezioni regolari, garantite da osservatori e però impedisca ai siriani rifugiati in Europa di votare presso le ambasciate del loro Paese. Non se ne capisce il motivo, dato che al massimo possono truccare il voto, timore che semplicemente scoraggerebbe l’affluenza.
L’unico motivo di tale impedimento, in realtà, è altro: se tanti rifugiati si recassero alle ambasciate a votare, cosa più che probabile, sarebbe una palese sconfessione della narrazione occidentale sul criminale Assad…
Infine, la nota della Ue snocciola tutta la propria sensibilità verso i diritti umani, gli sforzi prodigati per assistere i rifugiati, la propria sollecitudine per il popolo siriano. E, allo stesso tempo, senza vergogna, dichiara che o Assad se ne va, questo il succo del diktat, o le sanzioni comminate alla Siria resteranno in vigore.
Nessun ripensamento nemmeno sotto la pandemia, che impedisce al governo di Damasco di prestare soccorso alla propria popolazione. Nessuna vergogna di ribadire sanzioni che costringono alla fame milioni di persone che hanno subito gli orrori della guerra, condizioni note e denunciate incessantemente anche dalle autorità religiose del Paese (Asianwes-OraProSiria). Oppressione molto più reale e tragica di quella ascritta ad Assad.
Brutta pagina per la diplomazia dell’Unione europea, pure insignita del Nobel per la pace. E brutte prospettive, per la Siria e per il mondo, dato che la l’esercito russo non abbandonerà Damasco e il rischio di scontri con Usa-Russia è reale, visto il nuovo, folle, vento che spira da Washington.