Destre bluette e sinistre fucsia. Il cromaticamente corretto del dogma liberista
Roma, 19 set – Ormai lo sanno i più. È difficilissimo spezzare la dicotomia destra e sinistra, perché essa è fondativa dell’ordine liberista. Meglio, è fondativa del totalitarismo glamour del mondo liberista del free market e free desire: mondo a forma di merce che ti permette di essere liberamente ciò che vuoi, a patto che tu sia liberal-liberista. Non sono ammesse posizioni altre. Che subito saranno ostracizzate come fasciste, comuniste, rossobrune, ecc. Il pensiero unico politicamente corretto ed eticamente corrotto ammette i plurali, a patto che essi riproducano in forma plurale il messaggio unico: mercato sovrano, atlantismo, relativismo scetticheggiante e post-metafisico.
Fucsia o bluette, sempre liberismo è
Ecco perché oggi – e per oggi intendo settembre 2019! – l’Italia è davvero emblematica del nuovo ordine mondiale, che quanto più appare plurale, tanto più è graniticamente sotto il segno del totalitarismo invisibile della finanza e dei mercati (visibilissimo, comunque, nei suoi esiziali e mortiferi effetti): con il giallofucsia di sinistra e 5 Stelle e con il verdebluette di destra e Lega, c’è un liberismo cosmopolita di sinistra e un liberismo sovranista di destra. Ma sempre liberismo è. Si genera una alternanza senza alternativa. Vince sempre e comunque il liberismo, poco importa se fucsia o bluette.
Salvini celebra la Tatcher a Pontida….
Sul pratone di Pontida, per esempio, Salvini ha celebrato la Thatcher come emblema della “libertà economica”: sì, la Thatcher, quella che in nome della “libertà economica” faceva massacrare i lavoratori inglesi. V’è sovranismo e sovranismo. Quello ammesso è oggi quello liberista: il liberismo in un solo Paese, à la Salvini o à la Bolsonaro, il fido cameriere degli Usa e di Israele. Non è, ovviamente, concesso dall’ordine vigente un sovranismo socialista, del lavoro e non del capitale, dei diritti sociali e non dei diritti civili del consumatore arcobalenizzato. Occorre andare oltre: ueber die Linie, per riprendere le grammatiche di Juenger. Oltre la linea falsamente divisiva di destra bluette e sinistra fucsia. Per rovesciare il tetragono ordine dominante, occorre – non ci stancheremo di rammemorarlo – una nuova geografia della politica: basso vs alto, popolo vs élite, servo vs signore (Hegel).
Occorre, allora, fare gli interessi del basso, del popolo, del servo nazionale popolare: sovranità nazionale, più Stato e meno mercato, più diritti sociali e meno competitività. È questa la base della lotta di classe al tempo del populsimo: Signore global-elitario (liberista, fucsia e bluette) vs Servo nazionale-popolare (sovranista, populista e socialista). Ovviamente, diranno che questo programma è “rossobruno”: così il pensiero unico diffama ogni sinistra che non sia fucsia globalista e ogni destra che non sia bluette liberista. Le destre bluette diranno che siamo rossi. Le sinistra fucsia ci accuseranno di essere neri.
Il cromaticamente corretto
La verità è, sic et simpliciter, che non siamo né fucsia, né bluette. Il pensiero unico – che liquiderebbe come rossobruni anche Gramsci e Gentile – non è solo politicamente corretto. È anche cromaticamente corretto. Accetta solo tonalità omogenee con lo stucchevole arcobaleno mondialista, che è poi un falso arcobaleno: esso nasconde il grigio del nichilismo della civiltà post-metafisica dei mercati e del relativismo assoluto su cui essa si fonda. Rivendichiamo apertamente e senza perifrasi il nostro diritto a essere cromaticamente scorretti.
Diego Fusaro