di Enzo Pennetta
Dichiarazioni della dott.ssa Gallavotti e del Prof. Galimberti hanno definito il cosiddetto “negazionismo” nei confronti della questione Covid-19 come un disturbo mentale.
Ovviamente senza mai dire cosa sia veramente un negazionismo e cioè cosa sia negato colpevolmente.
A ben vedere un negazionista è qualcuno che rifiuta una determinata ipotesi proponendone un’altra, egli quindi afferma, non nega.
Chi accusa di negazionismo è quindi qualcuno che ammette solo una e una sua versione di un fatto interpretando la versione differente solo in termini di negazione della propria, il che è un disturbo del pensiero.
A questo si aggiunge il termine complottismo che rivela una mentalità incapace di concepire meccanismi intenzionali e complessi, una mentalità che tende ad attribuire a meccanismi elementari e casuali la realtà, anche questo è un disturbo del pensiero coltivato per via di una visione neodarwiniana del mondo, una visione dove i fatti avvengono per “caso e necessità” e ogni finalismo viene escluso.
Ecco quindi che accusare altri di negazionismo e complottismo è un sintomo di una malattia del pensiero figlia di una modernità che ha eletto il caso a principio di spiegazione universale.