Donald era gay? O almeno lo è stato “da quanto sappiamo della sua storia nella New York anni ’70 e 80, gli anni delle feste – una storia che pone Donald al centro della New York Ebraica, ma anche della New York ebraica omosessuale”.
E’ un attacco piuttosto insolito. Perché viene “da destra”, precisamente da Gordon Duff, ex colonnello dei Marines che ha il sito Veterans Today. Va subito aggiunto che Duff è ritenuto occasionalmente fare da megafono a manovre di qualche CIA, non meglio precisabile.
Duff parla di quegli anni lontani quando “Donald era un giovanotto attraente o come dicono alcuni, una delle persone più sgradevoli e insultanti sulla terra”. Ci sono ancora persone che lo ricordano quando, “figlio di un famigerato immobiliarista dei bassifondi che affittava case miserabili ai poveri, conduceva una vita di completa deboscia, fra conti non pagati, soci d’affari fregati, uomini di mano che lo liberavano dalle interferenze ad ogni passo – Donald era allora piazzato nel mezzo della mafia ebraica di New York; il che significa la Mafia Ebraica Sodomita di New York”.
Duff mostra di avere buoni informatori aggiungendo: “Non è una mia ipotesi. Abbiamo gente alla Casa Bianca e al Pentagono…l’intera jewish lobby è gay, AIPAC (American Israeli Political Action Committee), ADL/JDL (Anti-Defamation of Bnai B’Rith, Jewish Defense League). Quando, fra il 2004 e il 2007, l’FBI , ci ha guardato dentro, nelle loro intercettazioni era tutto un vantarsi di incontri da bagno e di Glory Holes”. Su cosa indichi questo termine, si veda Wikipedia.
https://it.wikipedia.org/wiki/Glory_hole
I federali indagavano sui furti di segreti atomici dagli Usa aIsraele, raccogliendo prove che, benché silenziate, sono estremamente compromettenti e potrebbero esplodere. E’ un peccato che non esplodano.
Sorpresa dopo sorpresa: per Duff, Trump è stato per qualche tempo “gay”, ma soprattutto si sarebbe convertito all’ebraismo (sic) cosa che tiene segreta. E il problema non è che sia un “ebreo nascosto”, ma che sia un “neocon gay nascosto”.
Il fatto è che queste accuse, non nuove, si poggiano su un solido anche se antico pilastro, già molto esplorato dai media: l’amicizia, meglio la dipendenza psicologica del giovane Donald, in quel decennio 1970-80, dall’avvocato ebreo Roy Cohn (1927-1986). Un personaggio uscito dai romanzi di James Ellroy, o che dimostra come i romanzi di Ellroy su certi ambienti d’alto bordo (vedi American Tabloid) sono puro e semplice verismo americano.
Faccia sfigurata da numerose operazioni di plastica, Roy Cohn comincia a far carriera come avvocato assistente del senatore McCarthy, al quale porta torme di “sospetti comunisti” da processare pubblicamente nella Commissione Senatoriale durante la Caccia alle Streghe. Ma al senatore anticomunista lo segnalò il capo delle FBI Edgard Hoover, altro omosessuale en cachette, che lo aveva apprezzato per il suo anticomunismo come accusatore nel processo ai coniugi Rosenberg, giustiziati come spie sovietiche nel 1953.
Tramontata la stella politica di McCarthy, Roy Cohn si ricicla con gran successo come avvocato col pelo sullo stomaco di clienti di grido con lo stomaco foderato di pelliccia, come il papà di Donald Trump – ad un certo punto incriminato perché sospettato di non dare in affitto le sue stamberghe ai negri – l’arcidiocesi di New York e John Gotti, Rupert Murdoch e il capo della mafia ebraica Meyer Lansky, soprattutto.
Dove non arrivava a vincere le cause con la sua abilità avvocatesca, Roy Cohn arrivava con intimidazioni, le visite ai testimoni scomodi di “persuasori”della mafia, minacce e azioni legali arbitrarie, e non esclusi i ricatti sessuali. “Negli anni 70 e 80 fu accusato tre volte di illeciti professionali per spergiuro e subornazione di testimoni e nel 1986 la corte suprema dello stato di New York lo radiò dall’albo” (Wikipedia)
Ma fino ad allora, fu una stella a New York.
Personaggio brillante, era famoso per fare feste “affollate di attrici celebri, di giudici e capi-mafia, di gangster e politici, o appena usciti o prossimi ad entrare in galera”. Faceva parte del fiammeggiante giro Howard Stern, un altro ebreo, conduttore radiofonico di immenso successo, multato ripetutamente con ammende per 2.5 milioni di dollari per oscenità e volgarità, e i cui libri di pettegolezzo piccante, Private Parts (1993) e Miss America (1995) sono arrivati al primo posto della classifica di vendite del New York Times.
Non dimentichiamo che Trump era conosciuto più come personaggio televisivo che imprenditore.
Ma non perdiamo di vista Roy Cohn . Conosceva tutti quelli che contano a Manhattan e tutti manipolava, sicchè il giovane Donald, inesperto degli ambienti che veramente contano, ne fece una sorta di suo modello. “Donald mi telefona 5-20 volte al giorno per chiedermi: qual è lo status di questo? E di quest’altro?”, raccontò lo stesso Roy Cohn alla giornalista di Vanity Fair nel 1980. Entrambi, in fondo si somigliavano: ricchi ma di famiglie non altolocate, amavano apparire con belle donne, attrici, puttane di lusso. Donald, di vent’anni più giovane, imitava gli atteggiamenti, il vestiario, persino il modo di parlare e le espressioni.
Il punto è che Roy Cohn è morto di AIDS nell’agosto 1986. “Malato di AIDS dal 1984, Cohn tenne nascosta la diagnosi per paura che la sua omosessualità venisse rivelata, fu uno dei primi pazienti ad essere curato con l’AZT e dichiarò fino all’ultimo di soffrire di tumore al fegato” (Wikipedia).
Negli anni del grande potere di Roy Cohn, il giovane biondo ed ancora poco noto Donald poteva essere confuso con uno dei ragazzi di vita che facevano codazzo alle feste, o che bivaccavano nel suo fetido ufficio di avvocato della malavita, su divani polverosi riempiti di rane imbottite. Forse certo parlare lezioso e sorprendentemente femmineo in uno che vuol apparire Maschio Alfa, le chioma artificialmente bionda ostentata in tarda età, il linguaggio del corpo che Trump ha adottato con Macron quasi ne avesse riconosciuto un collega di Sodoma en cachette – tutto ciò tradisce l’appartenenza a quel lontano corteggio.
Ma adesso appare che Robert Mueller, lo special prosecutor che sta cercando di processare il presidente Trump per le sue collusioni con Putin, non avendo trovato niente su questo lato, si stia cominciando a interessante del passato oscuro di Donald,quello appunto del ragazzone debosciato, figlio di palazzinaro e cliente di avvocati mafiosi utilizzatore potenziale di “persuasori” mandati a estorcere le pigioni.
In questo campo si potrebbe scavare forse con più utilità: Trump era in relazzione con l miliardario israeliano mafioso Mikhail Fridman, il ganster russo giudeo Dmitry Rybolovlev , il trafficante in coca
Joseph Weichselbaum, ebrei apparentemente di collegamento con la mafia “russa” (j).
Infatti, la prima settimana di aprile, Mueller ha mandato gli agenti dell’Fbi allo studio dell’avvocato di lunga data di Trump, Michael Cohen, altro ebreo che ha fama di essere un Roy Cohn in copia sbiadita (lui stesso si propone come “The Fixer”, quello che “aggiusta” cause e non solo): una violazione patente del rispetto della riservatezza del rapporto tra avvocato e cliente, ma che ha dato già frutti: Trump ha dovuto ammettere che Michael Cohen ha pagato il silenzio della pornostar Stormy Daniels con 130 mila dollari, e che lui li ha rimborsati al suo “fixer”.
Insomma lo stanno trattando come un capo-bastone e un farabutto del crimine organizzato arrivato alla Casa Bianca a forza di trucchi sporchi.
Fra questi, di essersi scritto da solo la lettera in cui certificava di godere di perfetta salute. Lo ha detto il suo medico personale da 37 anni, un altro ebreo newyorkese, Howard Bornstein. Il quale ha anche raccontato che nel febbraio del 2017, Keith Schiller, una guardia del corpo personale di Trump, non uno del Secret Service ma un “persuasore”, l’avvocato Alan Garten e una terza persona e hanno fatto irruzione nel suo studio e si sono fatti consegnare le cartelle cliniche del presidente. “Mi sono sentito spaventato, violentato e triste”, ha detto il medico. La cui faccia già dice molto. Un medico di cui ti puoi fidare se hai da farti estrarre un proiettile senza dover spiegare come.
Gordn Duff ipotizza che le cartelle nascondessero qualche malattia sessualmente trasmessa, senza darne alcuna prova….Bornstein aveva rivelato che Trump faceva uso di un farmaco per farsi crescere la chioma. Una rivelazione che potevamo intuire anche da qui. Se si pensa da quanti mesi Mueller e i media si dedicano al presunto Russiagate di Trump, fatto di nulla, possiamo giurare che sapranno sfruttare fino in fondo questa compromettente notizia.