“Dopo il Nulla” cosa c’è?

Un libro giunto al momento giusto, quello di  Giacomo Maria Prati, teologo, a cominciare dal titolo: “Il Nulla dopo il Nulla. Sfumature di un enigma paradossale” (Arca Edizioni).

Un saggio che sembra reagire all’orgia autolesionista di retorica sul nichilismo che satura la cultura occidentale da tempo proprio prendendo il toro per le corna: cioè affrontando il concetto e il pensiero del “nulla” senza trattare in alcun modo il distinto tema del o dei “nichilismi”.

Un’opera che reagisce in senso anti-nichilistico all’attuale implosione della cultura occidentale. Prati si mostra audace e intuitivo nel ragionare per decine di pagine solo sul concetto di Nulla considerato in se stesso, nella sua “intensione” come dice l’autore. E ragionando su questo affascinante paradosso sono molti gli effetti di tale narrazione speculativa: una graffiante critica ad Emanuele Severino e al suo pensiero quale “ideologia e retorica del Nulla”, il delineare una minima “iconologia del Nulla” (altro paradosso, essendo il Nulla anti-iconico), il distinguere nettamente i concetti di Nulla da quello di “Tutto”, l’elencare i “carismi negativi” del Nulla.

Nel secondo capitolo del suo saggio Prati sviscera il Nulla quale “motore narrativo” del celebre romanzo “La Storia Infinita” di Michael Ende portando alla luce tutto il profondo spessore filosofico di tale opera, ancora oggi purtroppo sottovalutata, come tutto il fantasy di solito.

Il terzo capitolo è dedicato invece all’importanza centrale del Nulla nella poetica di Carmelo Bene, artista molto amato dall’autore e da lui considerato anche un grande poeta e filosofo.

Nell’indagare il rapporto fra il Nulla e l’Arte estrema beniana Prati individua nella Gnosi antica il fulcro paradossale e creativo di tutto il teatro di Carmelo Bene e in genere di tutta l’arte post-Nietzsche. L’ultimo capitolo riassume in sintesi l’importanza fondamentale del Nulla nello gnosticismo di un autore recente che è stato uno dei punti di riferimento principali per il pensiero di A.Dugin: Ghejdar Dzemal.Un saggio fuori dagli schemi che unisce una forma fluida, apparentemente caotica e quasi orale con un tenace rigore logico e speculativo. Il Nulla diventa quindi come uno specchio, un test su noi stessi. Forse Prati vuole provare a riattivare il fuoco del Logos e la passione per la filosofia e i grandi temi antropologici “per via negativa” e attraverso la sollecitazione del paradosso. Arricchiscono il libro una selezione di poesie sul Nulla della poetessa Lidia Sella e una musica dedicata al Nulla dell’artista Francesco Arecco, fruibile attraverso un Q-Code.