Alcune considerazioni sul futuro dei BRICS
ANDREA CECCHI – Oct 27
Per aver un’idea visiva di quanto sia esteso il blocco dei BRICS, allargato anche agli stati che hanno ricevuto l’invito ad unirsi come partner, occorre avere sott’occhio la mappa qui sotto:
Tutti insieme, i paesi BRICS rappresentano circa il 30% della superficie terrestre mondiale e il 45% della popolazione mondiale.
Tenendo in considerazione la mappa qui sopra, fissiamo nella mente un altro concetto, quello delle merci che si muovono nel mondo:
Il regno commerciale oceanico è un vivace centro del commercio internazionale, con un enorme 80% delle merci che viaggiano attraverso le onde, con la Cina in testa con uno sbalorditivo 47%. Mentre ci avviciniamo al 2024, si prevede che il mercato del trasporto marittimo raggiungerà la quota di circa 381,69 miliardi di dollari, con la regione dell’Asia del Pacifico in testa come regione in più rapida crescita sulla mappa nautica.
Ho iniziato questa newsletter con il criterio di valutare effettivamente qual’è l’entità della posta in gioco ovvero da una parte le nazioni BRICS e l’importanza dei commerci e dall’altra il mondo finanziarizzato consumatore.
Adesso alcuni numeri. Li metto all’inizio così non si rischia di diventare noiosi in seguito.
Secondo i dati resi noti dall’ex Banchiere Centrale Kathleen Tyson, nel suo libro Multicurrency Mercantilism: The New International Monetary Order uscito nel 2023, il commercio globale annuo di beni ammonta a circa 46mila miliardi di dollari, di cui l’8% è costituito da scambi intra-BRICS; questo equivale a 3,68 trilioni di dollari. Al contrario, il valore nominale della finanza globale in obbligazioni supera i 307 trilioni di dollari; il valore della capitalizzazione dei mercati azionari globali supera i 108mila miliardi di dollari; i derivati globali hanno un valore nozionale di oltre 635 trilioni di dollari; e la liquidazione annuale delle transazioni in valuta estera è dell’ordine di 1.900 trilioni di dollari. Secondo La ricercatrice Susan Trimbath, (Ph.D. in Economia alla New York University e MBA in Management from Golden Gate University) e molti altri economisti indipendenti tra cui Egon von Greyerz, Gerald Celente, Bill Holter, Gregory Mannarino e molti altri, la cifra complessiva del mercato dei derivati si aggira intorno ai 2.5 quadrilioni di dollari. Si tratta comunque di cifre stimate, in quanto il mercato dei derivati, essendo O.T.C. non è sottoposto a nessun obbligo di comunicazione agli organi di vigilanza e agisce tranquillamente nel sistema bancario ombra. La cifra di 635 trilioni di dollari comunicata da Kathleen Tyson si discosta infatti di poco da quella ufficialmente resa nota dalla Banca dei Regolamenti Internazionali:
Questo è secondo me il nocciolo della questione BRICS. Mi spiego meglio. In questo momento, il mondo intero si trova a dover bilanciare queste due grandezze contrapposte:
- l’economia reale, fatta di estrazioni di risorse, la loro trasformazione, energia, produzione e scambio di beni e servizi con un GDP globale di circa 100 trilioni USD e che come abbiamo visto, per i commerci, si assesta a quota $46 trilioni. L’energia è il presupposto per tutti i sistemi di produzione: è cibo per le persone e carburante per le macchine.
- L’economia reale contrasta con la realtà parallela del capitale fittizio – forme di capitale basate su futuri flussi di valore. Il capitale fittizio è necessario affinché l’economia reale si espanda; il capitale monetario sotto forma di credito garantito da una garanzia legale (cioè capitale fittizio) è necessario per consentire l’espansione dei flussi di produzione e la circolazione del valor. Esso è un valore di scambio che può assumere molte forme, come ad esempio contratti di opzione, contratti futures, derivati, azioni, obbligazioni e altri titoli. Il capitale monetario stesso è una forma di valore di scambio.capitali fittizio finanziario confluito nelle bolle colossali della finanza tossica denominata in dollari USA.
Questo è il nocciolo della partita: trovare un sistema per tornare a bilanciare le due grandezze. $46 Trilioni di economia reale che deve sorreggere $2.5 Quadrilioni di capitale fittizio finanziario tossico. È una sfida difficilissima. Si tratta di disinnescare la bomba ad orologeria della bolla del capitale fittizio finanziario per poter continuare a produrre e scambiare beni in giro per il mondo, e quindi garantire LETTERALMENTE la sopravvivenza dell’umanità.
Nessuno è escluso da questo inevitabile processo di cambiamento, e il cambiamento inizia adesso, con questo vertice dei BRICS dell’ottobre 2024.
Spero di aver inquadrato bene la grandezza della sfida e penso sia ragionevole quantomeno riflettere se sia possibile riuscire a pareggiare $2,5 milioni di miliardi, – ma anche solo i $667mila miliardi ufficialmente calcolati dalla B.I.S. – disponendo a fatica di solo $100mila miliardi.
Per questo, sia la Banca dei Regolamenti Internazionali, sia il Fondo Monetario Internazionale che l’ONU, partecipano a questo nuovo blocco multipolare dei BRICS, perché non si può escludere nessun angolo del mondo dal dover gestire questa fase ormai irreversibile. Il problema della crescita in termini di dimensione delle bolle speculative denominate in dollari USA riguarda il mondo intero, principalmente perché, come abbiamo visto, la maggior parte dei commerci sono ancora denominati in dollari, ma soprattutto perché non esiste ancora nel mondo una classe di consumatori altrettanto vorace come il popolo statunitense. Il mondo delle cosiddette Economie Avanzate, tra cui rientrano anche l’Italia e l’Europa, rappresenta senza dubbio il maggiore sbocco e destinazione finale della gran parte delle merci che vengono prodotte e commercializzate. Chiunque produca qualcosa, la vuole vendere, e il maggior mercato di consumo è il mercato statunitense che paga in dollari USA.
Per mantenere questo vorace standard di vita, gli USA hanno usato la militarizzazione del dollaro che è stato imposto al resto del mondo con la stessa modalità di Luca Brasi nel film Il Padrino: con le armi puntate e il ricatto:
Ma le cose fatte con la forza bruta, non vengono bene. Le cose vengono bene quando sono fatte con amore. Ed è per questo che ci troviamo ad affrontare tutto questo disastro.
L’aver gestito l’economia e l’imposizione del dollaro come valuta globale attraverso la minaccia militare, ha portato non solo ad una sorta di disprezzo e di perdita di fascino nei confronti del mondo, ma anche ad un problema enorme da affrontare. E qui si rende necessario fare qualcosa ed è quello che accompagnerà questo periodo di livellamento dell’economia denominata in dollari, con il tentativo di utilizzare tecnologia e multipolarità allo scopo di creare una sorta di camera di compensazione che eviti, o per lo meno, riduca l’impatto della deflagrazione della bolla dei derivati.
Non ci raccontiamo le favole, non c’è nessuna soluzione che non comporterà gravi scompensi. Si tratta solo di capire quanto male farà attraversare questa fase di RESET.
Le discussioni al vertice BRICS a Kazan, in Russia, su un sistema di pagamenti che supporti gli accordi commerciali intra-BRICS nelle valute nazionali – piuttosto che tramite una valuta di terze parti (ad esempio, USD) – si aggiungono a un insieme di istituzioni e tecnologie in espansione che sono già alla base dell’evoluzione verso accordi commerciali basati sulle valute nazionali. Queste istituzioni e tecnologie sono esse stesse ancorate alle economie reali di creazione e trasferimento di valore degli Stati membri BRICS. La multipolarità valutaria è più un processo evolutivo che qualcosa di fisso. Le nazioni stanno espandendo l’uso delle valute nazionali per regolare i conti commerciali transfrontalieri e aumentando la misura in cui finanziano lo sviluppo attraverso l’emissione di credito denominato in valuta nazionale per la formazione di capitale. La riduzione graduale e incessante della proporzione delle riserve nazionali detenute in dollari dalle banche centrali dei paesi riflette i cambiamenti sottostanti nei contorni delle dinamiche economiche e dello sviluppo globali.
In un mondo globalizzato che commercia, le valute hanno lo scopo di offrire una misura coerente di riferimento che esprima il prezzo delle merci. Dal 1944, con gli accordi di Bretton Woods, fino ad ora, questo ruolo è stato ricoperto dal dollaro USA. Quello che è avvenuto in tutti questi anni è stato però un progressivo allontanamento da questa importante funzione, per il fatto che il dollaro ha progressivamente abbandonato il campo puramente pratico di prezzare i commerci, espandendosi nelle colossali bolle finanziarie di Wall Street che sono scollegate dalla realtà pratica dell’economia reale. Questo processo si chiama finanziarizzazione, ed è un sistema che monetizza asset fittizi drenando risorse dall’economia reale ed alterando in modo irreversibile la coerente possibiità di determinare il prezzo delle cose. Il risultato è stato l’espropriazione delle risorse dalla periferia verso il centro, dove per centro si intende proprio il cuore pulsante della mega bolla finanziaria di Wall Street, un vero e proprio buco nero che si mangia tutto.ù
Ricordiamo che il capitale fittizio ha valore solo se rimane rilevante e connesso alle possibilità di valore d’uso nell’economia reale. ALTRIMENTI SONO SOLO NUMERI SUL TABELLONE DELLA BORSA.
Questo meccanismo crea un’articifiale continua necessità di creare nuovi dollari per evitare che il sistema si inceppi. Una funzione, quella di fornire dollari, che viene svolta anche da Fondo Monetario Internazionale (I.M.F.)che era presente a Kazan nella figura istituzionale della sua attuale Managing Director: Kristalina Georgieva. Il modo in cui le istituzioni del sistema finanziario globale incidono sullo sviluppo ineguale e consentono l’espropriazione dalla periferia al centro è amplificato e consolidato attraverso i meccanismi del Fondo monetario internazionale (FMI) come principale fornitore di ultima istanza di credito alle nazioni. Il FMI fornisce finanziamenti denominati in USD ai paesi che hanno problemi con la bilancia dei pagamenti. Ciò significa che il paese mutuatario non dispone di riserve valutarie sufficienti (solitamente USD) per estinguere le proprie passività commerciali. I prestiti del FMI sono fortemente condizionati e richiedono alle nazioni mutuatarie di attuare politiche che effettivamente contribuiscono al persistente indebitamento dei paesi in via di sviluppo, con debiti denominati in dollari. I prestiti del FMI hanno costantemente fallito nel mantenere le promesse in termini di riduzione della povertà. Ad esempio, un recente studio sui prestiti a 81 paesi in via di sviluppo dal 1986 al 2016 condotto dai ricercatori americani Glen Biglaiser e Ronald J. McGauvran (2022) ha concluso che “gli accordi di prestito del FMI contenenti riforme strutturali contribuiscono a far sì che più persone rimangano intrappolate nel ciclo della povertà.”
https://pmc.ncbi.nlm.nih.gov/articles/PMC9172087/
Dall’altra parte nasce di conseguenza la necessità di dover iniziare a ragionare su di un mondo alternativo che possa consentire a chi si occupa di economia reale, ovvero ai paesi BRICS, di avere uno stabile riferimento di valore visto che il dollaro USA non è più in grado di svolgere questa funzione.
Tutto questo non può avvenire in modo ostile perché i consumatori Europa e Usa sono ancora indispensabili ai paesi BRICS.
Il tutto può essere riassunto in questo gesto fatto quasi di nascosto del Presidente Putin……
Nella foto, Putin esibisce quella che potrebbe diventare la nuova banconota dei BRICS. La notizia è stata immediatamente smentita, e non gli è stata data nessuna importanza in quanto il vertice di Kazan non ha affrontato in nessuno dei suoi punti l’argomento relativo ad una nuova valuta comune. D’altronde, la Russia non è nuova a questi gesti che fanno vedere qualcosa che poi viene smentita. L’altra volta avvenne con il Presidente Medvedev durante il G8 all’Aquila, dove venne mostrata la moneta sovranazionale “united future world currency”.
https://sputnikglobe.com/20090710/155494340.html
Il gesto di Putin, in un certo senso ribadisce il chiaro messaggio che il futuro del nuovo equilibrio globale sarà inevitabilmente basato sulla creazione e il controllo di una nuova moneta. E questo è inequivocabile, anche se, a mio avviso, c’è ancora molto da lavorare in questa direzione. Il vertice di Kazan, segna solo l’inizio, il primo passo.
Quello che è stato invece comunicato è l’intenzione per adesso di creare un nuovo sistema di pagamento. Il documento di discussione sui BRICS sottolinea la necessità di un nuovo sistema di pagamenti alternativo “post Bretton Woods” per garantire sicurezza alle nazioni partecipanti e mitigare il rischio di divieti capricciosi e unilaterali. Resta da vedere come tali ambizioni possano essere rese operative, anche se ci sono alcuni suggerimenti sulle possibili architetture e tecnologie di governance che potrebbero essere utilizzate per realizzare un tale sistema. Un “registro distribuito”
https://it.wikipedia.org/wiki/Registro_distribuito
o blockchain, gestito dalle banche centrali delle nazioni partecipanti, ha il potenziale per soddisfare le aspirazioni progettuali dei BRICS, riflettendo le ambizioni di alto livello esposte nel documento di discussione.
L’esperienza pratica di progettazione, sviluppo e implementazione del progetto mBridge è istruttiva a questo riguardo.
Il progetto mBridge è un’iniziativa che coinvolge la Banca dei Regolamenti Internazionali, lavorando inizialmente con la Banca Popolare Cinese, l’Autorità Monetaria di Hong Kong, la Banca della Thailandia e la Banca Centrale degli Emirati Arabi Uniti (EAU). Recentemente, la banca centrale dell’Arabia Saudita si è unita alla rete di partecipanti. Oltre a queste banche partecipanti ci sono 31 banche osservatrici. Il progetto mBridge supporta pagamenti multi valuta attraverso una piattaforma che opera su un registro distribuito. L’infrastruttura supporta i cosiddetti regolamenti lordi in tempo reale; cioè il “trasferimento” istantaneo di fondi. Il sistema è conforme allo standard ISO20022 e consente l’interoperabilità nella maggior parte dei sistemi bancari globali.
Gli aggiornamenti dei ledger sono gestiti dai nodi di convalida in capo alle banche centrali partecipanti, con le banche commerciali associate che eseguono i backup. Le banche commerciali non hanno la possibilità di aggiornare il registro. La visibilità dei dati è controllata in modo che solo le istituzioni pertinenti ne abbiano la visibilità. La piattaforma è governata attraverso una struttura di comitati composta dai rappresentanti delle banche centrali partecipanti. Le modifiche al sistema, inclusa l’implementazione del nuovo codice, devono essere approvate dal comitato.
I test sul progetto mBridge sono iniziati nel 2022. Il prodotto minimo vitale del progetto è stato rilasciato per essere utilizzato nel 2024. Le transazioni a valore reale sono ora supportate e vengono eseguite, quindi adesso funziona già! L’architettura tecnica è indipendente dalla valuta e supporta gli accordi tramite CBDC così come le transazioni non basate su CBDC.
Il progetto mBridge è significativo perché per certi aspetti funge da prototipo di apprendimento per le parti interessate dei BRICS. L’architettura tecnica, inclusa la base di codice, è open source per le istituzioni partecipanti. La blockchain su misura per mBridge è compatibile con EVM (Europay, Mastercard, Visa) (ovvero, gestisce un sistema compatibile con l’ambiente virtuale decentralizzato dominante che esegue il codice in modo coerente e sicuro). Gli sviluppatori che hanno familiarità con l’ambiente EVM possono sviluppare soluzioni in grado di interagire facilmente con mBridge. In questo assetto, non c’è bisogno per adesso di una valuta BRICS distinta.
I membri dei BRICS hanno ciascuno la propria valuta nazionale. La maggior parte è anche a buon punto nello sviluppo di una qualche forma di valuta digitale della banca centrale (CBDC). Una piattaforma di pagamento abilitata alla blockchain può facilmente ospitare CBDC o funzionare con le piattaforme finanziarie digitali nazionali esistenti che gestiscono sistemi RTGS (Real Time Gross Settlement). Una CBDC non sarebbe un prerequisito. Una piattaforma di pagamento non necessita nemmeno di un meccanismo intrinseco per la scoperta dei prezzi, sebbene il documento di discussione lo segnali come un problema. Piuttosto, il tasso di cambio applicabile potrebbe essere concordato dalle parti coinvolte nella transazione. Questo è il caso di mBridge. Riserve sufficienti per regolare le transazioni commerciali rimangono un problema, – non tutti hanno riserve auree sufficienti – , ma non dovrebbero essere insormontabili, soprattutto data la fondamentale complementarità delle economie BRICS e la forza fondamentale dei prodotti principali, ovvero cibo, energia e materie prime. In risposta a questo problema, il documento di discussione menziona che la Russia ha proposto quella che è in effetti una sorta di “unione di compensazione”, richiamando le proposte di John Maynard Keynes. Forse un numerario non valutario farà parte delle considerazioni, per supportare gli accordi ed è per questo che entrano in campo B.I.S. e I.M.F.
Questo tessuto di multipolarità valutaria è già operativo in varia misura nei paesi BRICS. Il fatto che oggi oltre il 90% degli scambi tra Russia e Cina sia denominato in RMB o in rublo e che oltre il 50% degli scambi cinesi sia ora regolato in RMB testimonia la capacità degli accordi commerciali denominati in valute diverse dal dollaro USA di avere luogo. Non si può tornare indietro.
Col passare del tempo, man mano che le nazioni espandono progressivamente l’uso delle valute nazionali per regolare gli scambi transfrontalieri, il dollaro americano non più utilizzato negli scambi tra paesi, dovrà inevitabilmente “tornare a casa” dove, nella sua giurisdizione nazionale, ha un valore indiscusso come mezzo di pagamento. Si tratta però di una quantità molto elevata di dollari da assorbire per l’economia nazionale americana e, a seconda della velocità con cui avviene il rimpatrio, questo movimento di ritorno a casa dei dollari, potrebbe essere molto inflazionistico. Ciò ha portato alcuni analisti, come Philip Pilkington, a suggerire che un simile processo potrebbe ridurre il tenore di vita reale degli statunitensi del 20-50%.
Il calo di tenore di vita degli statunitensi del 50% ricorda molto da vicino cosa è successo a noi italiani con l’introduzione dell’euro che ci ha reso più poveri del 50% in un giorno. Mal comune mezzo gaudio?
In Europa, con l’euro siamo totalmente indifesi in questo contesto di cambiamento globale. Le ridicole politiche europee cercano di mettere qualche ostacolo ai commerci con sanzioni e inutili complicazioni ecologiche come l’the European Union’s Emission Trading System (ETS)
https://climate.ec.europa.eu/eu-action/eu-emissions-trading-system-eu-ets_en
Dal 1° gennaio 2024, le navi che attraccano nei porti dell’UE devono prima acquisire crediti di carbonio. E la quota di emissioni che dovranno coprire aumenterà ogni anno, a partire dal 40% nel 2024. E se ciò non bastasse, l’UE sta lanciando un altro trucco chiamato Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM)
https://taxation-customs.ec.europa.eu/carbon-border-adjustment-mechanism_en
al fine di ridurre le emissioni dei prodotti che entrano nell’UE. Ma ecco il bello: tutte queste regole costeranno molto ai vettori navali che già adesso stanno lavorando con margini assai ristretti. Il risultato sarà devastante, come tutte le politiche europee dal giorno 1: significherà tariffe di trasporto più elevate e costi complessivi sempre più cari per i clienti finali, ovvero per tutti noi.
In questo momento, in Italia siamo stritolati dai BRICS, dal dollaro, e dalla burocrazia autoflagellante europea.
Questo periodo di assestamento sarà il momento economico più difficile e traumatico della storia intera. È impossibile pensare di attraversarlo senza rimediare qualche ferita. L’importante sarà restare in vita, in salute, e riuscire a salvaguardare quanto più possibile del patrimonio che ancora ci resta disponibile.
Tutte le crisi finiscono e anche questa finirà. Poi il mondo ripartirà come è sempre successo tutte le volte. Questa è semplicemente la crisi più grande di tutte le precedenti e ripartire con del patrimonio messo per tempo al sicuro, salvando i nostri soldi, sarà più facile che ripartire senza più niente, anche se loro ci dicono che dovrebbe corrispondere ad essere felici, ma io non sono troppo convinto di questo.
Il futuro è dei BRICS. Lo dicono tutte le stime che guardano ai decenni a venire. I BRICS ci stenderebbero il tappeto rosso se chiedessimo di aderire. Primo Paese Occidentale a farlo (ma non l'ultimo, potreste scommetterci). Al centro del Mediterraneo, crocevia naturale tra Nord… pic.twitter.com/mrM0eB0V1A
— Gilberto Trombetta (@Gitro77) September 3, 2024